Aversa: convegno Donne Afghane: una storia di diritti negati

L’Afghanistan è un Paese emblematico rispetto ai tanti territori in guerra oggi nel mondo. Luogo in cui interessi internazionali e nazionali creano un grande gioco, dal quale non si riesce ad uscire. Dove economia, appartenenza etnica, religione ed estremismo si mescolano e rendono precaria la vita della gente comune. Dove regole e ruoli sono stabiliti e opprimono ogni anelito di libertà. Dove le bambine e le donne sono inevitabilmente le più esposte a quanto di peggio questo scenario possa produrre.
Per mantenere accesi i riflettori sull’Afghanistan, che viene definito il luogo peggiore in cui nascere donna, stasera ad Aversa la locale sezione della F.I.D.A.P.A., il club Lions Aversa Città Normanna e Soroptimist International d’Italia Club Aversa organizzano il convegno Donne Afghane: una storia di diritti negati. L’iniziativa, che alle 17,30 si terrà presso il locale Caritas, sito in via San Nicola, ad Aversa, vedrà relazionare Domenico Pauciulo, professore Luiss Guido Carli, Lorenzo Peluso, giornalista ed autore del libro “Di là dal fiume, il mio Afghanistan” e Rosy Pepe, presidente del comitato Se non ora quando-Vallo di Diano.
La testimonianza del colonnello dell’Esercito italiano Comando NATO Sud Europa, Valentino De Simone, offrirà l’occasione per svolgere il punto della situazione in terra afghana, a circa tre mesi dal ritorno al potere dei talebani. I media nazionale ed internazionali puntualmente aggiornano sul cammino a ritroso che la condizione femminile sta vivendo in quest’ultimo periodo. L’8 settembre 2021 i talebani hanno annunciato che vieteranno alle donne lo sport in pubblico, che potranno studiare, a parte che studino in aule separate dagli uomini, o divise da un sipario, che non ricopriranno cariche politiche significative, ma marginali, e che saranno obbligate ad uscire velate.
Da questo annuncio la situazione odierna è ulteriormente peggiorata, perché ad istruirsi potranno essere solo le ragazze fino a 12 anni e sono giunte notizie allarmanti su omicidi di donne, che continuavano a svolgere le proprie attività sportive, e su bambine vendute per 500 dollari a causa della dilagante povertà diffusa. La scorsa settimana sono stati ritrovati quattro cadaveri di donne in una casa di Mazar-i-Sharif, nel nord dell’Afghanistan, tra loro c’era quello straziato di Frozan Safi, una nota attivista per i diritti delle donne, in prima fila nelle manifestazioni di protesta contro il regime talebano.
In occasione del convegno odierno il comitato Se non ora quando-Vallo di Diano, affiliato alla rete antiviolenza REAMA (Rete per l’Empowerment e l’Auto Mutuo Aiuto) nata dall’impegno della Fondazione Pangea Onlus per costruire una rete per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e quella assistita e subita dai minori, porterà la testimonianza dell’impegno messo in campo dalla Fondazione Pangea in vent’anni di permanenza in Afghanistan. Un impegno che continua anche oggi in quella terra martoriata per rivendicare che i diritti delle donne, istruzione, lavoro e possibilità di manifestare per tutte e tutti non siano argomento di negoziazione né retrocedano rispetto a quanto era stato conquistato in questo Paese.
Tali richieste sono motivate da una sola ed unica esigenza ideale: “Non lasciamole sole e non lasciateci soli”. Difatti le donne afghane ora più che mai necessitano di essere supportate dalle organizzazioni internazionali, come Pangea, per tentare di resistere all’assalto che i talebani stanno effettuando al cammino di normalizzazione in tema dei loro diritti, avviato in questi ultimi vent’anni. E il convegno di stasera ad Aversa serve a fare risuonare questa istanza, a distanza di migliaia di chilometri dall’Afghanistan.