In libreria “I templari. La milizia di Dio” di don Marcello Stanzione e Filomena Guida

In libreria “I templari. La milizia di Dio” di don Marcello Stanzione e Filomena Guida

Cosimo Cicalese

Don Marcello Stanzione e la dottoressa Filomena Guida sono gli autori del testo edito dalla Gribaudi: “I templari. La milizia di Dio”. L’Ordine dei Templari è il più antico dei tre grandi ordini cavallereschi, sorti in Palestina all’epoca delle crociate. Gli inizi dell’ordine non sono facili da ricostruire. Nell’anno 1120 un gruppo di cavalieri francesi, guidati da Hugo di Payens, nobile cavaliere della Champagne, costituirono una comunità col compito esplicito di scortare e difendere i pellegrini che percorrevano la Terra Santa alla volta di Gerusalemme. Questo compito di carattere militare divenne poi il quarto voto dei Templari, accanto ai tre tradizionali di povertà, castità e obbedienza. Re Baldovino II di Gerusalemme concesse ai Templari una parte del suo palazzo, che si riteneva edificato sopra il tempio di re Salomone. Fu da questa sede che essi derivarono il nome di Templari. Hugo di Payens risulta anche il primo maestro della comunità. Su sua richiesta, il 13 febbraio 1129 venne presentata e approvata dal sinodo di Troyes (sotto la presidenza di un legato papale) la prima regola dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio. I Templari erano canonici regolari, non monaci. Bernardo di Clairvaux, una delle più influenti autorità spirituali di quel tempo, scrisse per loro il De laude novae militiae ad milites Templi (Della lode della nuova milizia, ai soldati di Cristo). L’Ordine assunse i compiti di esercito permanente del regno di Gerusalemme e degli altri stati crociati. Il suo grande periodo cominciò negli anni Sessanta del secolo XII, in concorrenza con i Giovanniti, che da comunità con compiti caritativi si erano trasformati in un vero ordine cavalleresco e militare, analogamente all’Ordine teutonico. Mentre Giovanniti e Ordine teutonico nell’organizzare la propria struttura militare si erano ispirati all’Ordine dei Cavalieri del Tempio, questi ultimi, su esempio dei primi due, avevano organizzato a loro volta una sezione ospedaliera, nell’ambito dei servizi da loro svolti, di carattere militare. All’Ordine si unirono anche delle comunità femminili. Riccamente dotati di privilegi da parte dei papi (esenzione) e sostenuti da molti principi, l’Ordine dei Cavalieri del Tempio poté aprire numerose sue case in tutta Europa, soprattutto nelle regioni occidentali e sudoccidentali del continente. Dopo la perdita della Terra Santa, seguita alla caduta della fortezza di Accon nel 1291, i Templari cercarono inizialmente un nuovo ambito di azione sull’isola di Cipro. Presto, però, l’Ordine andò incontro a gravi persecuzioni e al completo annientamento. La responsabilità principale di questo dramma ricadde su Filippo IV il Bello, re di Francia dal 1285 al 1314, e sui suoi consiglieri, tra cui, soprattutto, il cancelliere Guglielmo di Nogaret. I motivi che spinsero il re non sono tutti chiari. Indubbiamente, egli era geloso dell’autonomia e del potere dell’Ordine, anche perché la parte più consistente dei suoi beni era in Francia. I tesorieri della casa dei Templari di Parigi erano anche amministratori delle casse dello stato.

Il pretesto per procedere contro l’Ordine fu offerto al re nel 1305 dal tradimento di un suo membro, Esquiu de Floyran, personaggio di bassa estrazione sociale, originario della Francia meridionale. Costui affermò che in occasione dell’ingresso nell’Ordine gli era stato chiesto di rinnegare Cristo e di partecipare a cerimonie immorali. Secondo queste calunnie, usanza dell’Ordine sarebbe stato sputare sulla croce e calpestarla, rinnegare Cristo, venerare un idolo e obbligarsi all’omosessualità e ad altri atti immorali. I consiglieri del re trasformarono, poi, la questione dei Templari in un affare di stato per la Francia. Il papa era allora Clemente V (1305-1314), francese e personalità debole, su cui il re di Francia esercitò fortissime pressioni. Per ottenerne l’assenso, il re minacciò di aprire un processo di eresia contro papa Bonifacio VIII (1294-1303), che, in precedenza, lo aveva fortemente contrastato. Clemente V autorizzò un’indagine sull’Ordine ma il re, il 13 ottobre 1307, fece imprigionare di sua iniziativa tutti i Templari presenti in Francia (circa 2000), compreso il gran maestro Giacomo di Molay, incamerandone i beni. In Francia l’Ordine era così messo completamente in ginocchio e reso incapace di reagire. Clemente V protestò contro queste violazioni del diritto, chiedendo la liberazione dei prigionieri e la restituzione dei loro beni, ma in seguito finì per prestar fede alle accuse mosse nei confronti dei Templari. Alla domanda, più volte e da più parti sollevata, sulla colpevolezza dell’Ordine dei Templari, si può rispondere con certezza che l’ordine, nel suo insieme – contava alcune migliaia di membri – era innocente. I pesanti capi d’accusa contro di essi non sono suffragati da prove. Le confessioni dei Templari non possono essere ritenute valide, in quanto estorte con la tortura. L’Ordine conobbe certamente degli abusi che, tuttavia, non erano superiori a quelle di altre analoghe istituzioni di quel tempo. Nelle pagine del libro i due autori, Marcello Stanzione e Filomena Guida, ripercorrono in modo semplice e divulgativo la storia, la regola, il servizio, lo status, la missione e il tipo di scelta di vita del monaco-cavaliere templare in un interessante viaggio alla scoperta della custodia e sacralità del cristianesimo medioevale.