Mercato SanSeverino: disagi alle Poste
Annamaria Noia
Le Poste Italiane (le maiuscole sono d’obbligo) si sono “opportunamente” (o meno) adeguate: nell’universo informatico di questi tempi (tristissimi anche e soprattutto per l’economia in crisi) le “care” e sempre “puntuali”, “efficienti”. Poste si sono rese protagoniste di ritardi e insolvenze a nostro parere gravi, anzi: imperdonabili. Ciò soprattutto per le povere persone anziane, per disabili che non possono accedere al centralissimo ufficio il cui palazzo svetta a Mercato S. Severino proprio nella parte più raggiungibile (anche se soprattutto a piedi) della cittadina, definita da molti (in particolare dai media locali) “capofila” della Valle dell’Irno. Ciò per le vecchiette, per i miseri (in tutti i sensi) anziani, che per elemosinare la social card di appena 40 euro e pure una tantum sono costretti a effettuare proprio alle Poste code, file chilometriche e fastidiose (per loro ma anche per noi, e per tutti gli avventori) nella effimera “speranza” – fatta coltivare e strumentalizzata dai nostri politici, locali e a livello nazionale – di poter percepire (mera illusione) un qualcosa che “dovrebbe” – e sottolineiamo “dovrebbe” – essere dato loro in quanto gli spetta: un aumento è loro diritto. Dicevamo: nel periodo degli sms, o degli mms, sui cellulari è difficile che qualcuno, sano di mente, scriva una lettera, firmi una cartolina, come ai “vecchi tempi”, quando le Poste funzionavano davvero.Ma da qui a non distribuire più puntualmente la posta, soprattutto le bollette, le raccomandate per partecipare ai concorsi pubblici, in un’Italia già ricca di disoccupati, nonché di vecchietti, ce ne corre. La posta, infatti, “sembra” essere – nonostante la gente non si lamenti più, vuoi per rassegnazione, cristiana e/o umana, vuoi perchè oramai non ha più la forza e la voglia di protestare più fortemente – molto più lenta di una volta, molto più fiacca e addirittura diremmo più “menefreghista” di prima: dalla padella alla brace, sempre peggio!E che dire degli impiegati sgarbati – anche se a dire la nostra verità, non ce ne sono molti, tutti quanti o quasi sono gentilissimi e puntuali, cortesi, in particolar modo le donne – o superbi, che fanno il loro dovere ma come se facessero un piacere, nei riguardi particolarmente delle persone anziane? Allora, viva il ministro Brunetta, assenteista tra gli assenteisti, che “obbligherebbe” i dipendenti – pubblici e non – a essere sempre presenti: perché non mettono i tornelli alle Poste della tanto decantata S. Severino?Almeno si conterebbero le persone che giungono per la già citata social card. È bene anche rifletter, però, sulle condizioni in cui i poveri impiegati, comunque (per la maggior parte) solerti e preparati, professionali e compiti, sono costretti a lavorare: col caldo in estate, con il freddo di inverno (anche se le sale sono ampiamente climatizzate), con lo stress, tipico di un lavoro usurante e pesante, preciso, meticoloso. Poi, contattando i clienti: chi la vuol cotta, chi la vuol cruda, con il rischio elevato di rapine… insomma, anche gli impiegati hanno le loro (buone) ragioni, ed è verissimo questo. Però i disservizi postali continuano: a volte la posta non viene smaltita, distribuita con puntualità e precisione; alle volte invece troviamo nelle buche delle lettere tanti giornali e lettere tutte in una volta; e che dire quando i postini o sono ammalati o in ferie oppure cambiano zona? Gira che ti rigira il più disagiato è e resta l’utente. Bollette scadute, concorsi a cui non si potrà partecipare, giornali in ritardo: queste e molte altre ancora le peculiarità per cui Poste Italiane dovrebbe se non risarcire proprio tutti quanti noi, almeno scusarsi, pronunciando il fatidico: “Stiamo lavorando per voi, ci dispiace, abbiate pazienza.”Ma così non è, e intanto ci freghiamo.