Santi, maestri per cammino di salvezza
Padre Giuliano Di Renzo
Ristorati dalla pausa estiva torniamo a riprendere il mai veramente interrotto nostro cammino sulle vie dell’anima. Ci si sforza di riprenderlo, questo cammino, con maggior rinnovata lena sperando anche che possano maturare nuove speranze.
Cosa non sempre propriamente facile perché dopo i primi facili entusiasmi la memoria sbiadisce in tutti e solo chi è ben motivato e forte rimane legato ai ricordi del bene e dei buoni esempi ricevuti.
Trattandosi poi di mondo spirituale uno scivolamento verso l’indistinto è la tentazione più facile e insidiosa. La psicologia umana è fatta così che da un simile abituale torpore ci ridestano solo sopravvenienti prove improvvise con le quali la Provvidenza ci rimette di solito sul binario della realtà e ridesta in noi la conoscenza del vero scopo della vita.
Perché la vita è dono e missione, non vuoto a perdere così da soggiacere alla pigrizia di chi pensa e fa della vita un bighellonare tra rumori e vizi.
Quanti fervori che manifestiamo verso il Signore nel momento entusiastico del primo incontro e del nostro primo bisogno scemano poi man mano che tempo, abitudini e noia quotidiana prendono su di noi il sopravvento e ci risucchiano facendoci comodamente adagiare in essi. Superate le prove e il tormento che a noi ne venivano e gli assillanti problemi ci si lascia poi trascinare al più comodo disimpegno e all’accidia. Il Signore che conosce psicologia, debolezza e cuore dell’uomo e nella sua vita tra noi ne ha subite prove dolorose ci previene ammonendoci che solo “chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (San Matteo 24,13).
Non basta essersi posti in cammino dietro a Lui come di una volta per sempre per star sicuri di rimanere saldi dietro a Lui sino alla fine della nostra traversata della vita.
Quanti dubbi, perplessità e abbandoni anche vicino a Cristo. Specialmente perché Gesù, che è la Verità, non va alla ricerca di facili consensi ma chiede adesione sincera per spinta di amore. Pertanto ci preavvisa che seguire Lui è prendere su di sé la propria croce ogni giorno. Con Lui si sale a Gerusalemme per ritrovarsi crocifissi sul Calvario non essendo ancora il tempo della gioia della trasfigurazione sul monte Tabor.
Cioè il suo regno è regno della santità, della giustizia e della verità e per entrare in esso bisogna che esso entri in noi e noi nella caligine della purificazione degli occhi e dello spirito.
Per permettere ciò è necessario che noi si consenta allo Spirito di Gesù e si abbandonino le suggestioni mondane della vita spogliando la nostra anima di ogni respiro superfluo, di ogni attaccamento a ciò che non è Luce, che non è Dio, divenendo lo spirito limpido e docile al soffio dello Spirito Santo che spira in noi il calore della Santità e dà a noi la vita frutto e dono della Redenzione operata di noi dal Cuore di Cristo.
Divenire bambini, tornare ad essere quel primo lampo di purezza che fummo quando il Signore spirò l’atto di amore della nostra creazione e faceva di noi persone esistenti e poste nel mondo.
Tornare a quell’attimo purissimo di esistenza come a big bang del primo purissimo amore, stare davanti a Lui nella gioiosa limpidezza di intramontabile nostro perenne primo mattino che è eternità.
Questo pensiero richiama il fulgore unico dell’eterno primo mattino di limpidissima purezza che è l’anima dell’Immacolata Madre del Signore in cui rifulge l’infinita compiacenza della Ss.ma Trinità. Lei, riflesso di purissima perfezione e immagine creata dell’increata Luce del Verbo di Dio. Che è Luce increata dalla Luce che è il Padre, e potrà essere per questo dell’Immacolata Verbo suo figlio.
L’Immacolata Concezione come parola creata del Verbo di Dio. “Io sono l’Immacolata Concezione. Que soy era Immaculada Councepciou” disse la Madonna a Santa Bernadette.
“Poiché il Signore crea una cosa nuova sulla terra: la Donna cingerà l’Uomo” (Geremia 31,22).
L’Immacolata è lo splendore del Verbo, un solo mistero con Lui. In Lei e per Lei il Verbo eterno di Dio divenne Gesù, il Cristo, il Capo del Corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito (San Paolo. Ai Colossesi 1,18), Dio non più presente e nascosto, ma Persona visibile in volto umano, anticipo del pieno suo disvelamento che sarà perciò il cielo.
Dio creatore e santificatore è uno dei trattati di teologia che ogni sacerdote studia per prepararsi ad essere fedele dispensatore delle “imperscrutabili ricchezze di Cristo” (San Paolo. Agli Efesini 3,8).
Il Signore ci crea per elevarci a sé mediante l’amore della sua grazia santificante. Santificante perché ci assimila a Dio, che è il Santo e la Vita, ci rende figli unendoci al suo Verbo fattosi via nella visibilità della sua umanità.
E’ un lavorio di grazia e di libera nostra collaborazione questo distaccarsi da sé e dalle cose, questo ascendere alla sublimità del divino, che porta sofferenza essendo il nostro spirito non più santo, incrostato dal peccato e dai sedimenti delle cose simili a rocce marine calcificate con depositi e detriti.
Per questo dobbiamo impegnarci e favorire in noi un’atmosfera di preghiera, lasciarci immergere in Dio, che è vita che dà a noi la vita. Come tutti, uomini, animali e piante hanno bisogno per vivere e godere di immergersi nell’aria che ci circonda e nella luce che ci avvolge, così abbiamo bisogno di lasciarci immergere dall’amore sconfinato di Dio che ci avvolge perché noi e il mondo potessimo esistere e penetra gli spiriti perché vivano.
Sempre inquieti e infelici noi siamo quaggiù e il nostro vagare inquieto nei paesi perduti della fantasia in cerca di una felicità mai raggiunta e mai completa, il nostro perderci nelle vie del male per un qualche barlume che a noi pare di felicità dicono chiaramente che siamo desiderio non semplicemente di bene e di verità ma del Bene e della Verità.
Gesù stesso di fronte alla grande prova del suo combattimento della sua Passione si prostrò nella preghiera, preghiera fatta di sudore di sangue nel Getsemani.
“Piegatosi sulle sue ginocchia pregava dicendo: Padre, se vuoi allontana da me questo calice. Però non sia fatta la mia ma la tua volontà. Gli apparve allora un angelo dal cielo per dargli forza.
E venuto in agonia più fortemente pregava e il suo sudore era simile a gocce di sangue che scorreva sulla terra. E quando Egli fu sollevato dalla preghiera venne ai suoi discepoli e li trovò addormentati per la tristezza” (San Luca 22,41-45).
Le nubi che incombono sulle nostre anime e sul mondo sono sempre più dense e tristi e spesso l’abitudine della quieta normalità non ci fa percepire ciò che si annuncia.
Ogni giorno deve rinascere in noi e ogni giorno dobbiamo noi rinascere alla luce. Nulla nella vita è dato e tutto va meritato, la vita va costruita ogni momento e fatta risorgere dai risucchi del tempo a ogni scatto della lancetta dell’orologio.
L’eternità propria dello spirito non è di quaggiù e si compirà quando lo spirito sarà giunto alla fine del suo andare e sarà maturata la pienezza della vita a lui propria. Su questa terra il nostro cammino sarà sempre un esodo tra insidie e fatiche. Tutto ciò che possiamo costruire sarà sempre tenda angusta e provvisoria. Nessuno costruisce per sé, nessuno costruisce per sempre.
La preghiera che ha la capacità di compiere il miracolo di far cadere le mura di Gerico (Libro di Giosuè 6,20) di questo mondo corrotto dalla sua malvagità non quella delle semplici parole, come parole magiche che operano il prodigio. Essa è l’immersione di tutto noi stessi nell’unica offerta di tutto noi stesso come sacrificio cruento dell’anima a Dio. E’ la trasformazione della nostra preghiera in quella di Gesù nel Getsemani e sul Calvario del mondo che tutto travolge nella sua morte nell’illusione di vivere.
Samo giunti a ottobre, mese dedicato al Ss.mo Rosario. Il cammino di stazione in stazione dei misteri di Gesù seguito col cuore di Mamma Maria è la catena che difende la nostra fede, spazza le nubi della disperazione e annuncia lo squillo vittorioso della speranza sulla vita del mondo che muore.
Tutti i santi che abbiamo conosciuti si sono tenuti stretti all’efficace e forte preghiera che scorreva accarezzandole nelle mani nodose degli umili che è il Rosario. Nella sua pur lunga e breve faticosa giornata Padre Pio riusciva a recitare ogni giorno il Rosario tutto intero. Così lo amavano Luigina, così la venerata signora Luisa.
Accompagnati da quel gioiello di Marialis Cultus di San Paolo VI e ripetiamo col Beato Bartolo Longo: “O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che riannodi a Dio, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia, a te l’ultimo bacio della vita che si spegne”.