Gli Angeli e la vicinanza all’uomo
don Marcello Stanzione
L’angelo custode in quanto protettore è “l’immediato vicino” dell’uomo. È il suo amico celeste, il suo pedagogo infaticabile, la sua guida e il suo protettore. L’angelo custode si sforza di controbilanciare, per mezzo di una discreta “induzione” la “seduzione” brutale del demonio. L’angelo si trova presso di noi nella prova della morte, ed è il nostro avvocato nel giudizio finale. È il nostro modello spirituale, la nostra migliore conoscenza. Prima di divenire una imitatio Christi, la vita dell’uomo realizzato comincia con l’essere una vita angelica, un’imitazione dell’angelo. In rapporto con il cielo lontano di Dio, il cielo dell’angelo ci sembra a portata di mano, come un’altezza la cui accessibilità è incoraggiante. Il mondo angelico è il vertice dell’umanità, il suo genus proximus. L’uomo ha l’intuizione dell’angelo ogni volta che si sente assistito, aiutato, ispirato nelle sue imprese. Gli angeli relativizzano la solitudine dell’uomo così come relativizzano la solitudine di Dio. Sono, per definizione, quelli che accompagnano, quelli che ci sono vicini. Stando le cose così, lo spirito del testo biblico, ci permette di credere che il famoso “ama il tuo prossimo” può significare ben più che “ama l’uomo che si trova vicino a te”. L’angelo è anche “il nostro prossimo”; non il prossimo di lato ma il prossimo dall’alto. “Ama il tuo prossimo” è, dal punto di vista dell’angelologia, il comandamento di amare il proprio angelo, di approfondire il mistero della sua prossimità, fino a che questa si fonda con la prossimità a Dio.