La Voce e la Vita della Chiesa: le cinque candele
Diac. Francesco Giglio
Come seguaci di Cristo dovremmo tenere sempre accesa la luce della Speranza in tutti i momenti belli o tristi della nostra vita. Papa Francesco nella sua ultima Enciclica ci ricorda che siamo tutti fratelli e ci esorta a vivere come tali. In virtù del fatto che siamo “figli del Padre celeste, che fa sorgere il sole sopra i buoni e i cattivi e fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti”. E’ giusto ricordarlo, soprattutto in questo momento difficile, che stiamo vivendo a causa della pandemia. Per meglio vivere, in spirito di vera fratellanza, la solennità della Pasqua, rinvigoriamo in noi la crescita della fede mediante la carità e la speranza. Rileggiamo allora con spirito di profonda umiltà e con l’animo della nostra fanciullezza il racconto delle “cinque candele”.
“In una chiesa silenziosa c’erano cinque candele accese che bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso che si poteva ascoltare distintamente la loro conversazione.
La prima candela, quella della FEDE cominciò a parlare e disse: “Oggigiorno la Fede è ormai una cosa del passato e gli uomini non vogliono saperne di me, preferiscono le favole; purtroppo non servo a nulla, non ha senso che io resti accesa. Mi conviene spegnermi”. Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.
La seconda candela disse: “Io sono la PACE, ma gli uomini non mi vogliono, preferiscono la guerra: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!”. Così fu e, a poco a poco, si lasciò spegnere completamente.
Molto tristemente, la terza candela a sua volta disse: “Io sono l’AMORE e non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono odiare!”. E senza attendere oltre, si lasciò spegnere.
La quarta candela, quella della CARITA’, con la sua voce carezzevole, disse:
“E’ stato bello condividere con i poveri le loro tristi situazioni, ma ormai nessuno vuole dare neppure un momento della sua vita per aiutare gli altri. Conviene che mi spenga “. E si spense.
In quel momento un fanciullo entrò nella chiesa e spaventato urlò: “Non spegnete le luci! Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio”. E così dicendo scoppiò in lacrime.
Allora la quinta candela, impietositasi disse: «Non temere, non aver paura! Non piangere! Io sono la candela della SPERANZA e rimarrò accesa accanto a te fino a quando tu vorrai”.
Il fanciullo si avvicinò e le si accovacciò accanto, per ricevere non solo luce ma anche calore e si tranquillizzò.
Dopo un poco la candela della Speranza fece udire di nuovo la sua voce e disse al fanciullo: “ Ora che ti sei acquietato dovresti farmi un piccolo favore: riaccendi le candele della Fede, della Pace, dell’Amore e della Carità, perché finché sono accesa io che sono la Speranza anche le mie quattro sorelle risplenderanno”.
Carissimi fratelli e sorelle, questa che avete letto è solo una storiella da me riveduta , ma che ci ricorda una verità che non possiamo dimenticare: “Quando c’è la Speranza, rinasce anche la Fede, regna la Pace, cresce l’Amore fraterno e risplende la Carità.
Tutti attraversiamo momenti di sconforto, talvolta anche molto profondi; anche quando sembra che tutto sia perduto, non dimentichiamo che c’è sempre qualcosa da cui poter ripartire.
Purtroppo a volte la Speranza vacilla ed è come una candela investita dal vento. In questi momenti allora dobbiamo ricordare che crediamo in Dio e solo Lui è la nostra Speranza.
Auguri perché la solenne festa della Pasqua rafforzi la nostra Speranza e la vittoria di Cristo sul male e sulla morte ci renda solidi nella Fede, fermi nella Pace, costanti nell’Amore e operosi nella Carità.