Campania: Gori, cambio vertici aziendali, Rete civica per l’acqua pubblica – Sarnese Vesuviano “Situazione civica pesante”
Il recente cambio dei vertici di Gori SpA rappresenta simbolicamente il legame sempre più stretto esistente tra l’amministrazione regionale campana e il socio privato Acea, potente multinazionale con sede a Roma.
Una spartizione di poltrone che non affronta i numerosi problemi che attanagliano da anni i cittadini: tariffe troppe alte, disservizi continui, distacchi selvaggi della fornitura anche durante l’emergenza sanitaria della pandemia.
Ancora una volta sono completamente esclusi i Comuni, che dovrebbero avere il controllo societario del gestore idrico ma che concretamente non hanno mai avuto alcuna voce in capitolo.
Le nomine arrivano, infatti, su indicazione di Palazzo Santa Lucia attraverso il commissario straordinario del disciolto Ente d’Ambito Sarnese Vesuviano, Luigi Massaro, che nonostante gli anni trascorsi rimane incredibilmente in carica e detiene ancora il pacchetto del 51% delle quote sociali della Gori, che dovrebbe essere invece distribuito ai legittimi proprietari, i Comuni del territorio.
Non a caso un’inchiesta della Corte dei conti ha definito il servizio idrico Gori “un sistema al di fuori delle regole”. Negli ultimi anni, com’è noto, l’azienda ha siglato con la Regione due transazioni per saldare i suoi ingenti debiti: condonati prima con la giunta Caldoro 70 milioni di euro, rateizzati poi dall’amministrazione De Luca altri 112 milioni.
Ancora una volta sono completamente esclusi i Comuni, che dovrebbero avere il controllo societario del gestore idrico ma che concretamente non hanno mai avuto alcuna voce in capitolo.
Le nomine arrivano, infatti, su indicazione di Palazzo Santa Lucia attraverso il commissario straordinario del disciolto Ente d’Ambito Sarnese Vesuviano, Luigi Massaro, che nonostante gli anni trascorsi rimane incredibilmente in carica e detiene ancora il pacchetto del 51% delle quote sociali della Gori, che dovrebbe essere invece distribuito ai legittimi proprietari, i Comuni del territorio.
Non a caso un’inchiesta della Corte dei conti ha definito il servizio idrico Gori “un sistema al di fuori delle regole”. Negli ultimi anni, com’è noto, l’azienda ha siglato con la Regione due transazioni per saldare i suoi ingenti debiti: condonati prima con la giunta Caldoro 70 milioni di euro, rateizzati poi dall’amministrazione De Luca altri 112 milioni.
Intanto, scadute le tariffe precedenti, lo scorso anno Gori ha tentato un nuovo colpo, scavalcando le competenze dell’Ente Idrico Campano e inviando all’autorità nazionale ARERA una proposta di piano tariffario per il prossimo quadriennio che prevedeva ben 240 milioni di investimenti. Risorse economiche che avrebbero condizionato fortemente le già insostenibili bollette con nuovi aumenti delle tariffe fino al 2023, a scapito degli utenti.
Uno schiaffo alla sovranità dell’EIC e una scelta irragionevole alla luce dei cospicui fondi pubblici programmati anche nel Recovery Plan per i futuri interventi sulle reti idriche e fognarie.
Il prossimo 4 maggio arriverà al voto del Consiglio di Distretto Sarnese Vesuviano lo schema regolatorio delle nuove tariffe, che prevede comunque ritocchi verso l’alto. Proposta non accettabile, considerato che già le attuali tariffe sono eccessivamente alte e vanno abbassate tenendo conto pure dalla pesante crisi economica e sociale che stiamo attraversando, tutelando davvero le fasce più deboli.
Uno schiaffo alla sovranità dell’EIC e una scelta irragionevole alla luce dei cospicui fondi pubblici programmati anche nel Recovery Plan per i futuri interventi sulle reti idriche e fognarie.
Il prossimo 4 maggio arriverà al voto del Consiglio di Distretto Sarnese Vesuviano lo schema regolatorio delle nuove tariffe, che prevede comunque ritocchi verso l’alto. Proposta non accettabile, considerato che già le attuali tariffe sono eccessivamente alte e vanno abbassate tenendo conto pure dalla pesante crisi economica e sociale che stiamo attraversando, tutelando davvero le fasce più deboli.