Nocera Superiore: IC “Fresa Pascoli”, incontro di formazione con Ande
Vi è difficoltà nell’umanità e nell’uomo a trovare a dover vivere l’unico livello esistenziale ancora possibile, l’unico baluardo atemporale contro la tragicità della morte immanente e incombente. La scintilla dell’amore, della carità, della solidarietà del valore della vita non può essere scalfita e distrutta dagli ultimi tragici avvenimenti. L’uomo non può fare a meno del dover essere e dell’impegno della propria coscienza in ordine al discernimento tra il bene ed il male. La pace, la legalità, l’interculturalità si pone oggi come un progetto di sfida rispetto alla società complessa, in cui ciascuno di noi è chiamato a svolgere il proprio ruolo propositivo.
L’appello del DS è a non retrocedere e a sperare e a contribuire a scuola, in famiglia, nel mondo alla costruzione di un futuro migliore aldilà degli avvenimenti che nella tragicità toccano tutti noi.
L’incontro con l’ANDE del 4 maggio, le altre iniziative sull’educazione alla legalità ed il loro successo, l’input ad una didattica motivazionale con gli alunni al centro attraverso la settimana capovolta ci fanno molto riflettere e ci fanno la forza per affermare la nostra vision di scuola.
Tutti gli attori e protagonisti coinvolti nel processo formativo devono impegnarsi a sviluppare un atteggiamento sereno, positivo e propositivo nei confronti della scuola teso a superare pregiudizi e il disinteresse nei confronti di questa istituzione.
Perché si costituisca un’alleanza formativa tra Scuola e Famiglia occorre che le due agenzie educative siano collaborative e non antagoniste, nel rispetto del proprio ruolo. È necessario quindi che la scuola si attivi con genitori e alunni in una serie d’iniziative che realizzino il passaggio dal semplice “star bene” all’“operare e vincere insieme” in una progressione dei livelli di partecipazione, di coordinamento degli sforzi e di cooperazione. In questo modo si può favorire il successo formativo dell’alunno.
“L’educazione consiste nell’incoraggiare lo sviluppo più completo possibile delle attitudini di ogni persona, sia come individuo sia come membro di una società ispirata dalla solidarietà. L’educazione è inseparabile dall’evoluzione sociale: essa è una delle forze che la determinano” (International League For New Education).
La scuola agli occhi dei ragazzi è anche e soprattutto un ambiente in cui crescere, socializzare, imparare a “stare al mondo”. Anche gli addetti ai lavori hanno altrettanta chiarezza e consapevolezza o, forse, ancora rimane difficile coniugare didattica ed educazione, apprendimento di strumentalità, abilità e sviluppo di competenze fondamentali? La distinzione tra programmazione didattica e programmazione educativa ormai ha solo l’intento di rendere chiari gli obiettivi, non certo di distinguere percorsi che sono chiaramente intrecciati e sempre compresenti.
La programmazione educativa definisce gli obiettivi che riguardano lo sviluppo della persona e che sono, pertanto, transdisciplinari (relazioni interpersonali, autostima, metacognizione, affettività).
La programmazione didattica, rappresenta il collegamento tra tutto questo e gli obiettivi, i contenuti, gli strumenti caratterizzanti ogni disciplina. È una sorta di “traduzione”, da parte dell’insegnante, delle finalità educative da applicare nella vita della classe; in questo modo le discipline divengono strumenti di conoscenza e di apprendimento in ogni senso, promuovono lo sviluppo di abilità e conoscenze, ma anche lo sviluppo di competenze cognitive, socio-affettive e comportamentali.
Perché questo avvenga, servono tante cose, ma l’aspetto fondamentale è sicuramente il “benessere”, inteso in tutte le sue declinazioni: il benessere relativo l’ambiente, il benessere per gli alunni, il benessere nelle relazioni scuola-famiglia, ma anche per gli insegnanti e per tutto il personale scolastico.
La famiglia è un sistema che vive in un costante cambiamento per i diversi eventi critici che si trova ad affrontare e talvolta incontra alcune difficoltà a rispettare i necessari compiti di sviluppo. In questi casi, i bisogni dei figli non ricevono le risposte adeguate per l’età e le caratteristiche personali. Il momento storico che stiamo vivendo è inoltre caratterizzato da cambiamenti significativi: aumentano le separazioni e i divorzi e con essi le famiglie ricomposte; i ruoli familiari sono in costante trasformazione e la famiglia ha assunto forme nuove. La scuola si trova ad affrontare molte difficoltà: le classi sono troppo numerose, il precariato dei docenti e del personale in genere crea incertezza e tensione, il tempo a scuola è ridotto, mancano ore di compresenza, che sarebbero indispensabili per portare avanti attività di potenziamento delle competenze, mancano fondi per cui si assiste a una riduzione sia dei progetti sia dell’acquisto di materiali utili.
Sia a scuola, sia in famiglia, i bambini e i ragazzi possono percepire quindi un clima di tensione e di nervosismo, che ostacola il senso del piacere nel vivere la quotidianità. In modo particolare la mancanza di tempo a disposizione toglie molto all’organizzazione delle esperienze e alla relazione e tende a far prevalere un’attenzione sui prodotti, sui risultati, sulla mera esecuzione delle attività, anziché sui processi, sulle fasi esecutive, sui metodi. Lo zaino dei bambini in procinto di iniziare l’avventura scolastica contiene i materiali necessari, ma è gonfio anche di stili relazionali, di modelli, di atteggiamenti appresi in famiglia. Contiene inoltre le attese, i desideri, le curiosità, i bisogni, le competenze fino a quel momento apprese, le esperienze vissute nei precedenti contesti educativi.
Le aule scolastiche sono popolate da alunni tutti differenti, ognuno con le proprie difficoltà e le proprie risorse. Ma che succede a quel ragazzo che impara con maggiore fatica rispetto al resto della classe? Egli si trova a far parte di un contesto nel quale vengono proposte attività per lui troppo complesse, ma non può fare a meno di notare che la maggior parte dei compagni si inserisce con serenità nelle proposte didattiche e ottiene buoni risultati. Il disagio rimbalza dal bambino alla famiglia e viceversa, in un intreccio di emozioni, frustrazioni, delusioni. Per la maggior parte dei genitori la scuola è importante, è al primo posto nella vita dei bambini e dei ragazzi, tutto il resto viene dopo…Che succede se la scuola va a rotoli? Il team docente Un altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione è la coerenza educativa che riguarda gli accordi all’interno del team. Quest’ultimo, per poter davvero offrire basi solide educative e relazionali dovrebbe offrire una compattezza di intenti, una condivisione di obiettivi non solo sulla carta, ma soprattutto attraverso atteggiamenti e comportamenti idonei. La solidarietà e coesione nel gruppo di lavoro è garanzia di legami sicuri, all’interno dei quali gli alunni possono sentirsi davvero accolti. Già in famiglia essi sperimentano con una certa frequenza il disaccordo e livelli discordanti di comunicazione e di intenzionalità; se ciò si ripete anche all’interno della scuola i bambini e i ragazzi si disorientano e perdono fiducia nelle figure adulte di riferimento. Per questo e per altro ancora è indispensabile che il team docente sia capace di pianificare riunioni efficaci, superando inutili formalità, ripensando a un modo creativo di stabilire la relazione, esplicitando bisogni e obiettivi condivisi e raggiungibili.
Un ringraziamento all’associazione ANDE nella persona della prof.ssa Famiglietti che con la sua partecipazione, attraverso la mediazione della referente prof.ssa PETROSINO, hanno permesso di toccare temi così delicati che vanno dalla partià di genere, alla legalità alle strategie per ritrovare la pace perduta.
Un ringraziamento altrettanto speciale a tutti coloro che interverranno.
Con l’augurio di poter ripetere questi incontri per le finalità educative che essi presentano.