Fisciano: Ateneo, attività ricerca approfondite con Associazione senegalesi
Le attività di ricerca congiunte dell’Associazione senegalesi di Salerno con l’insegnamento di sociologia urbana del Dipartimento di scienze politiche sociali e della comunicazione dell’Università di Salerno si approfondiscono. Dopo la sottoscrizione dell’accordo di ricerca tra i due soggetti nel mese di Novembre 2017, è stato organizzato il 6 Febbraio 2018 il seminario internazionale “Diritto alla città, lavoro ambulante e repressione: analisi e proposte”.
Successivamente, è stata accettata la partecipazione dei responsabili dell’accordo, Gennaro Avallone, ricercatore del Dipartimento, e Daouda Niang, presidente dell’Associazione, al IV Congresso internazionale di antropologia AIBR (Antropólogos Iberoamericanos en Red) che si svolgerà a Granada nel mese di Settembre 2018, con una comunicazione dal titolo “Co-ricerca e conoscenza sociale: note da una ricerca tra un ricercatore sociale e una associazione di lavoratori e lavoratrici senegalesi nella città di Salerno”.
Il 19 Aprile prossimo, Daouda Niang e Gennaro Avallone parteciperanno a Madrid al seminario “Estructura y Agencia de las Migraciones Africanas Contemporáneas en Europa” organizzato da Yoan Molinero, ricercatore del Consejo Superior de Investigaciones Científicas. La loro comunicazione ha come titolo “lavoro ambulante, diritto alla città, repressione. Il caso italiano”.
Nel frattempo, è stata avviata sempre in maniera congiunta la ricerca “Diritto alla città, giustizia sociale, lavoro ambulante e condizioni di vita della popolazione senegalese in provincia di Salerno”. La prima parte dell’indagine si baserà sulla raccolta di una serie di informazioni attraverso una scheda-questionario elaborata insieme.
Si moltiplicano, dunque, le attività e le iniziative nell’ambito di un rapporto di studio ed elaborazione particolarmente ricco, che dimostra, da un lato, che le lotte e mobilitazioni sociali producono sapere e, dall’altro, che la ricerca partecipata si può fare, rompendo la colonialità del sapere che, nello specifico, continua a riprodurre l’idea che i migranti non possano parlare e qualcuno, solitamente un bianco, debba parlare su di loro e al posto loro.