“Guerra e pace nella Bibbia e nel Magistero” in un libro dell’editrice Segno

“Guerra e pace nella Bibbia e nel Magistero” in un libro dell’editrice Segno

Annamaria Maraffa

Don Marcello Stanzione ed il professore Francesco Guarino sono gli autori del libro “Guerra e pace nella Bibbia e nel Magistero della Chiesa alla luce del conflitto Russia-Ucraina”, edito dall’editrice Segno di Udine

In un mondo che continua a essere afflitto dalla guerra, la Bibbia può darci maggiore chiarezza, aiutandoci a capire e riflettere profondamente. La parola ebraica per pace è shalom, ma in realtà significa molto di più dell’assenza di conflitto. Se shalòm nella Bibbia significa pace, bisogna sottolineare però che la pace indicata da questo sostantivo ha poco a che fare con l’odierna immagine della pace. Shalòm indica una pace piena, una condizione di pienezza, integrità e felicità, tanto che il termine ebraico può essere anche tradotto con prosperità, salute o successo. È un’idea, dunque, olistica, che si riferisce al benessere del corpo, della mente, dell’anima e della società. La concretezza del termine shalòm fa sì che questo termine possa essere accostato a ciò che più decisamente nell’ottica del lettore odierno si pone agli antipodi della pace, ovvero la guerra. Questa idea di pace riecheggia in tutta la Bibbia. Per contro, sarebbe inutile negare che c’è anche molta guerra nella Bibbia, e che a volte sembra essere approvata. È quello che gli autori, in questo saggio, alla luce anche della recente guerra in Ucraina, ma in tutte le guerre nel mondo, intendono far riflettere i lettori.

Il dialogo tra le religioni è un segno dei tempi che la Chiesa cattolica ha accolto come dono del Signore a partire dal rinnovamento avviato con la recezione del Vaticano II (1962-1965). La vicinanza dei mondi e dei popoli ha reso il dialogo tra la Chiesa cattolica e le altre religioni una vera e propria necessità. Esso, infatti, è atteso per evitare lo scontro di civiltà e per camminare insieme agli uomini e alle donne che credono in Dio. Da questo dialogo può nascere una nuova fraternità universale, riconciliata. Sono tanti, tuttavia, gli eventi, le iniziative, i rapporti istituzionali o personali con le religioni non cristiane di questi ultimi cinquant’anni, ed è difficile ricordarli tutti. Un avvenimento particolarmente significativo è stato l’incontro di Assisi del 27 ottobre 1986. Esso fu voluto e promosso da san Giovanni Paolo II, il quale un anno prima, rivolgendosi ai giovani musulmani a Casablanca auspicava che tutti i credenti in Dio favorissero l’amicizia e l’unione tra gli uomini e i popoli (19 agosto 1985).

La fiamma, accesa ad Assisi, si è estesa poi in tutto il mondo e costituisce un permanente segno di speranza. In occasione del 30° (1986-2016) anniversario dell’incontro di Assisi, che in tema di dialogo interreligioso ha segnato un “prima” e un “dopo” (come è universalmente riconosciuto da chi è a favore e da chi lo avversa), molti studiosi si sono cimentati in una prima contestualizzazione storico-religiosa in modo da presentare le radici, le letture, le riletture e le attualizzazioni di una pagina di storia che ha dato, e continua a dare, tanti frutti: cominciare a conoscere questa pagina, in forma scientifica e non semplicemente esperienziale, costituisce un passo fondamentale per combattere pregiudizi e precomprensioni che creano barriere tra uomini e donne, impedendo la creazione dei ponti con i quali le religioni possono favorire la cultura dell’accoglienza.