Rotondi, censore della pausa pranzo!
Ma mangia il ministro Rotondi? Se voleva far parlare di sè, centrato l’obiettivo. Anche perchè, della sua attività programmatica ministeriale, finora non appare nulla. Balza all’attenzione mediatica la pausa pranzo. Un rafforzativo sull’onda brunettiana, per fustigare i poveri mortali … ancora col vizio del cibo. Che poi intendano rimpinzarsi, questo affare dei singoli. Rotondi si erge a “moralista” dello stomaco umano, pontificando che la pausa blocca ingiustificatamente l’attività lavorativa, che va abolita come ha fatto lui vent’anni fa. Se lui pranzi o meno, affar suo, anche se risulta che volentieri ami i piaceri della buona tavola, e che non diserti cene e pranzi di gala. Il Ministro ha anche lui un organismo da carburare! Che non intenda lasciarsi andare in quello stacchetto a tarda mattinata, tutt’altra storia. Diciamo che certe suspance giovano anche alla mente, che non può rimanere a lungo strizzata. Un modo come un altro per infliggere un altro colpo ai dipendenti, a coloro che lavorano, paraventandosi dietro l’attività parlamentare che il Ministro definisce senza battute d’arresto e faticosa. Non si comprende allora, come mai in tanti a voler ricoprire determinati scanni: compreso lui, Ministro anche se senza portafoglio, ma pur sempre Ministro, grazie alla sua storica amicizia col premier!
E’ chiaro che il ministro Rotondi teme la prima parte del “Post prandium stabis, post coenam ambulabis” del Regimen Sanitatis Salernitanum, ma certamente i pranzi di lavoro non sono luculliani.
Ci lascino il piacere del mangiare e della pausa!
… ma, soprattutto, Rotondi ha dimenticato l’apologo di Menenio Agrippa.