Covid-19: vaccini Pfizer-Biontech, giunte prime dosi in Italia, prof. Giulio Tarro “Sì a vaccinare subito anziani”
Rita Occidente Lupo
L’arrivo delle prime dosi vaccinali anti Covid-19 in Italia, 9.750 fiale, strenna attesa da tutti e ben salutata da chi continua a convivere ogni giorno con la pandemia. Tra speranze e dubbi, attese e indecisioni, chi contrario al vaccino, temendo reazioni organiche degli effetti collaterali, chi invece porta avanti il principio che occorre rischiare, quando necessario, per poter recuperare la qualità della vita da circa un anno profondamente modificata. Il noto virologo Giulio Tarro, aveva già agl’inizi della pandemia dello scorso Marzo conclamata in Italia, polarizzata l’attenzione sulle attese vaccinali e sulla terapia farmacologica, invitando a debellare il virus del panico creato. Ora Tarro sorride, dinanzi ai carichi vaccinali che accendono le speranze italiane e commenta: “Le prime dosi in primis agli anziani, categoria maggiormente a rischio., per un complesso patologico che la terz’età inevitabilmente porta con sé. In quanto ai giovani, meno esposti al pericolo, in quanto possono farmacologicamente meglio controllare il virus.
Ma andrebbe adottata molta cautela per la compromissione sulla fertilità. Anche la mutazione del virus, che in questi giorni sta allertando nelle varianti nel Regno Unito, non creerebbe problemi al vaccino: che funzionerebbe anche in questi casi. Chi ha già contratto il Coronavirus, avendo sviluppato gli anticorpi, non avrebbe bisogno di vaccinarsi. Siamo giunti quasi a sterminare il pericoloso virus della paura ed ora ci resta il Covid-19 vero e proprio. Una risposta massiccia alla vaccinazione permetterà di raggiungere l’immunità di gregge, Occorre che passi comunque del tempo prima di poter esaminare gli effetti e la somministrazione di una seconda dose dopo tre settimane dalla prima, prima di raggiungere un’immunità per circa un anno. Ci auguriamo che la fase critica della pandemia possa in tal modo smussare la curva dei contagi: dobbiamo però essere obiettivi con i dati, che spesso ci vengono forniti erroneamente.
Solo il 4,7% dei casi attuali versa in una fase critica, mentre nel restante l’evoluzione della malattia, variabile. Mi fa piacere che quanto asserii agl’inizi dell’epidemia, in merito alla cura medica da adottare, oggi sia adottato in vari nosocomi. Mi riferisco alla terapia col plasma: non siamo stati in grado di creare delle banche a riguardo, sull’esempio di Mantova e Pavia. Eppure in USA tale terapia è già da tempo introdotta. Attendiamo gli effetti vaccinali, già garantiti da Ministero della Sanità e continuiamo ad attenerci alle misure anti contagio!”