Personaggi africani: Artigiani
Padre Oliviero Ferro
Uno dei luoghi privilegiati per vedere il lavoro degli artigiani è il mercato. Ognuno si industria a fare qualcosa. C’è chi lavora il legno per fare degli utensili per la cucina, c’è chi fa il sarto e sul momento ti prepara un vestito (sia per uomini che per donne), c’è chi scolpisce il legno o l’avorio, c’è il fabbro che lavora il ferro (sia per gli attrezzi di cucina come per altre cose utili per la casa), chi ripara le scarpe e le ciabatte e la lista è lunga. Mio padre, quando era venuto al mercato con me, ne aveva fatto una lista lunga. Insomma ognuno cercava di arrangiarsi (il kujidebrouiller). Tutto serve per portare a casa qualche soldo o per bere una birra. Poi nel villaggio dove eravamo, ci sono anche gli atelier, le postazioni fisse di questi artigiani. C’è il sarto (anch’io mi ero fatto fare un vestito: pantaloni e giacca. Naturalmente c’è anche chi lavora per fare quei meravigliosi vestiti per le donne (il wax), pieni di colori). C’è chi lavora il legno per fare le statue (soprattutto con l’ebano), c’è chi fa l’idraulico (o almeno ci prova), chi ripara le biciclette, chi fa un po’ di medicina (guaritori tradizionali e chi, all’occorrenza, si improvvisa dentista). Poi ci sono i venditori ambulanti, dove vendono tutto e di più, riparano gli orologi, gli apparecchi per ascoltare musica (radioline e registratori), chi scrive anche le lettere per chi non sa leggere e scrivere…Di tutto e di più, da perdere la cognizione del tempo. C’è anche chi ripara le auto e i camion, spesso con dei problemi, però poi, magicamente, ripartono. Non si sa come, ma ripartono. Sarà magia, sarà abilità…forse tutte e due. C’era da rimanere meravigliati per come si sapevano arrangiare. L’importante è non avere fretta, ma pensare positivo. Mungu akipenda (se Dio vuole) si parte, altrimenti, basta dare tempo al tempo…