Sassano: versi sciolti per la tassa rifiuti
Per significare come viene percepita la tassa sui rifiuti a Sassano, è significativa la poesiola di un anonimo salese che immagina una visita notturna il 29 marzo dello scorso anno, a Sala Consilina, di un politico che egli indica col nome di fantasia di Fassolino. In questo componimento scherzoso l’anonimo tocca temi nevralgici del Vallo, quale l’usura, la mancanza di una rete di collegamento ferroviario col capoluogo di provincia e, guarda caso, la tassa sull’immondizia, che a Sala ha conosciuto un incremento del 60% negli ultimi anni.
In visita di Fassolino
Fassolino vien di notte,/per paura delle botte,/nella calma cittadina/della Sala Consilina.
A riceverlo con fasto,/e con fare alquanto casto,/nella casa dei conigli/c’è di preti, mamme e figli.
Quello dice che bisogna/non dar credito alla gogna/dei giornali e dei malvagi,/ma, per preservare gli agi, confidare nel futuro,/del presente meno duro,/che la moglie senatora/ci prepara già da ora.
Voi conigli, voi distratti,/voi cafoni mezzi matti,/che pendete dalla forca/di una sorte dura e porca
or perché avete a noia,/senza mai provare gioia,/questa vita da isolati,/or perché dai vostri lati,
dalle tasche di voi cari,/non più escono danari/da affidare alla premura/della gente dell’usura?
Or perché voi non credete/nell’affetto di quel prete,/o fiducia non provate/per le cure di quel frate?
Voi malvagi e un po’ rissosi,/voi insolenti, voi rognosi,/che volete che vi dia,/quella vecchia ferrovia?
Ma venite alla mia corte/dove abbondano le torte/dove sempre con sollazzo,/senza far troppo nel mazzo,si riesce a menar giorno/(con l’andata e col ritorno!)/senza mai dover pagare/quella TARSU del compare. E a te, popolo sovrano,/io prometto, e poi, invano,/tu ti aspetterai (in sogno!)/ch’io sottragga dal bisogno tanti padri affaticati,/tanti tra i disoccupati,/senza poi tenere in conto/che domani son già pronto anche a dire che la via/per la vecchia ferrovia/forse si ritroverà/sempre che da voi verrà questo segno del destino,/che a me, vostro padrino, /possa ancora regalare/altri anni per fregare/ ora il buono ora il bello/ora quello dell’uccello,/per riempire le saccocce,/non con poche e picciol gocce,/ dell’amico prediletto/del mio sindaco protetto,/di danaro sopraffino,/preso pure al contadino/ con le tasse e con l’inganno,/sempre e solo a vostro danno:/non bastasse a voi tormento,/faccio un bel finanziamento./Chi di me si fiderà/mal di pancia non avrà./Sempre noi sarem protetti,/dai compari benedetti,/sempre noi saremo immuni/da galera e da infortuni,/nè potremo mai patire/nè le leggi nè l’ardire/ di qualcuno (Pulcinella?)/che non paga la gabella,/o di altro (Pantalone?)/che non sborsa il malloppone./Se di aria c’è bisogno,/ecco, questo il nostro sogno,/quello di farla pagare/al mercato dell’affare./La monnezza (cosa dico?)/del compare e dell’amico/sarà l’oro e già domani/noi ci metterem le mani: /sforneremo tal fatture,/ne faremo di più dure/per l’amico al paesello,/sempre ligio, sempre quello./ Voi venite, o cittadini,/a votare i nostri fini,/voi venite, o grandi fessi,/a votar sempre gli stessi,/ voi venite, idealisti,/delinquenti o camorristi,/accettiamo sempre ansanti/ il consenso dei votanti.
Anonimo Salese