Salerno: Scuola ai tempi del Covid, Sinope Tht “Mancano condizioni per riaprire”
E’ il 9 marzo 2020 quando un DPCM trasforma l’Italia in un’unica “zona protetta” ed estende la sospensione delle attività didattiche fino al 3 aprile in tutto il territorio nazionale. Il termine del 3 aprile verrà poi prorogato fino ad arrivare a quello del 14 settembre, giorno in cui le scuole riapriranno i battenti.
Quando il Governo ha deciso di chiudere le scuole, si è immediatamente avuta la percezione che sarebbero state riaperte solo con l’inizio del nuovo anno scolastico e che i ragazzi avrebbero dovuto abituarsi ad una “nuova normalità” fatta di DAD, distanziamento e mascherine. Ne deriva che la sicurezza in aula coincide con il “distanziamento” tra gli alunni, secondo quello che il mondo tecnico-scientifico definisce “metro statico” e “metro dinamico”.
L’ormai famoso Comitato Tecnico Scientifico spiega che “Il layout delle aule destinate alla didattica andrà rivisto con una rimodulazione dei banchi, dei posti a sedere e degli arredi scolastici, al fine di garantire il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro, anche in considerazione dello spazio di movimento”, il metro si calcola dalla bocca di uno alla bocca dell’altro.
Ad oggi però buona parte delle disposizioni previste sono state superate o derogate vista l’impossibilità, in quasi tutti gli Istituti Scolastici, di garantire il famoso “metro”, statico o dinamico che sia. In breve, le scuole non hanno gli spazi adatti a garantire il distanziamento. Mancano le aule oltre che l’organico. Quindi la soluzione trovata è che “Nelle situazioni temporanee in cui fosse impossibile garantire il prescritto distanziamento fisico, …, al solo scopo di garantire l’avvio dell’anno scolastico, in eventuali situazioni (statiche o dinamiche) nelle quali non è possibile il distanziamento prescritto” è possibile una deroga a questa norma, ma solo se si usa la mascherina chirurgica. Si può quindi tornare ai banchi classici e ad aule più piccole che non garantiscono la distanza tra gli alunni. Si è inoltre
parlato negli ultimi giorni di ampliare il concetto di “congiunto” estendendolo anche a compagni di classe e colleghi di lavoro. Insomma il problema è risolto facendo finta che.
La scuola è stata chiusa a febbraio (a singhiozzo) e poi definitivamente a marzo, ci sarebbe stato tutto il tempo necessario per pensare a valide soluzioni al problema del distanziamento. Una di queste è certamente la messa in sicurezza degli Istituti. Il problema del rinnovamento del patrimonio scolastico non va ricercato negli ultimi mesi di Pandemia (che pure l’ha amplificato) ma molto più indietro nel tempo, quando si è deciso che la Scuola dovesse essere de–mansionata e ridotta a classi pollaio con livello di istruzione mediocre in ambiente fatiscente.
Forse perché, in modo del tutto miope, chi ha governato il Paese negli ultimi 20 anni (almeno) ha pensato che la cultura, poiché non direttamente collegata ad attività produttive tangibili, non dà un immediato riscontro economico. Ecco perché il campionato di calcio doveva assolutamente partire e la scuola … mah poi si vedrà.
Nessun errore di valutazione può essere ritenuto più grossolano di questo!
Scorrendo la normativa già disponibile si fanno straordinarie scoperte! Con il cosiddetto decreto “sblocca-Italia” (Legge n. 164/2014), che conteneva alcune deroghe per gli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento alla fase di affidamento dei lavori, si stanziavano fondi finanziati dalla BEI allo scopo di ottenere un rinnovamento del patrimonio e un rilancio dell’economia, ancora provata dalla crisi del 2008. Da allora quel patrimonio (salvo pitturazioni di rito) è rimasto intonso e la crisi è ancora una compagna inseparabile dell’economia Italiana.
Venendo a oggi, solo il 18 giugno 2020 il Ministero dell’Istruzione dirama una nota dal titolo “Scuola, l’edilizia scolastica diventa più semplice e veloce” che collaziona una serie di norme esistenti per poter intervenire celermente sulla messa in sicurezza.
Il nostro Ordinamento, quindi, prevede già da anni tutto quanto necessario per operare anche senza voler organizzare (e sarebbe urgentissimo) un Piano Strutturale di Rigenerazione delle scuole, intese come edificio (o guscio) che contiene e educa il bene più prezioso del Paese.
Per facilitare il compito ai commissari istituiti per legge (Sindaci, Presidenti di Provincia e Presidi), sarebbe stato utile nominare sui territori uno o più (in casi del genere sì che occorrono) Commissari Straordinari Tecnici per la gestione dell’Emergenza scolastica legata alla pandemia, con il preciso compito di realizzare in ogni Istituto un piano di azione concreto che sarebbe potuto essere l’ampliamento delle aule (ove possibile) ovvero la ricerca di nuovi spazi da assegnare all’Istruzione, come peraltro previsto dalle Norme vigenti. Viene da sé che si è troppo a ridosso dell’apertura e ciò che non è stato fatto fino ad ora, con ogni probabilità non si farà o si rimanderà o, peggio ancora, si derogherà.
Svariati studi dicono che la chiusura della scuola impatterà negativamente sull’economia del Paese in termini di PIL e che è in atto una contrazione dei posti di lavoro, soprattutto femminile.
Il mondo della scuola è un deserto, di idee e di organizzazione, ma sarebbe necessario provarci. In questi pochi giorni che restano prima dell’apertura, si dovrebbe fare in modo che le parole “scuola” e “sicurezza” siano parole d’ordine e non semplice dicotomia.
Rosaria Chechile
Presidente Sinope THT
Dottore di Ricerca in ingegneria delle strutture e del recupero edilizio e urbano
Coordinatrice Lions Alert VI Circoscrizione – Salerno