Morti bianche: la tragedia di Montesano
Giovanna Curcio e Annamaria Mercadante se ne sono andate via per sempre in quella tragica mattina del 5 luglio 2006, arse vive nell’incendio chè distrusse il materassificio di Biagio Maceri in agro di Montesano sulla Marcellana. Dopo il dolore e la rabbia, perfino del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sembra essere calato il buio sulle gravissime responsabilità successivamente accertate e portate in giudizio con precisi capi d’imputazione a carico dell’unico imputato, quel Biagio Maceri che poco tempo dopo la tragedia cercò (sotto il nome della moglie) di aprire un altro materassificio in agro di Padula che, come il primo, era totalmente sprovvisto anche delle più elementari misure di sicurezza e di prevenzione antinfortunistica e che fu chiuso dalla Guardia di Finanza opportunamente e rapidamente intervenuta. Parlavo del buio calato sulle responsabilità (in forma alquanto anomala attribuite solo al Maceri mentre altri parimenti responsabili sono stati estromessi dal processo in maniera almeno inquietante) per dire che il processo incardinato presso il tribunale penale di Sala Consilina sta paurosamente battendo la fiacca e non riesce ad avvicinarsi alle battute finali grazie all’abilità del collegio difensivo del Maceri che vede tra gli altri l’avv. Domenico Santacroce in prima fila tra quelli che con ostinata precisione riesce a far rinviare il processo sempre a nuova udienza. L’ultima trovata, quella di lunedì 12 gennaio 2009, è stata davvero strabiliante ed il processo è stato aggiornato al prossimo mese di giugno. L’ottimo Santacroce ha dimostrato che il verbale di sequestro del secondo materassificio (quello di Padula) non poteva e non doveva essere ricondotto nel processo a carico del Maceri e quindi non poteva costituire aggravante perchè il predetto materassificio risultava intestato alla di lui moglie, come dire che se non è zuppa è pane bagnato. Da quì la richiesta di rinvio e la decisione del giudice di rinviare. Per carità, niente da eccepire sul piano squisitamente giudiziario e procedurale se non fosse per un piccolo particolare che tutti fanno finta di non vedere: “l’avv. Domenico Santacroce -don Mimì per gli amici- è stato capo della procura della repubblica di Sala Consilina per oltre dieci anni”. Sarà che io probabilmente la penso all’antica, ma a mio sindacabilissimo giudizio una certa etica (in carenza di regole scritte) vorrebbe che un procuratore della repubblica in pensione non dovrebbe mai e poi mai operare nel tribunale di quella procura. Tutto quì, il resto non conta. Come per molti non conta che ad oltre due anni di distanza Giovanna (nella foto) e Annamaria gridano ancora vendetta dal profondo delle loro tombe.
Bravo Aldo,sei l’unico “vero”giornalista che ha il coraggio di scrivere queste cose.Spero di vedere anche un tuo articolo, non di cronaca recente ma legato ad un fatto storico. Parlo dell’UCCISIONE,come ricorda anche la lapide,restaurata, sulla Casa comunale di Monte S.Giacomo, ad opera dei Reali Carabinieri, di di due donne ed un uomo il 6 gennaio 1933,nell’UNICO EPISODIO DI RIVOLTA POPOLARE AVVENUTO IN ITALIA DURANTE IL VENTENNIO FASCISTA. Questi morti NON sono stati ritenuti meritevoli della MEDAGLIA D’ORO al Valor Civile richiesta formalmente dalla Giunta Comunale di Monte San Giacomo.L’attuale Presidente della Repubblica,Giorgio Napolitano,in un suo scritto ha ricordato che suo padre, Avv.Giovanni, contribuì alla difesa dei “rivoltosi” arrestati subito dopo il 6 Gennaio 1933.
Condivido in pieno le parole di Rocco e ammiro Aldo Bianchini per la sua concreta prosa e la sua dirittura morale. Non conosco l’episodio di cui Rocco stesso parla. Sarebbe interessante saperne qualcosa di più su questa vicenda. Infatti, credo che essa non sia nota a gran parte dei cittadini di Salerno. Complimenti anche al Direttore per aver dato vita a questo interessante spazio culturale.
Dimenticavo di esprimere la mia solidarietà alle famiglie di Giovanna Curcio e di Annamaria Mercadante, decedute sul lavoro.
Possa la Giustizia (quella con la G maiuscola) portare presto un conforto, anche se minimo, al vostro dolore. Possano gli Uomini (quelli con la U maiuscola) ricordare per gli anni a venire il sacrificio dei vostri cari, affinché queste tragedie non si verifichino più.