Italia vs Texas

Giovanna Rezzoagli

L’Italia come il Texas? Napoli come tante metropoli del Paese più libero del mondo? La paura che attanaglia tanti genitori del terzo millennio si è concretizzata ieri per quelli i cui figli frequentano la succursale della scuola media statale “Fernando Russo” nel quartiere Pianura di Napoli. Un ragazzo di tredici anni si è recato a scuola con una pistola, fortunatamente a salve, e la ha puntata alla testa di un compagno di scuola. Il dramma è dato dall’evidenza riscontrata dai carabinieri accorsi, nell’appurare che il ragazzo credeva che l’arma fosse vera. Negli Stati Uniti la libera circolazione delle armi è un problema sociale di grande portata. Anche se il possesso di armi da fuoco è regolamentato in modo diverso dai singoli stati confederati, è noto che l’acquisto di armi anche di grosso calibro è operazione non troppo complessa, favorita negli ultimi anni dall’avvento della Rete. L’elenco dei gravi episodi di cronaca che riportano di stragi compiute in scuole ed università statunitensi è penosamente lungo. Dalla strage-simbolo di Columbine, nel 1999, quando due adolescenti aprirono il fuoco uccidendo 12 coetanei e ferendone 24, al massacro del politecnico «Virgina Tech», che il 16 aprile 2007 costò la vita a 33 studenti, gli episodi cruenti sono stati innumerevoli. Il fenomeno si è reso negli anni molto evidente soprattutto in stati ad alto rischio criminalità, tra i quali si distingue il Texas. Nel non troppo lontano 2008 , nella cittadina di Harrods docenti e impiegati sono stati autorizzati a far fuoco per “prevenire le sparatorie” tra studenti. Dopo aver passato un anno alla ricerca di soluzioni alternative, il provveditorato agli studi di quella comunità ha deciso infine di rispolverare la filosofia dell’autodifesa del vecchio Far West, sfruttando una possibilità concessa dal Texas. Lo Stato, pur avendo dichiarato fuorilegge le armi a scuola, lascia infatti ai singoli istituti la libertà di autorizzarle. In perfetto stile Texas rangers, gli “eroi” che imperversano anche sul nostro piccolo schermo, resi famosi dall’interpretazione di Chuk Norris, l’inconsapevole “leader” dei numerosi adepti nostrani del discusso sito internet “Nonciclopedia”. Come si può tentare di spiegare l’escalation di violenza tra giovani e giovanissimi che oltreoceano costituisce una vera e propria piaga sociale, e che si sta diffondendo anche nel vecchio continente, nelle nostre periferie, nelle nostre scuole? Ovviamente una risposta univoca ed esaustiva è pressoché impossibile da formulare, però alcune osservazioni si possono compiere. Nel 1967 Berkowitz e Lepage definirono il cosiddetto effetto arma, ovvero la condizione per la quale soggetti frustrati tendono a manifestare aggressività ed a compiere gesti violenti se nel loro campo visivo sono presenti armi od oggetti utilizzabili come tali. Bandura studiò l’aggressività come forma di apprendimento sociale, sostenendo che lo sviluppo del bambino è fortemente condizionato dal nucleo familiare, dall’educazione ricevuta, dal gruppo dei pari. I ragazzi apprendono le condotte aggressive dagli adulti e/o dai coetanei, proprio come apprendono tutte le altre tipologie comportamentali. E’ il cosiddetto apprendimento per imitazione. Quest’ultima teoria spiegherebbe il comportamento del ragazzo di Napoli, cresciuto in una famiglia difficile, con un fratello con precedenti di comportamenti antisociali. Tutte tematiche da non sottovalutare quando si affrontano argomenti delicati quali le immagini di violenza che i bimbi ed i ragazzi osservano attraverso i mezzi di comunicazione. Non è un caso se il “Paese più libero del mondo”, come vendono definiti gli U.S.A. su Internet da molti neo-profeti della libertà d’espressione che comunque preferiscono tenere il loro fondoschiena al sicuro nell’italica madre patria, è anche il primo Paese che affronta una situazione di disagio sociale senza precedenti. Una riflessione sugli accadimenti nostrani è quanto mai opportuna, prima che anche in una nostra scuola accada l’irreparabile, dopo sarebbe tutto scontato.

8 pensieri su “Italia vs Texas

  1. Mi pare un’esagerazione: un episodio a Napoli e ci colleghiamo al Texas?

    A parte il collegamento più forzato che abbia mai letto dopo quelli inventati dell’ultima della classe per la tesina di maturità (analogie tra Italia e Texas, con tanto di citazione di Chuck Norris? Sono basita), perdonatemi ma non trovo un punto in cui il discorso dimostri di andare oltre la più qualunquista chiacchera da bar.

    La logica dell’allarmismo è deleteria: sottolineare con veemenza un episodio isolato lo rende, oltre che famoso, amplificato e porta anche chi non lo noterebbe come degno di attenzione a concentrarvicisi.
    Il modo migliore per direi per instillare malsane ispirazioni a chi non ne necessiterebbe.

    Si prenda atto del dato di cronaca: un giovane stolto ha fatto un gesto grave, vigiliamo attentamente e cerchiamo di educare al meglio i nostri figli.

    E passiamo meno tempo a parlare di questi corollari sporadici di una situazione che di preoccupante ha ben altro.

    Federica

  2. Gentile Commentatrice, noto che anche Lei si guarda bene dal firmarsi per esteso, si vede che questa è l’educazione imperante, ricevuta e data, per cui rispondo solo ed unicamente in base al mio concetto di educazione, evidentemente diverso dal Suo. Ovviamente rispetto il Suo punto di vista su quello che definisce un collegamento forzato da ultima della classe,saprà bene ciò di cui parla, probabilmente molto meglio di me che ultima della classe non sono mai stata, c’è sempre da imparare da chi dimostra di saperne di più in tutti i settori. Sono molto curiosa: La pregherei di indicarmi un bar in cui si parli di Bandura o di “effetto arma”, ahimè sono molto ignorante anche su ciò di cui si discute nei bar, ma un locale così lo frequenterei volentieri. Noto che parla di “educare al meglio i nostri figli”: mi aspetterei una conoscenza approfondita e puntuale della psicologia sociale e utili suggerimenti da parte Sua, ma noto che su questa parte di chiacchiere da bar Lei glissa senza problemi. O forse non ha trovato nulla a riguardo né su “Nonciclopedia” né su “Wikipedia”?
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  3. Supponente articolista, la validità di un intervento mi pare si misuri sul contenuto, non in base a chi lo propone dato che spererei di non trovarmi in una situazione di puro sofismo.

    L’esperimento che lei cita mi è noto da molto e ho sempre trovato divertente come un’ovvietà di tale portata meritasse di finire nei miei libri di testo delle scuole superiori.

    Mi stupisce anche che non conosca l’ambiente della ristorazione rapida in quanto tipica sede di discussioni, per quanto affascinanti e variegate, prive di qualunque aggancio statistico di misurazione del fenomeno che lei certo sa, sono un punto cardine per qualunque osservazione su eventi che meritino riguardi da queste rigorosissime discipline.

    Per quanto mi risulta, accostamenti di fenomeni separati da variabili innumerevoli sono sciocchi, come in questo caso: partendo da un episodio avvenuto a Napoli si inizia l’elenco di pochi fatti dispersi negli USA in periodi e in ambienti che non vengono definiti né specificati e che non si capisce bene che abbiano a che spartire tra loro, se non la violenza in sé.
    A questo punto accostiamo tiriamo fuori anche Erika e Omar e altri che saranno certamente stati alla ribalta ma che mi sono persa e mandiamo tutto a qualche rivista da gabinetto.

    Penso però che persino Signorini avrebbe fornito più rigore a un argomento che per non essere travisato meriterebbe una divulgazione almeno di poco più precisa. E Wikipedia che io sappia segnala le fonti dei dati che utilizza. Ah ma in questo caso non serve: Studio Aperto è più che sufficiente.

    Non sono un’amante della psicologia e delle sue elucubrazioni, ma questo è un altro discorso, mentre mi trovo spesso d’accordo con constatazioni di sociologia e studi di etologia che mi capita d’incrociare e che mi pare non evidenzino la necessità di particolari qualifiche per considerare riguardo alle problematiche pedagogiche che si presentano a oggi tra i ragazzi tanto meno per essere buoni genitori oppure per osservare che la diminuzione dei modelli ha probabilmente portato l’aumento dei processi d’imitazione diretti a modelli forti.
    Restiamo comunque animali, e nella mente scarsamente plasmata di un giovane spesso “forza” e “violenza” si confondono.

    Non penso che servisse un Bandura per rendersi conto che l’imitazione è un processo formativo fondamentale, altrimenti il buon vecchio Victor sarebbe uscito dalla foresta come un novello Adamo o Remo, non come un semi-quadrupede allevato da canìdi.

    Appurato ciò concludo trovando mal formulato, non sostenuto e poco utile questo articolo.
    Casomai negativo.

  4. Scusi Signora, ma il fatto di non mettere in rete dati personali è una scelta che possiamo prendere in quanto siamo persone libere. Non viviamo in uno stato di polizia, quindi se il suo pensiero è l’opposto del nostro noi lo rispetteremo, ma per cortesia eviti di additarci come stupidi o ignoranti.

    Tra l’altro la mail con cui ho mandato questo messaggio è una mail temporanea che resta attiva solo per pochi minuti. Io scelgo di restare anonimo, e so di non essere ignorante in quanto la mia laurea in fisica dice il contrario.

  5. Gentile Federica, Lei ha tutti i diritti di affermare che il mio scritto non le piaccia, ci mancherebbe altro. Mi spiace molto aver dato l’impressione di essere una persona supponente, avevo inteso il suo primo commento come volutamente offensivo non solo verso i contenuti ma anche verso la mia persona. Il mio articolo aveva lo scopo di segnalare un rischio sociale a mio avviso concreto, e di motivare il mio assunto con alcune delle teorie cardine della psicologia sociale, non era teso ad offendere nessuno. Gentile NONTELODICO, io credo che una persona quando muove una critica, sia essa positiva che negativa, dovrebbe farlo identificandosi, per semplice rispetto. Mai in vita mia mi sono permessa di definire stupido o ignorante nessuno, chi sarei io mai per potermi permettere ciò. Per me è solo ed unicamente una forma di educazione e di rispetto. Posso capire sia una scelta, ma la invito a mettersi nei miei panni: come si sentirebbe Lei se le venissero mosse offese o accuse da un anonimo? Io posso rispondere per me stessa e le dico che si sta male. Ovvio che non si può piacere a tutti, e nemmeno si può sperare di essere condivisi nei propri pensieri, ma almeno avere il diritto di confrontarsi, non scontrarsi, con una persona credo sia una lecita richiesta. Spero di aver risposto in modo esaustivo ad ambedue i miei evanescenti interlocutori. Buona serata.
    Giovanna Rezzoagli

  6. Forza Fedeee!!!
    Lo so che si era detto basta, ma te lo devo dì che sei forte, ci fai pure la parte dell’intellettuale!!! E daglie a studio aperto,a noi nun ce serve. Ce vedemo al self per du risate, e poi annamo a sentì i Tokio Hotel.
    N’amico tuo!!!

  7. Alla luce del fatto di cronaca di oggi aPianura, mi chiedo se la signorina Federica girerebbe sicura più a Napoli o a Dallas:sinceramente non vedo differenza, aggiungo che trovo veramente di cattivo gusto le osservazioni provinciali della signorina in questione, la violenza nelle nostre città c’è, non è non parlandone che si risolve il problema. Complimenti al giornale e a chi ha scritto il pezzo.
    Paolo

  8. Grazie Signor Paolo per l’apprezzamento, la signorina Federica, chiaramente aveva una propria teoria da suffragare e forse un compito da espletare, è nel suo diritto e va bene così. Colgo l’occasione di tranquillizzare il signor Nontelodico, non è la laurea (in fisica nientemeno)che fa di una persona una persona a modo, cosa ci sarebbe di male ad essere, per esempio un “Perito industriale capotecnico specializzato in elettronica e comunicazioni”? Nulla, come credo che non vi sia nulla di male a essere se stessi indipendentemente dal titolo di studio, l’importante è non fare male a nessuno, perchè la vita non risparmia mai nessuno sia che si chiami giovanna, federica, paolo, komet, o vattelapesca.
    Grazie signor Paolo per l’aprezzamento.
    Giovanna Rezzoagli

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