Bellizzi: Nicola Pellegrino “Lascio ‘Città Possibile’ per divergenze con Sindaco Volpe”
Ogni percorso che inizia, al di là di quanto poi possa rivelarsi importante, prevede una fine. Fa la differenza, però, il modo con il quale si chiude e ciò che ti lascia in eredità. Oggi, dopo più di 20 anni, si conclude il mio percorso all’interno del Movimento Civico “Città Possibile”.
Era il 2000 quando ne sono entrato a far parte, non avevo ancora compiuto 18 anni. In realtà, però, ho vissuto tutte le vicissitudini del gruppo fin dalla sua fondazione. Nel 1995, infatti, mio padre venne eletto nella prima consiliatura di Mimmo Volpe e divenne capogruppo di “Città Possibile”. Un ruolo, questo, che ho orgogliosamente ricoperto anche io dal 2014 al 2019.
Faccio questa premessa per far capire quanto la mia storia, politica e personale, sia legata a questo gruppo. È anche in virtù di questo che non rinnego nulla di ciò che è stato, di ciò che ho fatto e delle idee che ho sostenuto in questi anni. Con dolore ma anche con rabbia, però, sentivo che era giunto il momento di voltare pagina e dare inizio ad un nuovo capitolo.
Non voglio parlare di gossip, dettagli e questioni personali (anche gravi) che hanno influito su questa decisione. Voglio soltanto chiarire il motivo principale che è alla base della scelta, ovvero l’ormai conclamata incompatibilità con uno dei fondatori di “Città Possibile” e attuale Sindaco di Bellizzi: Mimmo Volpe.
Mio malgrado, sono stato l’uomo perfetto fin quando ho obbedito senza porre obiezioni. Sono stato per anni una risorsa importante, da utilizzare per raccogliere voti e finanziare le attività della città. Nel momento in cui ho cercato di esprimermi liberamente, senza dover accettare supinamente le scelte che mi venivano imposte, sono improvvisamente diventato una figura non gradita. Tutto d’un tratto, Nicola Pellegrino è diventato il “cattivo” in una narrazione ridicola e stucchevole.
Addirittura, secondo tale narrazione, pare che io abbia interessi segreti. Ebbene, lo dico a scanso di equivoci: io non ho alcun interesse segreto da salvaguardare. Ho solo investito molti soldi per la comunità di Bellizzi, senza chiedere mai nulla in cambio. Sono stato sempre fedele agli ideali del gruppo “Città Possibile”, l’ho fatto con piacere ed orgoglio perché credevo nel progetto. Un progetto che è stato però tradito da chi l’ha portato avanti fino ad oggi, ritenendo che ormai non appartenga alla comunità ma a sé stesso e alla propria famiglia.
Nell’ultimo anno e mezzo sono state dette tante cose, quasi sempre inesatte o addirittura infondate, e il “chiacchiericcio” ha contribuito ad alimentare informazioni fuorvianti. Per mesi sono stato costretto ad ascoltare fandonie e illazioni che screditavano me ma anche la mia famiglia.
In merito a ciò, tengo moltissimo a sottolineare un aspetto: io e la mia famiglia abbiamo vissuto sempre e solo grazie al nostro lavoro. È quantomeno singolare, per non dire scorretto e sciocco, essere accusati di utilizzare la politica per fini personali proprio da chi non è nella posizione di farlo.
Sia io che i miei familiari, abbiamo sempre inteso la politica come uno strumento per migliorare la qualità della vita dei cittadini e per accrescere il senso di appartenenza della comunità. La riprova di ciò è l’impegno, anche economico, che abbiamo dimostrato negli anni a sostegno di attività sociali, culturali e sportive.
Tutto questo impegno ha portato, sul nostro territorio, un forte consenso verso la mia persona. Questo consenso, probabilmente, non è stato visto di buon occhio da chi ritiene che il potere debba essere solo ed esclusivamente nelle proprie mani. Questo consenso non è stato accettato da chi crede che la politica non debba evolvere o coinvolgere nuovi protagonisti in grado di offrire la propria visione di futuro.
Dico tutto questo anche per scacciare via i vari epiteti che mi sono stati rivolti negli ultimi mesi: traditore, voltagabbana, bambino viziato e capriccioso. Nulla di più sbagliato. Lasciare “Città Possibile” è una scelta ponderata, dolorosa ma anche necessaria. Non sono stato io a cambiare idea, a cambiare sono stati gli ideali che guidano il percorso e le scelte di un gruppo che ha preso una direzione diversa da quella originaria.
Dopo tutte queste vicissitudini, mi sembra evidente come non fosse più possibile continuare a vivere sotto lo stesso tetto politico. È giunto allora il momento di dare il via ad un nuovo ciclo che dia voce ai tanti cittadini di Bellizzi che non si sentono più rappresentati da un sistema politico che, ormai, è piegato su sé stesso e ha smesso di guardare al bene comune per dedicarsi al bene proprio.
È per tale ragione che, nelle prossime settimane, mi impegnerò a tradurre in ambito associativo quella che è la mia idea di Città. Ho intenzione di creare una “casa comune” che possa accogliere le voci di tutti, senza alcuna distinzione né appartenenza: l’unico comune denominatore sarà l’amore per la nostra comunità.
Bellizzi oggi è una città sbandata. Palazzoni enormi stanno invadendo il nostro territorio, a discapito degli spazi pubblici aggregativi, del verde, della socialità, dello sport. Tutte queste cose, ormai, a Bellizzi non esistono più. E la cosa più grave, che mi preme sottolineare, è che non c’è alcun tipo di confronto con la comunità o con le altre componenti politiche. Il sindaco dice di confrontarsi ma, in realtà, prende decisioni in piena autonomia e non accetta alcun tipo di obiezione o contraddittorio.
Bellizzi è oggi un comune povero, tra i più poveri della Piana del Sele, in cui anche le banche chiudono le proprie filiali a favore di comuni più ricchi. Per tanti anni Volpe ci ha raccontato la favola di un “Paese dei balocchi” che, in realtà, non esiste. Le problematiche che attanagliano la nostra comunità vengono troppo spesso sottaciute, a favore dell’esaltazione di modesti traguardi travestiti da imprese titaniche. Peccato che il commercio sia morto, le industrie siano poche e il lavoro per i nostri giovani sia altrove. Peccato che anche le iniziative sociali e culturali siano ormai ridotte ad una cerchia privata del sindaco, 4 o 5 eventi l’anno e nulla più.
Posso sembrare una persona che sputa nel piatto in cui ha mangiato o che ha scelto di intraprendere questo nuovo percorso per interessi personali. Ebbene, se io avessi avuto interessi personali non sarei ancora in politica. I miei interessi sono di natura imprenditoriale, privatistica, e mal si conciliano con la vita pubblica.
Le mie scelte sono dunque dettate solo ed esclusivamente dal cuore e dal senso dell’onore di chi sa che Bellizzi può aspirare a qualcosa di più. La nostra città può e deve guardare al futuro con coraggio, ambizione e voglia di crescere. Questo racconto che ci fanno, in cui Bellizzi è la migliore città del mondo, è una storia falsa.
È giunto il momento di scrivere una storia nuova e vera, di iniziare a fare qualcosa di concreto per costruire un presente e un domani migliore.
Nicola Pellegrino