Nascere da un padre morto?
Nascere sotto quale cielo? Sempre più raro vedere pancioni di gestanti, regolarmente scortati da legittimi mariti. Già tronfi nell’imminente ruolo della paternità. Nascere, diritto per ognuno. Dipende in quale maniera. Nessuno sceglie liberamente di venire al mondo. Molti vengono cestinati. O uccisi senza mai poter emettere il primo vagito. Come i tanti feti che, all’Umberto I di Roma, sono stati ritrovati dopo anni d’oscurantismo. Altri ad arrogarsi arbitri, raccapriccianti. Un figlio rallegra la coppia, cimenta il focolare domestico, direbbe la generazione passata. Alimenta la voglia di guardare lontano, sapendo che qualcuno raccoglierà l’eredità seminata. Non solo in termini economici. Ma oggi, le coppie sterili lievitano. E l’adozione diventa sempre più proibitiva. Per cui la medicina, con le sue provette magiche, ovuli ed inseminazioni, ha permesso a tanti di sperare nel miracolo. Fa specie che anche omosessuali chiedano adozioni o che trans si sottopongano a peculiari interventi per la gestazione. In quanto ad uteri in affitto ed a fecondazioni in vitro, nessuna meraviglia. Il desiderio di un figlio, spinge anche a rasentare l’etica. Addirittura a reciderla, ignorando la condizione in cui il nascituro verrà alla luce. Il caso della vedova inglese, inseminata con lo sperma del marito defunto, in una clinica belga, fa il giro del mondo. Diane Blood aveva deciso di essere madre ad ogni costo. Tre anni prima che il coniuge s’ammalasse gravemente, il prelevamento e congelamento del suo sperma, per la fecondazione futura. Neanche i morti, ormai, riposano in pace. La valenza psicologica della nascita, pare che non interessi più ad alcuno. La Chiesa alza la voce: favorevole alla fecondazione omologa, bandisce l’ etero. Nessun assenso al pullulare di ovuli impazziti, trapiantati da madre a figlia: paradosso parentale. Confusi i legami sanguigni. Come i ruoli. Ci si ritrova a concepire, con l’utero in affitto, figli per i propri figli. Un tempo, l’anonimo donatore del seme, tabù. Oggi, non scandalizza alcuno. La fecondazione assistita, ancora al passo, già arranca dinanzi a nuove tecniche. Gli otto gemelli californiani, ne mostrano il prodigio artificiale! Manipolazione genetica, embrioni in provetta e tutto quello che la nostra avanzata scienza è riuscita ad offrire all’uomo, cozza con la psicologia e con la morale stessa. Un figlio, naturale conseguenza d’una unione. Prodotto di due genitori eterossesuati, nei rispettivi ruoli di madre e padre. Possibilemnte ancora giovani. Non come Adriana Iliescu, 66 anni, madre della piccola Eliza, nata da una fecondazione in vitro. Ed ancora, zii, nonne, sorelle, anonimi superdotati e defunti, che ormai vivono un’altra dimensione, non possono sostituirsi alla naturalezza della procreazione. Una volta tanto, varrebbe la pena d’essere dalla parte del bambino che deve nascere. Come vorrebbe che fossero i suoi genitori?