Il falso e bugiardo “protagonismo” di chi governa il Cilento

Giuseppe Lembo

Al Cilento è permesso tutto, ma veramente tutto, tranne di dare del “gufo” a chi, a voce alta, riflette sui suoi mali e sul fare pubblico che, purtroppo, non brilla assolutamente di luce propria. Non c’è da sforzarsi più di tanto, per far venire alla luce questa verità-vangelo, una componente umana antica che accomuna tutto il Cilento. Caro Dr. Giornalista Sindaco di Gioi Andrea Salati, questa è un’amara verità, tutta cilentana. Tanto viene agli occhi facilmente guardandosi attorno; guardando le tante sofferenze del suo territorio e più in generale dell’intero Cilento, da sempre, sedotto ed abbandonato. Il Cilento è un territorio che soffre; un territorio che è da sempre mancato all’importante appuntamento del protagonismo umano; un territorio, dove si è cercato di allontanare il più possibile, la sua gente, rendendolo così amaramente senza futuro, per mancanza di risorse umane, assolutamente necessarie per cambiare e così farne crescere le sue diverse realtà umane, facendo rete e facendole, in tutto il suo insieme, uscire dalle tristi condizioni di familismo, una dominante diffusa e comune a tutti i territori cilentani. C’è da avere una bella faccia tosta a lamentarsi contro chi ha il coraggio di alzare la voce; contro la voce di un qualcuno che ancora ostinatamente si occupa del Cilento, evidenziandone i suoi mali. Ma è veramente possibile non rendersi conto che siamo in una condizione da futuro negato? Tanto, a  dirlo non è Giuseppe Lembo, un rompiscatole che va a ficcare il naso in cose verso cui potrebbe, come fanno i più del Cilento, assumere l’atteggiamento complice di omertosa indifferenza, dicendo a se stesso, che non è per niente necessario occuparsene, parlando dei problemi del Cilento. Questo è, purtroppo, il pensiero comune; questo è, purtroppo, il fare antropologicamente condiviso, che oggi ci ritroviamo alla base di un Cilento, checché ne dica qualcuno ancora speranzoso, ma purtroppo, dal futuro assolutamente negato; dal futuro cancellato per mancanza, prima di tutto, di risorse umane, in decenni di un grave devastante nanismo cilentano, cacciate dal Cilento, prima come “braccia da lavoro”, utilizzate altrove per cercare altrove ricchezza e sviluppo e poi come “cervelli”, formati con grandi sacrifici cilentani, per poi essere costretti a lasciare la Terra negata dei padri e cercarsi, proprio come le “braccia” dei loro padri, pane e lavoro altrove. Tutto questo è stato il Cilento nostro! Tutto questo, ha ferito nel profondo l’umanità cilentana. Oggi, come e più di ieri, è un’umanità senza futuro; un’umanità che soffre di degrado, di abbandono e di solitudine; un’umanità indifferente ai più sempre più abbandonata a se stessa. L’unico ostinato protagonismo pruriginoso è solo quello di chi governa i territori; di chi decide “tutto” per tutti. Altro che, popolazione attiva! Altro che, partecipazione! Altro che, protagonismo di massa! Sono cose queste che, ancora sono lontane anni luce in un mondo paesano che ha bisogno di sola rappresentanza e del solo decisionismo dei pochi che comandano sui molti che da sempre sognano il miracolo di diventare dei cittadini attivi; dei buoni cittadini, capaci di partecipare alle scelte e di essere in qualche modo, protagonisti del proprio futuro. Sogni! Sogni! Sogni ad occhi aperti! La partecipazione, la cittadinanza attiva, proprio non è dei territori come quelli del Cilento; di un Cilento che non conosce bene se stesso; di un Cilento, oggi come ieri, familista amorale ed oltre, individualista egoisticamente “protagonista” del tutto per sé; del tutto in solitudine, non avendo per familismo, capacità alcuna di fare rete e di vivere, agendo e decidendo insieme, pensando al bene comune. Tutto questo è, purtroppo, negato all’universo Cilento, un universo che non ha saputo fare tesoro dei saperi eleatici dell’Essere e che più e peggio degli altri d’Italia, ha trovato un grande godimento dell’anima nel suo escludente universo dell’avere-apparire, fortemente indifferente all’Essere e distruttivamente lontano dal conoscere se stesso, per meglio conoscere ed altrettanto meglio, agire ed interagire insieme agli altri. Tutto questo ha regalato al Cilento una grave e disumanamente diffusa, sofferenza antropica. Tutto questo, non ha permesso al Cilento, di crescere umanamente e socialmente e di svilupparsi territorialmente. Tanto, con grave e diffusa sofferenza antropica. Tanto, con un fare poco attento ai cambiamenti possibili; tanto, facendosi male, svuotando il Cilento della sua grande ricchezza “UOMO”, oggi in giro per il mondo e sempre più abbandonato a se stesso.