Morire di reclusione!
Ennesimo attentato alla vita: Diana Blefari , neobrigatista, nel carcere femminile di Rebibbia, ha cessato i suoi giorni, con il cappio delle lenzuola. Condannata all’ergastolo per concorso nell’omicidio del giuslavorista Marco Biagi, del 2002. Il suicidio, ancora una volta accusa la Giustizia italiana. Contro un sistema annaspante da ogni parte. Dall’ inizio di quest’anno, 146 i detenuti morti in carcere, 6 in più del totale registrato alla fine dello scorso anno. L’allarme, dall’alto. Lo stesso Ministro della Giustizia apostrofa l’attuale sistema penitenziario ‘fuori-legge’, ‘illegale’, ‘incivile’ . Le stime nel tempo, dal 1992 al 2008, indicano mediamente ogni anno il decesso di 150 detenuti. Un terzo per suicidio, altri due, per cause naturali non meglio specificate. Quello delle carceri, problema farraginoso, trascinato negli anni. Puntualmente rivisitato con l’afa estiva. Quando si contano gli spazi angusti, stipanti i reclusi: 64.609 nelle 206 carceri italiane, contro una capienza regolamentare di 43.262 posti ed un limite di tollerabilità di 63.568. Precaria la sussistenza anche sotto il profilo dell’abilità. Connessa a carenza igienica, a disservizio d’infrastrutture, a recupero dei prigionieri. Assenza di locali adatti, a tal punto da far ipotizzare di spezzare definitivamente le sbarre. Di contagiare, con amnistia speciale, anche i non soggetti all’indulto. Latita l’essenza della risoluzione, additata da tutti. Come la creazione di luoghi, atti a contenere la mole carceraria. Assalti verbali, aggressioni fisiche, anche nei confronti delle guardie, urlano una riforma allo stato attuale presa sottobanco. Non s’intende risolvere il problema, probabilmente perché deficitano mezzi idonei! Sottovalutando la reclusione in tutti i suoi aspetti. Qualcuno, addirittura azzarda che la mole rea immigrata, delinqua a cuor leggero, non temendo la Giustizia italiana! Troppo blanda, rispetto a quella applicata anche nell’Est. Contrariamente al benefit per qualcuno, tempo addietro, ospite gratuito, di vitto ed alloggio. Oggi, tutt’altra storia. Dietro le sbarre, si muore. Non solo di solitudine. La sussistenza, assurda sia per spazi angusti, che per commistione stipata, non riabilita il saldo alla Giustizia!