I gesuiti Maurizio Flick e Zoltan Alszeghy e gli angeli
don Marcello Stanzione
Questo mio articolo sull’angelologia di due eminenti teologi gesuiti contemporanei deve molto agli studi del Canonico Regolare della Santa Croce, l’angelologo spagnolo padre Ignazio Suarez, di cui sono riconoscente per l’abbondante materiale fornitomi. Maurizio Flick (S.J.), nacque a Milano nel 1909 e compì gli studi nell’università gregoriana (Roma). Insegnò Teologia Dogmatica nel Seminario Regionale di Anagni e dal 1945 fino alla sua morte avvenuta nel 1979 fu professore di Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana. Zoltan Alszeghy (S.J.), nacque a Budapest (Ungheria) e compì gli studi a Budapest e a Roma. Professore alla Pontificia Università Gregoriana dal 1946 al 1990. Morì nel 1991. Flick e Alszeghy svilupparono la riflessione teologica sugli angeli nel trattato De Deo Creante e dalla prospettiva della historia salutis. Questa è una storia di salvezza che s’intende come una serie progressiva di interventi di Dio, con l’intento di portare l’umanità a vivere in pienezza la vita della grazia in Cristo nella Gerusalemme celeste e che hanno il centro nell’incarnazione redentrice di Cristo avvenuta nella pienezza dei tempi. I due autori per questo realizzano l’esposizione angelologica basandosi su ciò che riguarda l’uomo e la sua vocazione alla vita sovrannaturale, e non sulla superiorità della natura degli angeli o in considerazione che gli angeli costituiscono la parte più perfetta dell’universo creato da Dio. I problemi che l’angelologia colloca nel campo teologico non si risolvono ritornando alle angelologie scolastiche, che piuttosto somigliano a speculazioni filosofiche, bensì a quello che le fonti della fede ci voglio insegnare realmente. Pertanto, “la teologia degli angeli esige che il teologo distingua con cura la veste letteraria e i “teologumeni” da quello che le fonti della fede vogliono realmente insegnarci”. In questa indagine teologica e nell’interpretazione del fenomeno umano, la categoria della storia della salvezza avrà un importante ruolo, anche se si conosce che la Rivelazione non ci può offrire una risposta immediata ai problemi prospettati dall’uomo e dal suo progresso. Le diverse tappe della storia della salvezza costituiranno per Flick e Alszeghy “l’immagine oggettiva”, il dato teologico che darà una risposta di fede alle questioni che si andranno presentando. In questo modo, aggiunge Flick, sarà possibile organizzare l’esposizione sistematica della teologia nello schema della storia della salvezza. Gli stessi dogmi dovranno anche essere compresi dentro quest’orizzonte della teologia della storia, di modo che si possa conoscere il senso pieno del dato rivelato. Per questo, la specificità della teologia, dirà Alszeghy in un articolo scritto dopo il concilio, è uno “sviluppo progressivo della salvezza”, cioè “della storia della salvezza”. Flick e Alszeghy ordinano il loro trattato angelologico in quattro proposte o tesi: primo l’esistenza degli angeli; dopo l’origine della loro divisione; in seguito la natura angelica e l’elevazione degli angeli alla vita sovrannaturale; infine l’influenza che gli angeli buoni esercitano nella storia della nostra salvezza. I due professori della Gregoriana fanno uso della Scrittura, della dottrina dei Padri e dei teologi, della ragione teologica e del Magistero per determinare che ognuna di queste tesi incontra nella Rivelazione. Inoltre stabiliscono il valore teologico di una delle tesi. La Rivelazione insegna l’esistenza degli angeli buoni e cattivi. “Parlando di esseri personali, intendiamo esseri simili all’uomo, perché dotati di intelligenza e volontà, i quali quindi sono capaci di entrare in dialogo con gli altri”. Davanti alla questione della fonte da cui gli autori ispirati dall’Antico e dal Nuovo Testamento hanno assimilato la loro angelologia, i nostri due autori affermano che “noi ammettiamo attualmente l’esistenza degli angeli non perché gli antichi credessero, ma perché per Cristo era verità e perché gli autori ispirati la introdussero nell’insegnamento sulla salvezza cristiana”. Per quanto riguarda la riflessione teologica sugli angeli da parte dei Padri della Chiesa, ricordano che l’angelologia patristica stabilisce il criterio per il quale attualmente si mantengono alcuni punti della dottrina degli angeli, mentre altri si abbandonano. Certo è che non si possono ammettere alcune delle opinioni patristiche sulla natura e l’attività degli angeli, e nemmeno si può considerare questo insegnamento come superato. In relazione con l’argomentazione teologica, Flick e Alszeghy affermano che la ragione può offrire argomenti a priori e a posteriori, a prescindere dalla Rivelazione, per provare l’esistenza degli spiriti. Anche la testimonianza della fede della Chiesa sull’esistenza degli angeli appare nella liturgia e nei documenti magisteriali. Le diverse affermazioni sull’angelologia liturgica, secondo Flick e Alszeghy, chiedono al teologo di determinare esattamente l’autorità di ciascuna di esse perché si possa fondare l’angelologia dogmatica nella liturgia. Dei documenti del magistero, già il Simbolo del concilio I di Nicea afferma la fede in Dio creatore di tutte le realtà visibili e invisibili (cf DH 125). Il Simbolo del primo concilio di Costantinopoli del 381 ritorna ad affermare la fede in Dio creatore di tutte le cose visibili e invisibili (cf DH 150). La fede della Chiesa dice che gli angeli, anche quelli che divennero cattivi, furono creati da Dio, è raccolta nel I sinodo di Praga del 561 (cf DH 455-457) e affermata solennemente nel IV Concilio Laterano (cf DH 800). Il concilio Vaticano I assume la dottrina del IV Concilio Laterano sulla creazione degli angeli (cf DH 3002), e l’enciclica Humani generis lamenta che si metta in dubbio realtà personale degli angeli (cf DH 3891). Infine anche la predicazione ordinaria della chiesa, come appare ad esempio nei catechismi, propone la dottrina dell’esistenza degli angeli. In conclusione, “l’esistenza degli esseri personali, buoni e cattivi, superiori agli uomini e sottomessi a Dio, loro creatore, è contenuta nella Sacra Scrittura e la Chiesa la insegna come dottrina rivelata. Pertanto si deve dire che la tesi (…) è di fede divina e cattolica”. La seconda tesi di Flick e Alszeghy si interroga sul cardine della distinzione tra angeli buoni e cattivi, tenendo conto che quando parliamo di angeli ci riferiamo “agli angeli buoni, cioè a esseri personali che lodano Dio, aiutano gli uomini, li servono e sono uniti a Dio e ai santi nell’eterna felicità del cielo. I diavoli, tuttavia, sono esseri personali, con le stesse perfezioni naturali degli angeli, però ribelli a Dio, che tentano di distruggere e ostacolare la sua opera e sono condannati ad un castigo eterno”. Circa l’origine della divisione tra angeli e diavoli, si deve dire che “il fondamento di questa divisione è un peccato commesso liberamente dai demoni”. I testi biblici di Is 14, 12-15 e Ez 28,12 per l’Antico Testamento e di Lc 10,18, Gv 12,31, Ap 12, 7-8, Giud 6 e 2Pt 2,4 del Nuovo Testamento, che tradizionalmente affermavano la caduta degli angeli secondo la predicazione cristiana non sono sufficienti secondo Flick e Alszeghy per affermare teologicamente che in essi gli scrittori sacri impegnano la loro autorità per affermare la verità oggettiva dello stesso fatto della caduta angelica. In quanto alla dottrina dei Padri, c’è unanimità nella certezza che il peccato di alcuni angeli trasformò questi in demoni, e a loro volta la diversità nella descrizione del peccato angelico. In ogni caso, i Padri non dubitano nell’affermare che quando alcuni angeli peccarono, lo fecero in quanto alla fede. La ragione teologica secondo questi due teologi, mostra un’importanza speciale su questo argomento. Se si nega il peccato nel mondo angelico, si arriva a due affermazioni eretiche e assurde: al manicheismo che ammette l’esistenza di uno o più principi del male e indipendenti da Dio, o all’ammissione che il Dio buono abbia creato esseri che sono cattivi per natura. Come documenti magisteriali che presentano il peccato del diavolo come appartenente alla fede Flick e Alszeghy menzionano il canone 7 del concilio di Praga dell’anno 561 (cf DH 457), la professione di fede imposta da Innocenzo III ai Valdesi (cf DH 790), e la condanna dell’errore dualista degli albigesi nel IV concilio Laterano (cf DH 800). È precisamente la definizione di quest’ultimo concilio che propone la dottrina del peccato angelico come fondamento della distinzione degli angeli fra buoni e cattivi come dogma di fede: “ Il diavolo e altri demoni, certamente furono creati da Dio buoni per natura; ma essi per sé stessi si fecero cattivi”. La terza tesi di Flick e Alszeghy contiene due parti: la situazione ontologica degli angeli nell’universo e la loro vocazione alla vita soprannaturale. Riguardo alla prima i due autori ricordano che la Sacra Scrittura non contiene affermazioni dirette sulla natura degli angeli, anche se li mostra estranei alle leggi materiali degli uomini (cf Giud 6, 21; Gn 19, 11). Possono avere un corpo poiché compaiono agli uomini in forma corporale (cf Dan 9, 21). Che gli angeli siano spiriti immateriali lo affermano chiaramente alcuni Padri della Chiesa; altri, invece, non avevano ben chiara la spiritualità angelica e ammettono una certa immaterialità propria, cioè possiedono un corpo particolarmente sottile, non terrestre, non come il nostro. Il valore teologico della dottrina sulla spiritualità degli angeli è la seguente: “La spiritualità degli angeli, considerata in senso lato, cioè come negazione della corporeità accessibile per natura all’esperienza umana, è fede divina e cattolica (…) la pura spiritualità degli angeli è attualmente dottrina certa, e temeraria l’opinione opposta”. La seconda parte della tesi dimostra che la dottrina sulla vocazione ricevuta da tutti gli angeli alla partecipazione della vita divina è contenuta nella Rivelazione. Questi due teologi si basano su indicazioni indirette offerte dalla Rivelazione per concludere che questa tesi oggi è comune, poiché “ciò è avvenuto per una riflessione comparativa sull’insieme dei dati rivelati, fondata in gran parte sulla legittima supposizione di un’analogia tra la situazione iniziale degli angeli e quella degli uomini in ordine alla salvezza”. Secondo Flick e Alszeghy, la Sacra Scrittura contiene le promesse che ci permettono di dedurre che gli angeli buoni godono della visione beatifica e vivono separati dagli angeli cattivi (Cf Is 6, 1-3; Mt 13, 41; Lc 10, 12). Anche i Padri insegnano che gli angeli hanno una vita sovrannaturale, però in modo indiretto, quando paragonano la vita angelica con la vita cristiana. Allo stesso modo la teologia scolastica accetta il destino sovrannaturale di tutti gli angeli. Da parte sua, la testimonianza della liturgia presenta il culto della Chiesa come partecipazione del culto angelico. Il culto tributato agli angeli nelle feste liturgiche suppone che siano uniti a Dio: “È contenuto chiaramente nella Sacra Scrittura e nell’insegnamento ordinario della Chiesa, che gli angeli godono della visione beatifica. Questa verità quindi è di fede divina e cattolica. […] È un’opinione oggi comune che tutti gli angeli hanno ricevuto la grazia santificante, prima della loro prova; generalmente si ritiene più probabile (non essendovi nessuna ragione contraria) che essi l’abbiano ricevuta nell’istante stesso della loro creazione”. La quarta e ultima tesi spiega l’attività degli angeli buoni e cattivi sugli uomini, secondo la Rivelazione cristiana. Prima di tutto, secondo Flick e Alszeghy è necessaria una spiegazione dei termini. Si parla di custodia generale per indicare l’azione di tutti gli angeli buoni che aiutano gli uomini a ottenere le loro finalità (cf Sal 90, 11); e di custodia particolare quando un angelo protegge una determinata persona. Si chiama insidia l’azione degli angeli cattivi che vogliono impedire che gli uomini ottengano la salvezza (cf Ef 6, 11); tentazione è il termine che designa comunemente le insidie del diavolo (cf Rom 7, 7-10; 1Gv 2, 16). Le fonti bibliche per Flick e Alszeghy rivelano che “l’azione angelica, infatti, è insegnata per far comprendere altre verità: la dignità della persona umana e la supremazia di Cristo. In funzione alla dottrina antropologica e cristologica, si insegna che gli angeli servono Dio, in quanto proteggono e aiutano gli uomini. Il ministero angelico si esercita in modo speciale in favore dei giusti; in questo contesto si afferma che ognuno di questi ha un suo angelo. La Sacra Scrittura più direttamente ci parla delle insidie diaboliche. Però, esse vengono descritte solo in modo generico, senza che sia indicato in qual modo gli spiriti maligni agiscono, e quali e quanti sono gli spiriti tentatori. È detto quanto basta perché il cristiano sappia che la sua vita sovrannaturale si svolge in un’atmosfera di lotta, in cui però potrà sempre trionfare, mantenendosi in unione col Signore glorioso”. I due autori comunicano la stessa cosa che i Padri scrivono sulla protezione degli angeli buoni e le insidie degli angeli e cattivi. Questa influenza degli angeli sull’uomo si realizza solo in modo mediato, cioè, agendo direttamente sul corpo. Quindi, Flick e Alszeghy ricordano che alla riflessione teologica toccherà esporre il modo con cui quello che una volta è stato stabilito dalla Rivelazione si trova d’accordo con ciò che sappiamo di Dio e dei suoi interventi nella storia. La liturgia testimonia anche la custodia ordinaria a carico degli angeli buoni; così, la festa degli angeli custodi suppone che ogni uomo abbia il suo angelo custode. Dalla liturgia si deduce anche che i demoni insidiano gli uomini. Flick e Alszeghy avvertono che il magistero straordinario della Chiesa non si è occupato in nessun documento speciale dell’influenza degli angeli buoni, poiché questa dottrina non fu messa mai in discussione da quelli che ammettevano la loro esistenza. Il IV concilio Laterano afferma che l’uomo ha peccato per le istigazioni del demonio (cf DH 800). Il concilio di Trento aggiunge che questa istigazione oggi continua nella vita quotidiana (cf DH 1541). Da parte loro, i catechismi affermano che gli angeli custodi proteggono il nostro corpo come la nostra anima, intercedono per noi e ci ispirano il bene, mentre gli spiriti maligni cercano di danneggiare il corpo e l’anima. Insegnano anche che ogni uomo possiede il suo angelo custode. Concludendo, “la custodia che gli angeli esercitano per il bene degli uomini si deve dire una verità di fede divina e cattolica, essendo chiaramente indicata nella Sacra Scrittura, e insegnata come rivelata da Dio, nel magistero ordinario della Chiesa. Che ogni uomo abbia il suo angelo, è una determinazione ulteriore della custodia angelica che si trova nell’insegnamento comune della Chiesa; appartiene dunque alla dottrina cattolica. Il fatto che i diavoli insidiano l’uomo, tentandolo, è anche esso di fede divina e cattolica, poiché è insegnato nello stesso modo come la custodia angelica”. Per Flick e Alszeghy la finalità del trattato Gli angeli consiste nel considerare l’angelologia come un elemento che fa parte della situazione concreta nella quale ha inizio e si svolge la storia della salvezza: l’angelologia rivela il senso dell’esistenza umana; il peccato di alcuni angeli aiuta a comprendere che è possibile che l’uomo rifiuti di seguire l’invito divino; l’esperienza dei santi angeli dimostra come deve essere il cammino dei giusti. In questo modo, “la storia umana, infatti, è la realizzazione nel tempo di quella presa di posizione che nella storia degli angeli avvenne nei primi istanti della loro esistenza: la risposta che lo spirito puro può dare definitivamente in un solo attimo, in cui effettua la sua piena donazione o ribellione, lo spirito unito con la materia, invece, non può pronunciarsi che nel tempo, attraverso le varie vicende della vita terrestre”. Concludendo, Flick e Alszeghy affermano che gli angeli influiscono, custodendo oppure tentando, in modo immediato nella vita umana; e che davanti al demonio si deve adottare una posizione di resistenza; che l’unione alla lode angelica e la sollecitudine della loro intercessione sarà utile affinché la vita cristiana sia diretta al centro dell’economia della salvezza, che Gesù Cristo.