Fisciano: “L’eredità di Derrida” all’Ateneo

Michela Maffei

Una dibattito per riflettere sugli insegnamenti di Jacques Derrida. Mercoledì 5 maggio alle ore 10 presso l’aula dei consigli della facoltà di lettere e filosofia, si terrà il terzo incontro nell’ambito dell’iniziativa “L’eredità di Jacques Derrida. Il futuro della decostruzione”, organizzata dal dipartimento di filosofia. Derrida è uno dei filosofi più noti del nostro secolo con Heidegger, Husserl e Lacan. Ha contribuito ad una rivisitazione dei concetti e delle categorie proprie della filosofia classica occidentale. Per Derrida la decostruzione è qualcosa di simile all’esecuzione artistica. Nella lettura dei testi, è l’atto di compiere il processo inverso rispetto a quello che ha portato alla costruzione del testo, smontandolo e rovesciandone le gerarchie di significato, trattando le opere di filosofia come opere di letteratura e viceversa, giocando sulle opposizioni, sui rimandi, sulle somiglianze casuali, su ciò che sta ai margini nel testo. Derrida analizza il rapporto fra la parola o logos, inteso come voce, e la scrittura, rilevando che nella tradizione occidentale la voce abbia assunto un primato in virtù del fatto che essa è percepita e vissuta come qualcosa di presente e di immediatamente evidente: nella parola parlata è sempre immanente il logos. La scrittura, invece, è caratterizzata dall’assenza totale del soggetto, che l’ha prodotta: il testo scritto gode ormai di vita propria. La conferenza non mira a “trarre un bilancio, ma a rilanciare la scommessa che ha ispirato l’insegnamento del filosofo: radicalizzare l’interrogazione filosofia per rispondere delle questioni che si stagliano al nostro avvenire. L’iniziativa si propone di instaurare relazioni con le voci più autorevoli della decostruzione provenienti da orizzonti diversi, in se stessi differenziati ma tutti in qualche modo vincolati all’eredità di Jacques Derida”. Interventi di Giovanna Borradori, Vassar College of New York, “Lo spettro del politically correct. La decostruzione nell’era di Obama”; Simone Ragazzoni, università cattolica di Milano, “Différance e Democrazia”.