La Voce e la Vita della Chiesa: ”San Giovanni Battista“

La Voce e la Vita della Chiesa: ”San Giovanni Battista“

Diac. Francesco Giglio

Il 24 giugno si celebra la festa di San Giovanni Battista. È uno dei Santi più venerato nel mondo. Si tratta dell’unico santo per il quale la Chiesa cattolica celebra sia la nascita, il 24 giugno che la morte, il 29 agosto, privilegio riservato soltanto alla Madonna e a Gesù Cristo. Il giorno nel quale i santi vengono celebrati e ricordati nel calendario, di solito corrisponde al giorno della morte: perché morendo, nascono in Cristo. La sua vocazione profetica si manifestò ancor prima di nascere attraverso segni messianici come “l’esultanza” davanti a Maria in visita alla cugina Elisabetta. Cristo stesso lo definì: «il più grande tra i nati da donna».

È l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita. Nel Vangelo di Luca (cfr. 1, 5) si dice che era nato in una famiglia sacerdotale, suo padre Zaccaria era della classe di Abia e la madre Elisabetta, discendeva da Aronne.  Elisabetta era sterile e ormai anziana. Un giorno, mentre il marito Zaccaria offriva l’incenso nel Tempio, gli comparve l’arcangelo Gabriele che gli disse: “Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché sarà grande davanti al Signore” e proseguì nel descrivere le sue virtù, cioè:” pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia”. Dopo quella visione, Elisabetta concepì un figlio fra la meraviglia dei parenti e conoscenti; al sesto mese della sua gravidanza, l’arcangelo Gabriele, il “messaggero celeste”, fu mandato da Dio a Nazareth ad annunciare a Maria la maternità del Cristo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi anche Elisabetta, tua parente, nella vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile; nulla è nulla è impossibile a Dio” (cfr. Lc 1,35-38). Giovanni è chiamato il “Precursore” perché con la azione profetica e la predicazione annuncia la venuta di Gesù. Dopo la giovinezza, si ritirò a condurre la dura vita dell’asceta nel deserto. Portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio (28-29 d.C.), iniziò la sua missione lungo il fiume Giordano, con l’annuncio dell’avvento del regno messianico ormai vicino, esortava alla conversione e predicava la penitenza. Dalla Giudea, da Gerusalemme e da tutta la regione intorno al Giordano, accorreva ad ascoltarlo tanta gente considerandolo un profeta. Giovanni in segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova vita immergeva nelle acque del Giordano, coloro che accoglievano la sua parola, dando loro un battesimo di pentimento per la remissione dei peccati. In virtù di tale gesto gli fu dato il nome di “Battista”. Anche i soldati del re Erode Antipa andavano da lui a chiedergli cosa potessero fare se il loro mestiere era così disgraziato e malvisto dalla popolazione; e lui rispondeva: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno e contentatevi delle vostre paghe” (cfr. Lc 3, 13). Molti cominciarono a pensare che egli fosse il Messia tanto atteso, ma Giovanni assicurava loro di essere solo il Precursore: “Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. E alla delegazione ufficiale, inviatagli dai sommi sacerdoti disse, che egli non era affatto il Messia, il quale era già in mezzo a loro, ma essi non lo conoscevano; aggiungendo “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. La sua missione si compì quando Gesù prese ad iniziare la sua predicazione, aveva formato il gruppo degli apostoli e discepoli ed era seguito da una gran folla. Giovanni, infatti,  aveva predicato proprio per questo: “preparare un popolo degno, che accogliesse Gesù e il suo messaggio di Redenzione”.

Aveva operato senza indietreggiare davanti a niente, neanche davanti al re d’Israele Erode Antipa († 40 d.C.), che aveva preso con sé la bella Erodiade, moglie divorziata da suo fratello; ciò non era possibile secondo la legge ebraica perché il matrimonio era stato regolare e fecondo, tanto è vero che era nata una figlia Salomè. Per questo motivo un giudeo osservante e rigoroso come Giovanni sentiva il dovere di protestare verso il re per la sua condotta. Infuriata Erodiade gli portava rancore, ma non era l’unica; perché il battesimo che Giovanni amministrava, perdonava i peccati, rendendo così inutili i sacrifici espiatori, che in quel tempo si facevano al Tempio, e ciò non era gradito ai sacerdoti giudaici. Erode fece arrestare e mettere in carcere Giovanni su istigazione di Erodiade, la quale avrebbe voluto che fosse ucciso, ma egli temeva Giovanni, considerandolo uomo giusto e santo, preferiva vigilare su di lui e l’ascoltava volentieri, anche se restava molto turbato. Ma per Erodiade venne il giorno favorevole, quando il re diede un banchetto per festeggiare il suo compleanno, invitando tutta la corte ed i notabili della Galilea. Alla festa partecipò con una conturbante danza anche Salomè, la figlia di Erodiade e quindi nipote di Erode Antipa. La sua esibizione piacque molto al re ed ai commensali, per cui disse alla ragazza: “Chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò”. Salomé chiese alla madre consiglio ed Erodiade prese la palla al balzo, e le disse di chiedere la testa del Battista. A tale richiesta fattagli dalla ragazza davanti a tutti, Erode ne rimase rattristato, ma per il giuramento fatto pubblicamente, non volle rifiutare e ordinò alle guardie che gli fosse portata la testa di Giovanni, che era nelle prigioni della reggia. Il Battista fu decapitato e la sua testa fu portata su un vassoio e data alla ragazza che la diede alla madre. I suoi discepoli saputo del martirio, vennero a recuperare il corpo, deponendolo in un sepolcro. L’uccisione suscitò orrore e accrebbe la fama del Battista. S. Giovanni Battista, è patrono di città come Torino, Firenze, Genova, Ragusa…

Per quanto riguarda le reliquie la storia è alquanto lunga e complessa. Dopo essere stato sepolto privo del capo a Sebaste in Samaria, dove sorsero due chiese in suo onore; nel 361-362 ai tempi dell’imperatore Giuliano l’Apostata, il suo sepolcro venne profanato dai pagani che bruciarono il corpo disperdendo le ceneri. S. Giovanni Battista, tanto per citarne alcune, è patrono di città come Torino, Firenze, Genova, Ragusa… Per quanto riguarda le reliquie la storia è alquanto lunga. A Genova nella cattedrale di S. Lorenzo, si venerano proprio quelle ceneri, portate dall’Oriente nel 1098, al tempo delle Crociate, con tutti i dubbi collegati. Per la testa che si trovava a Costantinopoli, per alcuni invece ad Emesa, purtroppo come per tante reliquie del periodo delle Crociate, dove si faceva a gara a portare in Occidente reliquie sante e importanti, la testa si sdoppiò, una a Roma, senza la mantibola, nella chiesa di S. Silvestro in Capite nel XII secolo e un’altra ad Amiens nel XIII sec. La cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo, custodirebbe il Sacro Mento. Giovanni fra i nomi maschili, ma anche usato nelle derivazioni femminili (Giovanna, Gianna) è il più diffuso nel mondo, tradotto nelle varie lingue. Tanti altri santi, beati, venerabili della Chiesa, hanno portato originariamente il suo nome; come del resto il quasi contemporaneo san Giovanni l’Evangelista e apostolo, perché il nome Giovanni, al suo tempo era già conosciuto e nell’ebraico Iehóhanan, significava: “Dio è propizio”. È il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli; non c’è, si può dire, pala d’altare o quadro di gruppo di santi, da soli o intorno al trono della Vergine Maria, che non sia presente questo santo, rivestito di solito con una pelle d’animale e con in mano un bastone terminante a forma di croce. Senza contare le tante opere pittoriche dei più grandi artisti come Raffaello, Leonardo, ecc. che lo raffigurano bambino, che gioca con il piccolo Gesù, sempre rivestito con la pelle ovina e chiamato affettuosamente “San Giovannino”. Ciò testimonia il grande interesse, che in tutte le epoche ha suscitato questo austero profeta.

È tale la considerazione che la Chiesa gli riserva, che è l’unico santo dopo Maria ad essere ricordato nella liturgia, oltre che nel giorno della sua morte (29 agosto), anche nel giorno della sua nascita terrena (24 giugno). Quest’ultima data è la più usata per la sua venerazione, dalle innumerevoli chiese, diocesi, città e paesi di tutto il mondo, che lo tengono come loro santo patrono. Papa Francesco, durante la messa celebrata a Santa Marta nella mattina di martedì 24 giugno 2014, solennità della Natività del Precursore, ha voluto riproporre questo trinomio come paradigma della vocazione di ogni cristiano, racchiudendolo in tre espressioni riferite all’atteggiamento del Battista nei confronti di Gesù: «Dopo di me, davanti a me, lontano da me». Giovanni ha lavorato anzitutto per «preparare, senza prendere niente per sé». Egli, «era un uomo importante: la gente lo cercava, lo seguiva», perché le sue parole «erano forti» come «spada affilata», secondo l’espressione di Isaia (49, 2). Il Battista «arrivava al cuore» della gente. E se «forse ha avuto la tentazione di credere che fosse importante, non vi è caduto», come dimostra la risposta data ai dottori che gli chiedevano se fosse il Messia: «Sono voce, soltanto voce di uno che grida nel deserto. Io sono soltanto voce, ma sono venuto a preparare la strada al Signore». Il suo primo compito, dunque, è «preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore»… La seconda vocazione di Giovanni: «discernere, tra tanta gente buona, chi fosse il Signore». E «lo Spirito — ha osservato il Papa — gli ha rivelato questo». Cosicché «lui ha avuto il coraggio di dire: “È questo. Questo è l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal mondo”». Mentre «nella preparazione Giovanni diceva: “Dietro di me viene uno…”, nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice: “Davanti a me… è questo”». La terza vocazioni di Giovanni: «diminuire». Perché proprio «da quel momento — ha ricordato il vescovo di Roma — la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare sé stesso». È stata questa, ha fatto notare Papa Francesco, «la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che nel carcere», dove era stato rinchiuso da Erode Antipa, «ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio del suo cuore». È stato assalito dai dubbi: «Ma sarà questo? Non avrò sbagliato?». Tanto che, ha ricordato il Pontefice, chiede ai discepoli di andare da Gesù per domandargli: «Ma sei tu davvero o dobbiamo aspettare un altro?». «L’umiliazione di Giovanni — ha sottolineato il vescovo di Roma — è doppia: l’umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio», ma anche l’umiliazione di non poter scorgere «la storia di salvezza: l’umiliazione del buio dell’anima».

Quest’uomo che «aveva annunciato il Signore dietro di lui», che «lo aveva visto davanti a lui», che «ha saputo aspettarlo, che ha saputo discernere», ora «vede Gesù lontano. Quella promessa si è allontanata. E finisce solo, nel buio, nell’umiliazione». Non perché amasse la sofferenza, ma «perché si è annientato tanto perché il Signore crescesse». È finito «umiliato, ma con il cuore in pace». È bello — ha affermato in conclusione Papa Francesco — pensare la vocazione del cristiano così». Infatti «un cristiano non annunzia sé stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore». Inoltre «deve sapere discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non è: uomo di discernimento». E infine «dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri».