Crescono le paure, diminuiscono i sogni
Giuseppe Lembo
In un viaggio nella condizione umana dai giovani agli anziani, dal Nord al Sud del paese, al primo posto emerge che c’è la solitudine. Si è soli, sempre più soli, dal Nord al Sud; si è soli, sempre più soli, sia da giovani che da anziani. Si vive molto in casa, catturati dalla televisione. Si vive poco, invece, il territorio, le città sempre più invivibili, sempre più difficili e degradate.C’è un profondo malessere umano, sociale e politico. Cresce lo scontento. La memoria creativa, purtroppo non permette di recuperare positivamente le diffuse condizioni di malessere che viene da lontano ed ha oggi raggiunto livelli pericolosi e non più tollerabili. Una delle cause maggiori del malessere profondo che affligge la società italiana nelle componenti giovani, adulti, anziani, donne nella propria appartenenza geografica, è data dalla crisi della politica, vista e vissuta come espressione egoistica di un potere assorbente che guarda sempre più a se stesso e sempre meno alla gente. È del tutto tramontata la politica al servizio della gente, la politica come impegno comune e come forza per pensare insieme al futuro. Al suo posto c’è oggi una politica familistica impegnata a difendere per sé potere e privilegi; è sempre più indifferente nei confronti della gente della società civile, della gente che, priva di riferimenti e di certezze, non sa più pensare in termini positivi al proprio futuro, al proprio domani fatto di tanti sogni e da progetti che saranno irrealizzabili e quindi cancellati dalla propria vita. Nel nostro paese e nel mondo, mentre diminuiscono i sogni crescono, le paure da parte della gente che si trova di fronte a difficoltà crescenti ed insuperabili. La gente comune, proprio non ce la fa a campare. La gente vive in solitudine la propria vita; non si fida più di un sistema Paese che ormai si esprime prevalentemente su di una grande piazza mediatica, dove si grida, ci si parla addosso e dove si dice tutto ed il contrario di tutto senza pensare alla società ed al suo vivere civile e democratico, senza esprimere quell’etica condivisa e quei valori che sono necessari all’uomo ed al Paese dove si vive, per costruire insieme il futuro. Non si va proprio da nessuna parte se si continua ad alimentare le divisioni, i litigi e quello spirito di conflitto permanente che non giova al dialogo, al confronto, allo stare insieme solidale, necessario al cittadino del nostro Paese, un escluso, un indifferente a tutto ciò che gli capita nella solitudine di ogni giorno, pur vivendo insieme agli altri. Le paure, purtroppo, hanno un peso assolutamente prevalente sui sogni. L’uomo del nostro tempo, è preso da un forte senso di paura (in Italia il senso della paura è maggiore che altrove); paura per tutto e di tutti.Una paura che mette in crisi lo stare insieme; che mina nel profondo la solidarietà; che crea un senso di diffidenza verso l’altro, visto sempre più spesso come un estraneo, se non addirittura, come un nemico da combattere e da vincere, per la propria sopravvivenza.Il nostro paese sta perdendo la bussola. Fanatismi e contrapposizioni tra il volgare ed una sconsiderata violenza verbale, ci portano indietro di molti decenni, aggravando i problemi che sono al limite della tolleranza soprattutto al Sud e tra quelle fasce di popolazione economicamente deboli e sempre più vicine alla soglia della povertà. La gente non ne può più di una politica/potere che agisce e reagisce tra schieramenti opposti attraverso una feroce guerra mediatica, combattuta con insulti e parolocce, con volgarità ed insipienza offensiva; dovrebbe essere estranea ad un Paese intelligente che sa ragionare, sa guardare avanti e rifiuta le guerre di potere del tutto indifferenti alla gente comune. Purtroppo, così non è! È impensabile, ma è purtroppo così, che nel nostro paese ci sia un tale livello di talebanizzazione da pensare che l’avversario politico è un nemico da combattere e da vincere con tutte le armi possibili, al di là delle sole battaglie di parole. Non bastano più le semplici accuse al vetriolo. Viviamo in una situazione da clima avvelenato con prospettive incerte per il futuro del Paese che vive quotidianamente le sue anomalie sia interne, che interne all’Europa ed interne al resto del mondo. Purtroppo la politica/potere dimostra i suoi limiti; è grave non conoscere la virtù di uno stare insieme solidale, basato sulla tolleranza, sulla moderazione, sulla dialettica e sul confronto democratico e civile. C’è nel nostro paese, un diffuso magma di odio tra gli opposti schieramenti politici che, in nome del potere, giustificano ogni atteggiamento contro, incivile ed assolutamente indifferente alla gente comune. Chi non rispetta l’altro, chi non sa ascoltare l’altro, non può rappresentare degnamente un Paese libero e democratico; con la sua violenza, con la sua cultura dell’odio, espone la democrazia a gravi rischi; porta ad un indebolimento delle coscienze della gente costretta a subire quotidianamente una comunicazione spazzatura che non ha più niente della comunicazione autentica utile al cittadino, ma solo linea di frontiera per scontri mediatici volgari, promossi da una stampa schierata e da quell’agenzia educativa, meglio dire assolutamente diseducativa che è la RAI. Le parolacce, le offese ormai sono una costante della politica italiana; molti le usano come strumento funzionale e quindi utile al consenso e come compiaciuta ostentazione al proprio apparire, della propria inutile e dannosa interiorità in crisi. Che cosa si intende manifestare attraverso la volgarità? Non certamente una condizione sociologicamente superiore. È solo la dimostrazione della crisi profonda dell’identità italiana, un tempo dalle nobili tradizioni umane e culturali; oggi con l’insulto crescente, le parolacce, le volgarità, l’identità italiana è ad un punto senza ritorno di una cultura talebana incapace di vivere quotidianamente e civilmente nel rispetto dell’altro, facendo proprie quelle regole condivise che servono al nostro paese ed al Paese -mondo, sempre più globale, sempre più proiettato nella dimensione (da sogno, diranno i più) di società-mondo, necessaria a salvare l’uomo e la Terra ed a riscattare i tanti ultimi della Terra che, per colpa dei soloni della politica nostrana ed oltre, ancora permettono che muoiano per fame, nell’indifferenza delle società opulente che litigano e si odiano per consolidare la loro vita di benessere e di privilegi. Nell’attuale corso della storia umana, purtroppo, crescono le paure; mentre crescono le paure, diminuiscono quei sogni che ci portano a credere come possibile, lungo il cammino della globalizzazione, fatto di pace, di non violenza, di tolleranza, di rinascita, la resurrezione, con protagonisti del futuro, i cittadini della società-mondo; globalizzatori e globalizzati insieme, uniti per rendere migliore la vita sulla Terra anche agli ultimi, ai diseredati, a chi non ha proprio niente, se non una vita per caso che non serve proprio a niente, per cui è meglio morire.