San Cipriano Picentino: VI ediz.Premio “Claudio Fontana”
Nel 10° anniversario della scomparsa dell’artista salernitano Claudio Fontana, l’Amministrazione Comunale di San Cipriano Picentino intende onorarne e consolidarne la memoria come Artista, Dirigente Scolastico e Cittadino Sanciprianese di adozione attraverso l’Estemporanea di Disegno e Pittura “Claudio Fontana”, giunta ormai alla sesta edizione, che si svolge a San Cipriano Picentino nel mese di Ottobre. Quest’anno il 29 Ottobre si vedranno gli appassionati di disegno e pittura, giovani e meno giovani, studenti e non, cimentarsi con le atmosfere, i visi, i luoghi, le bontà gastronomiche della cittadina picentina in festa per la 39 Sagra della Castagna. Il tema assegnato agli artisti dalla Commissione Comunale per le Pari Opportunità , promotrice dell’evento, è infatti “ San Cipriano…in Sagra”. La domanda“Carneade, chi era costui?” di manzoniana memoria non può certamente essere riferita a Claudio Fontana, semplicemente perché lui è… l’ARTISTA.
E’ a Firenze, presso l’Accademia di Belle Arti con il prof. Colacicchi che Claudio, nato a Buccino (SA) il 29 Giugno del 1943, ha impostato la sua pittura su caratteri decorativi e a Napoli, con il prof. Capogrossi, che l’ha arricchita con ulteriori apporti. Ha ottenuto la cattedra di Figura Disegnata presso il Liceo Artistico “Andrea Sabatini” di Salerno e dal 1989 è stato alla guida del Liceo Artistico “Carlo Levi” di Eboli: incarico che ha mantenuto fino al 2002.Ha partecipato attivamente negli anni ’70 al clima di risveglio che la città di Salerno mostrava di voler affrontare tramite vari raggruppamenti di giovani artisti che giocavano sulla propria pelle un tentativo di mutamento che li allontanasse dalla realtà provinciale in cui stagnava la cultura figurativa locale.Attraverso un dialogo costante con se stesso, ha intuito che la sola possibilità che l’artista avesse di mutare una situazione non era tanto il cambiamento formale di un’operazione, quanto piuttosto il costante lavoro che su di essa veniva a svolgere: ecco allora il “figurale” quale ricerca di un’immagine non tanto da riscoprire quanto piuttosto da vivificare.“Una necessità di espressività, colta nella combinazione della fluidità dell’immagine e, a volte,della rigidità della striscia geometrica, chiave emblematica della sua problematica pittorica” ( Ciro Ruju 1982 ). Nelle tele, nelle sculture e nei complementi di arredo quali tendaggi, vasi da fiori, soprammobili, piatti in ceramica, pannelli, colonne dipinte, tovagliati etc., il De Rerum Natura di lucreziana memoria si esplicita nella pura contemplazione della natura, nel suo recupero attraverso una “ rapsodia di luminosa musicalità in cui il colore si fa immagine e si scioglie in suono”(Giovanna Scarsi 1990), in cui l’immaginazione mette in moto la passione e la passione diventa attitudine a vivere la natura con un’estrema intensità emotiva.I fiori, del resto, hanno sempre accompagnato la ricerca artistica di Claudio: è un amore che risale agli anni della sua formazione fiorentina, in cui li aveva ammirati nello splendore della tavole del Beato Angelico! I fiori della produzione 2003 sono diversi da quelli degli anni ’70 e ’80 , come citazioni; sono entità libere, sciolte, languide, forme aperte attraverso brucianti metamorfosi del colore, dai rosso violenti ai verdi cupi, ai gialli luminosi, ai bleu diaframmati.“Il fiore è il simbolo di una temporalità vissuta come declino ma è anche una quinta visiva dietro cui Claudio dissimula profondità altre e ben altre inquietudini” (Carmine Tavarone 2003) Ecco allora che nella più recente produzione un gesto informale vela o svela i soggetti a cui Claudio è attento sempre a regalare un’anima.“E’ il gesto che permette al viso, alle mani, alle gambe, ai piedi di continuare a pulsare con pennellate decise, graffi di colore che ruotano e prendono le direzioni più svariate, abbracciando e avvolgendo la figura” (Alessandro Demma 2006). Una figura che viene assorbita dal quadro e che conquista la sua dignità artistica proprio perché è ritratto dell’anima, non più dell’apparenza esteriore: è carne che vibra e che continua a fare davanti a noi spettatori ciò che stava facendo: VIVERE. Claudio, dunque, si proponeva di vivere e non solo di interpretare ciò che osservava. In una pagina autografa degli anni ’70 scriveva: “L’uomo è scomparso? Si è nascosto? O, come sempre del resto, pochi lo vedono? Io vedo chiaramente gente orgogliosa e civile che vuole esistere ORA, pienamente, senza tracciare segni di magia “aspettando Godot”(…) essere quel che le tocca; ed ognuno ha un universo grande e profondo. I miei quadri, dal più grande al più piccolo, li dipingo presto, freneticamente, per non permettere il sopravvento dei persuasori alloggiati nella prima memoria. ROMANTICISMO? Forse…” Pochi giorni dopo la sua scomparsa, nello studio in cui trascorreva ore e ore della giornata e a cui nessuno aveva accesso, sul cavalletto regalatogli dal padre quando frequentava l’Accademia di Belle Arti a Firenze, era appoggiato un olio incompiuto:di piccole dimensioni, a tinte tenui e delicate, da cui traspaiono amore per il creato, felicità per una vita che gli ha dato tanto e libertà raggiunta nella prassi del lavoro.Era un Artista e un Dirigente Scolastico. E’ all’interno di questo – apparentemente strano – accostamento che possiamo intravedere la complessità – o la coerenza – di Claudio Fontana uomo. Egli riusciva a conciliare il proprio spirito artistico con le regole del mondo ed anzi riteneva imprescindibile non solo il momento della creazione artistica – che è soggettivo, personale ed intimo – ma anche quello della formazione all’arte e, più in generale, all’educazione che è collettivo ed egualmente necessario. Prima come Docente, poi come Dirigente, Claudio Fontana – sempre seguendo le regole scritte e non scritte dell’istituzione scolastica – ha favorito processi di apprendimento, ha istituito laboratori, riuscendo nel difficile compito di coniugare il dato teorico con quello pratico. E’ forse proprio questo il segno più lampante di una consapevolezza – artistica e umana – affinata negli anni e pienamente raggiunta, di una maturità intellettuale che si realizza attraverso una visione del mondo complessa e strutturata.) Hanno scritto di lui: Ciro Ruju- Gianpaolo De Petro- Antonio D’Avossa- Lorenzo Quintilio Bonini-Arturo Esposito- Giuseppe La Padula- Antonio Malmo- Antonio Donadio- Italo Valente- Enzo Battarra- Nicola Scontrino- Marida Caterini- Demetrio Cuzzola- Arcangelo Izzo- Enzo Cutolo- Angela Marigliano- Giovanna Scarsi- Carmine Tavarone- Mario Maiorino- Alessandro Demma- Valentina Ferrero.