Il libro-inchiesta di don Stanzione “Papa Francesco tra angeli e demoni”
Sono molte le occasioni in cui il pontefice gesuita ha accennato alla presenza tangibile del demonio in mezzo a noi; frasi sfuggite ai più ma raccolte da un prete esperto della materia…
Se la visione dell’inferno di papa Francesco si discosta dall’iconografia classica medievale e rinascimentale, come avrebbe rivelato in un discusso (e smentito) colloquio con il direttore di Repubblica Eugenio Scalfari, non si può peraltro negare che il pontefice gesuita ammetta l’esistenza del nemico per eccellenza del cristianesimo: il diavolo. A fare il punto su questo argomento tabù, che agli atei potrà sembrare invece una superstizione medievale, ma che ha profonde radici teologiche, è don Marcello Stanzione, nel libro Papa Francesco fra angeli e diavoli (edizioni Segno, 12 euro). Stanzione, parroco salernitano dell’Abbazia di Santa Maria Nova di Campagna (SA) è grande conoscitore e divulgatore della materia “celeste”, nonché rifondatore, nel 2002, dell’Associazione Cattolica Milizia di San Michele arcangelo “per la diffusione della devozione cristiana agli angeli”. Sa di che parla, insomma, quale che sia la convinzione personale di ognuno.
E in questo libro molto ben documentato fa il punto sulle non poche volte che il pontefice argentino è intervenuto sulla questione degli “angeli caduti”. A cominciare dall’omelia della prima messa concelebrata con i cardinali nella Cappella Sistina all’indomani della sua elezione, il 14 maggio 2013, lanciando dunque sin da subito un ben preciso messaggio teologico ai fedeli ma anche all’establishment ecclesiastico. Citando una frase del romanziere e simbolista francese Léon Bloy aveva detto: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo”. Un “pourparler”? Difficile crederlo, dato che il giorno dopo, incontrando i cardinali riuniti nella Sala Clementina, il nuovo pontefice, abbandonando il discorso scritto, aveva rincarato la dose: “Non cediamo mai al pessimismo, a quell’amarezza che il diavolo ci offre ogni giorno”.
Questo ritorno ad una teologia “vecchio stampo”, più vicina a Paolo VI e Giovanni Paolo II (il primo accennò all’argomento, il secondo praticava segretamente esorcismi), che non all’intellettualismo sofisticato del filosofo Benedetto XVI, sarebbe stato ribadito il 28 settembre dello stesso anno rivolgendosi alla Gendarmeria vaticana, con queste parole: “Il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale”. E nell’omelia di Santa Marta il 14 ottobre 2013, invitando a non confondere la presenza del diavolo con le malattie psichiche: “No! La presenza del demonio è nelle prime pagine della Bibbia”.
Dichiarazioni ancor più dirette ci arrivano da un’intervista concessa a don Marco Pozzo sull’emittente dei vescovi Tv2000 (“Il diavolo è una persona e non bisogna mai dialogare con Satana perché è più intelligente di noi”), dalla Messa in Santa Marta del 29 settembre 2014 (“Satana è nemico del’uomo ed è astuto perché presenta le cose come se fossero buone, ma la sua intenzione è distruggerlo, magari con motivazioni umanistiche”), dal discorso alla Gendarmeria vaticana del 3 ottobre 2015 (“Satana è un seduttore, ma paga male alla fine”), dall’omelia del 12 settembre 2016 (“Il diavolo ha due armi potentissime per distruggere la Chiesa: le divisioni e i soldi”) ed infine da una dichiarazione del 13 ottobre 2017: “Il diavolo cambia i criteri, per portarci alla mondanità. Si mimetizza nel nostro modo di agire e difficilmente noi ce ne accorgiamo”.
Dichiarazioni senza mezzi termini, dunque. E don Marcello, nel suo agile libro, analizza il retroterra spirituale e angelologico del Papa, passando al vaglio, con millimetrica precisione, analizzandole e spiegandole, questa e le molte altre citazioni che il pontefice gesuita ha rilasciato nel corso degli anni sia sugli angeli che sulla loro controparte diabolica. Regalandoci così un testo fondamentale, che porterà a riflettere non solo i credenti ma anche i teologi moderni e i non credenti.
Alfredo Lissoni