Fisciano: Comitato di via Popa, a Carpineto festa di S. Michelullo 17 Giugno 2023
Un luogo importante per l’agricoltura nel territorio di Fisciano è stato da sempre la località Popa, ubicata ai piedi del santuario di san Michele di Basso.
Da dove prende il nome?
Forse, secondo una suggestiva ipotesi, dai sacerdoti minori dell’epoca romana. I quali erano addetti alla preparazione dei riti sacrificali degli animali. Tali riti servivano per propiziare la protezione e le grazie degli dei. Quindi un nome che viene da molto lontano e testimonia in qualche modo l’importanza della località.
È ancora vivo nei ricordi dei più anziani la via percorsa con i carri dai contadini per portare a macinare il grano a Mercato S. Severino.
Da Carpineto per via Popa si scendeva prima a Pizzolano. È evidente il richiamo ad un prediale da collegare ad un gentilizio romano, così come Fisciano e Gaiano.
Via Popa, dunque, era un importante nodo di transito da tempo immemorabile per persone e per mezzi trainati da buoi o cavalli.
E, oggi?
Via Popa è una strada che più delle volte, soprattutto in inverno, diventa un torrente e piena di buche. Una strada che non ha uno sbocco. Una strada non percorribile da un grande furgone. Una strada che non permette l’agevole transito di una autoambulanza e tantomeno di un carro funebre.
In conclusione è bene non nascere, non ammalarsi e non morire in località Popa.
Non resta, di conseguenza, che rassegnarsi all’inarrestabile indifferenza verso un territorio, ricco di testimonianze nell’ evoluzione del paesaggio?
Popa era una zona agricola molto produttiva. In essa i contadini coltivavano tra l’altro il pomodoro “cruvanese o corbarese”. Un pomodoro che si adattava bene al terreno cosiddetto asciutto. Perché ha bisogno di poca acqua. Un pomodoro molto ricercato dalla comunità dei paesi vesuviani. Infatti nel periodo della maturazione e raccolta si notavano i carretti prima e dei camioncini poi, molti variopinti dei “Torresi” che venivano ad acquistare il prodotto.
Una volta trasformato, con il corbarese si facevano le “Bottiglie”. Tappate venivano bollite in bidoni. Il succo era alla base di ottimi piatti gastronomici. Uno per tutto il ragù o il pomodoro con la braciola. Inoltre il succo andava a braccetto con la pasta. La cosiddetta “Pasta asciutta”. Per non parlare del secondo piatto per eccellenza: la parmigiana (pomodoro, melenzane fritte, mozzarella ed aromi vari).
Ad oggi la località Popa è tappezzata di noccioleti. Tale monocoltura concorre, però, al rischio di pericolo idrogeologico. In quanto i terreni poco lavorati non trattengono l’acqua. E la stessa va a valle e causano danni.
Via Popa veniva percorsa anche dai mezzi che trasportavano il tufo nero. Il quale veniva ricavato dalla roccia vulcanica di cui era ricca zona. Da questo il nome di “Tufarella” luogo facente parte della stessa località Popa. Tufo che veniva utilizzato per costruire le strutture abitative e non.
Tanti sono, così, i ricordi, custoditi dalle antiche famiglie che da tempo immemorabile hanno abitato la località e lo hanno segnato.
Un’edicola dedicata a S. Michele, chiamato in modo affettivo San Michelullo, è posta al bivio della strada in direzione Rio Secco, Ramera, Pendino e Fisciano o in direzione Pizzolano.
Ecco, la valorizzazione della strada (e della località) potrebbe ripartire dalla riscoperta del collegamento tra centri montani, Calvanico, Carpineto, Villa con i paesi del fondovalle come Mercato San Severino, Fisciano e la sua Università.
La strada aveva una sua importanza nell’economia territoriale ma, anche, storico e religioso. Via Popa era attraversata dai pellegrini che a maggio o a settembre si recavano al santuario di san Michele di Basso.
Perché non ripristinare l’antico tratturo, renderlo agibile, inserendolo nel Cammino dell’Angelo Michele in Campania?
Perché non fare riferimento alla Legge di Bilancio 2022 che ha destinato fondi per valorizzare e rilanciare i percorsi dei pellegrinaggi?
Da qui l’attivazione di alcuni cittadini, intorno al professore Giovanni Sessa della Baita Fiorita, per organizzare una festa in onore di San Michelullo, come occasione per fare il punto sulla località e sulla sua strada, per un primo atto concreto: liberare dagli arbusti l’edicola.
Ma, anche, per una più approfondita conoscenza del Catalogo dei cammini religiosi.
Programma
Ore 10.00 Chiesa di San Nicola in Carpineto
Saluti
De Angelis don Roberto, parroco
Presentazione del programma della giornata,
Giovanni Sessa della Baita fiorita
Ore 11.00 In cammino sul Tratturo Micaelico
Dalla Chiesa di San Nicola per via Popa fino all’edicola di San Michelullo
Cerimonia religiosa
Ore 13.00 Alla Baita Fiorita di Giovanni Sessa
Incontro conviviale con:
-assaggi di piatti della tradizione culinaria locale (mallone sciatizzo, gnocchetti alla nocciola ed erbette selvatiche);
-presentazione di alcuni lavori culturali (video, poesie, …) riguardanti il culto di San Michele ed i Longobardi;
-illustrazione dei programmi delle successive tappe, dedicate al Tratturo Micaelico
Ore 17.00 Saluti e arrivederci.