Ripensare la Borsa del Turismo Archeologico
Dopo l’illustrazione delle priorità per l’anno 2010 esposte dall’Assessore provinciale alle Politiche giovanili e alla Formazione, Antonio Iannone, dalle quali, finalmente e giustamente, è scomparsa Exposcuola, il bravo e salace Aldo Bianchini si è chiesto se la stessa sorte toccherà all’altro mega evento annuale, la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. Diciamo subito che la domanda è legittima per alcune criticità che la BMTA ha mostrato negli ultimi anni, ma che la risposta dovrà essere diversa da quella data per Exposcuola.Come con petulante e noiosa insistenza abbiamo denunciato e sottolineato da anni, se per quest’ultima si è trattato di un decennale spreco di denaro, peraltro fuori dai compiti propri dell’Ente Provincia, per la BMTA, invece, gli impegni sono coerenti con le finalità dell’Ente, il cui compito è quello di valorizzare il patrimonio territoriale finalizzandolo allo sviluppo economico, prioritariamente attraverso la promozione di valide politiche per il Turismo.Se proprio c’è da operare qualche altro consistente e salutare taglio, questo riguarda proprio la partecipazione, il finanziamento e la funzione di quel carrozzone di sprechi e di clientele che sempre più si rivela la BIMED, la quale, dimenticando il motivo della sua istituzione (leggiamo nella sua mission: “partendo dagli assunti gramsciani” (sic!) passando “attraverso la ripresa culturale, la valorizzazione del patrimonio BAAAS locale, la promozione della nostra cultura e della nostra civiltà”), è finita per dare vita a Consorzi di aziende agricole private, con evidenti scopi di interessata commercializzazione camuffata da promozione di prodotti tipici, che nulla hanno in comune con le Arti e con le Scienze.Per quanto riguarda la BMTA, il Presidente On. Edmondo Cirielli ebbe già a dire, poco dopo la sua elezione, che era opportuno “dare un significato più pregnante alla manifestazione”. Gli fece eco l’allora delegato al Turismo Alberico Gambino che parlò di una “nuova Borsa”.Questi intendimenti e la finalità di un rigore di spesa sempre più finalizzata possono essere le premesse e l’occasione per rilanciare l’evento in modo diverso, più produttivo e più aderente alle esigenze del territorio e del turismo nella provincia di Salerno e in particolare nella zona di svolgimento. I circa diecimila visitatori della passata edizione, tra l’altro costituiti quasi esclusivamente da scolaresche caciaroni, sono un’inezia per i fini che si propone. Se questi dati si valutano con quelli generali del numero di visitatori dei siti archeologici italiani, che nei precedenti anni hanno registrato un continuo decrescere del flusso intorno al 12%, con fascia di età di riferimento a quella degli ultraquarantenni, si può legittimamente parlare dell’archeoturismo come fenomeno di nicchia e, per Paestum, di settore residuale che incide poco sullo sviluppo economico. Senza contare che circa l’80% dei visitatori dell’area archeologica pestana, musei compresi, sono giornalieri con ricadute solo su qualche rivendita di souvenir adiacente ai Templi. Il turismo in Provincia, particolarmente a sud di Salerno, rappresenta un vero e proprio caso, con le forti, rilevanti differenze e disomogeneità all’interno del territorio. È un turismo a prevalenza balneare e stagionale che ora soffre la concorrenza di altre appetibili destinazioni con una varietà di attrattori di supporto, servizi più disponibili, mare pulito, contesto antropologico e infrastrutturale accogliente e ospitale; un turismo di massa che, non trovando un territorio adatto a riceverlo, diventa poco “sostenibile” per l’ambiente. Le aree di residenza turistica sono deserte per i tre quarti dell’anno; l’edificazione turistico-alberghiera, peraltro di ottimo livello, già isolata e distanziata dalle preesistenti strutture urbane, vive all’interno di un evidente degrado ambientale e dell’assenza di un minimo di presenze infrastrutturali di base; le zone interne sono sostanzialmente escluse dai flussi di visitatori, con le eccezioni di Contursi e Padula che, peraltro, non sono né alternative né complementari al turismo balneare. Si avverte ormai con evidenza uno scollamento tra workshop, borse del turismo e le nuove tecnologie di scambio, comunicazione, veicolazione delle informazioni e acquisto dei “viaggi”. Il turismo organizzato è sempre più in crisi, con agenzie di viaggi e tour operator che stanno vivendo un brutto momento, poiché molti viaggiatori si organizzano da soli e le moderne tecnologie consentono in tempo reale contatti e scambi di informazioni on line. Su queste basi bisogna ripensare la Borsa, il cui ruolo rimane enorme, e la cui sorte è da affidare a una sua rivisitazione, trasformazione e collocazione in altro contesto, a cominciare da una filiera coordinata di eventi nazionali e internazionali destagionalizzanti, anche fieristici, sui quali far convergere da parte degli Enti locali parte delle enormi risorse destinate ai costosi spettacoli estivi, quasi sempre di dubbia valenza artistico-culturale, che vanno pur sempre a incidere sulla presenza balneare e sul mordi e fuggi, con ricadute quasi soltanto per le strutture organizzative e, absit iniuria verbis, per qualche imprenditore delle vicinanze. Si tratta non di dare importanza a singoli eventi, ma di attivare una strategia complessiva di valorizzazione, distinguendo le azioni rivolte al miglioramento e alla creazione del prodotto turistico da quelle finalizzate alla sua promozione. È il coinvolgimento di una pluralità di soggetti eterogenei che hanno bisogno di essere coordinati, secondo una nuova e moderna progettualità. La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico potrà continuare ad esistere solo se inserita in un globale e coerente progetto e articolata strutturalmente secondo nuovi modelli di relazioni e commercializzazioni, per evitare che resti vetrina per il politico di turno, occasione di caciara per studenti vacanzieri, piacevole soggiorno gratuito per molti o, peggio ancora, marketing per destinazioni e siti concorrenti.
* Componente del Comitato per la Razionalizzazione della Formazione Turistica – Ministero del Turismo