Bruxelles: on. Vuolo “Covid19 in Europa, verifica e sanzione produttori dispositivi protezione individuale non idonei, da Commissione scarsa tutela civica”
La qualità dei dispositivi di protezione individuale è di esclusiva pertinenza nazionale. Questo è quanto emerge dalla risposta fornita dalla Commissione Europea all’interrogazione parlamentare dello scorso 8 aprile 2020 che ha visto come prima firmataria Lucia Vuolo, europarlamentare del Gruppo ID/Lega. Nella richiesta formulata, in piena emergenza Coronavirus, l’europarlamentare salernitana poneva due questioni: una relativa all’acquisto e all’uso di dispositivi di protezione individuale non idonei e l’altra relativa alla creazione di una “ban list” di aziende anche extra Ue.
L’obiettivo, oltre alla tutela della salute di 500 milioni di europei, era e resta di evitare la deroga delle linee guida nazionali che hanno permesso l’acquisto di mascherine, camici o guanti monouso non idonei prodotte da aziende spesso sconosciute o da multinazionali senza scrupoli.
In tal senso la risposta della Commissione Europea è arrivata dopo tre mesi. «La sorveglianza e la vigilanza del mercato sui dispositivi medici e di protezione nell’Ue rientrano nella sfera di responsabilità delle autorità competenti degli Stati membri – scrive una rappresentante dell’esecutivo Von Der Leyen – le autorità di vigilanza del mercato devono effettuare controlli e adottare misure adeguate nei confronti dei prodotti che non rispettano i requisiti della legislazione dell’Ue. L’elenco dei prodotti pericolosi è pubblicato sul sito web dedicato al sistema “Safety Gate” della Commissione».
In pratica, la responsabilità sulle deroghe o sull’uso di vari fornitori spetta ai singoli Stati. Questo nonostante sull’esecutivo europeo ricada il coordinamento della regolamentazione dei dispositivi di protezione individuale. Scopriamo poi che questo ruolo non è vincolante. «Sappiamo che esiste una lista dei prodotti non conformi – commenta l’europarlamentare Lucia Vuolo – ma nello specifico non ho registrato alcuna risposta sui dispositivi di protezione individuale e “ban list” la cui responsabilità di errori ricade in testa ai singoli Stati. Insomma – aggiunge l’eurodeputata campana – continueremo a vedere camici che si sfilacciano e mascherine di cui non sappiamo nulla».
Per la Vuolo sarebbe stato utile creare un reale coordinamento mettendo a conoscenza di tutti, non solo novità derivanti dalla ricerca sul vaccino del Covid-19, ma anche di aziende, europee e non, che possano averci lucrato. «Penso che la tutela degli europei passi anche dal dover condividere ogni singola esperienza del Covid-19. Tutti dovrebbero conoscere i comportamenti scorretti di un’azienda o la pessima qualità dei prodotti per stanare i furbastri da ogni angolo del vecchio Continente».