Ritorno al futuro: vecchie e nuove realtà sessuali

 M.M.

Negli articoli precedenti s’è documentalmente e storicamente (per saltum) scritto di come all’alba dell’umanità istintivamente l’uomo e la donna si rappresentavano in modo semplice e diretto con i primordiali strumenti di comunicazione: pittura, scultura. Questo modo di trasmettere le prime esperienze coscienti di vita, nella relazione sessuale nulla hanno a che fare con ciò che oggi chiamiamo pornografia (termine di derivazione greca che signifìca letteralmente: rappresentazioni di prostitute). Effettivamente, il contrasto tra questi due tipi di immagini sessuali è talmente forte che essi paiono venire da due diversi pianeti. Sebbene le immagini pornografìche di cui ai giorni nostri rigurgitano libri, riviste, film, videocassette, internet (la fa da padrone), si concentrino sui rapporti sessuali, questi non sono affatto venerati (come nel passato), ma piuttosto considerati osceni. E invece di essere associato con una divinità femminile, il sesso pornografico è spesso legato alla violenza, alla coercizione dominatrice del maschio, alla sottomissione, alla degradazione della femmina. Per la verità, il modo in cui il sesso viene rappresentato nella pornografìa non è nemmeno erotico (nel senso di Eros come dio dell’amore sessuale), perché nella pornografia il sesso non è affatto associato all’amore. Anzi le immagini e le storie pornografiche esprimono sempre disprezzo per le donne ed anche un odio feroce. Ovviamente, le immagini pornografiche non sono che una delle espressioni di come la società contemporanea considera il corpo femminile e il corpo maschile, di come concepisce il sesso. La pornografia è il modo più esplicito per esprimere le convinzioni e le pratiche culturali in cui il sesso è più un fare la guerra che un fare I’amore. Infatti la cronaca, quotidianamente ci da il bollettino delle “cadute” su fronte dei rapporti inter-relazionali. La Convenzione delle Nazioni Unite per la soppressione del traffico di persone e lo “sfruttamento” della prostituzione stilata nel 1942, resta ampiamente disattesa anche grazie all’omissivo con concorso di tanti Stati. Le peggiori forme di violenza verso le donne sono quelle giustificate dagli usi, costumi e religioni. Una pratica orribile che colpisce oltre 100.000.000 di donne e bambine, nelle regioni dell’Africa, dell’Asia, del Medio Oriente è la “mutilazione genitale”, che differenza della “circoncisione” maschile (con cui questa pratica è talvolta erroneamente equiparata), essa consiste: nella recisione della clitoride o di parte di essa, eseguita allo scopo di privare la donna del piacere sessuale e presumibilmente del desiderio di “deviare, tradire”; nella recisione delle grandi labbra con cucitura dell’orifizio vaginale, la qual cosa rende impossibili i rapporti sessuali finché non viene riaperto (prima del matrimonio), queste sono violenze sessuali terribilmente dolorose, che provocano oltre al gravissimo trauma fisico (da gravi infezioni fino alla morte). ln lran e in altre nazioni in cui predomina il “fondamentalismo islamico”, Paesi in cui la “purezza sessuale” delle donne è un tema religioso preminente, le giovani condannate a morte vengono sistematicamente violentate prima di essere giustiziate. Questa pratica è giustificata e considerata morale, perché per la legge islamica una vergine non può essere messa a morte. Da dire che per gli islamici la verginità ha solo un valore economico, di proprietà maschile (padre) più che religioso e\o spirituale, ove mai … (v. il recente caso di Sanaa Dafani). Per cambiare i miti e le realtà sessuali assai brutali non solo in Medio Oriente, Africa, Asia, ma anche nel cd. Mondo Occidentale, bisogna saper orientare l’umanità (con lo strumento del dialogo sostenibile) verso il modello interrelazionale e sessuale della partnership discostandosi in modo graduale e continuo da quello della dominanza. E ripetendo non è casuale che le immagini preistoriche del corpo femminile e ancor più specificamente della sessualità femminile, ci trasmettano il rispetto per la vita e per il piacere piuttosto che I’ossessione della dominazione e del dolore.