Chi è pagato dal Cavaliere

 Angelo Cennamo

Un luogo comune particolarmente diffuso nel nostro Paese prevede che la sinistra ed i suoi contesti più rappresentativi siano culturalmente più evoluti della destra. Le ragioni sono diverse ed hanno a che vedere con il complicato fenomeno del gramscismo da un lato, e del fascismo dall’altro. Semplificando e brutalizzando, mentre Mussolini imponeva il suo regime a colpi di manganello, il giovane fondatore del Pci, Antonio Gramsci, intuì che l’indottrinamento scolastico poteva rappresentare un metodo efficace per alimentare consensi e prendere più voti alle elezioni. Una recente declinazione di questo teorema investe il belusconismo ed il conflitto di interessi che ne è conseguito, specie nell’editoria. L’altra sera, nel corso del programma televisivo Ballarò, condotto da Giovanni Floris, è andato in onda uno sbalorditivo duetto tra l’on.le D’Alema ed Alessandro Sallusti, condirettore de Il Giornale, quotidiano per alcuni di dubbia indipendenza in quanto foraggiato dalla famiglia del premier. L’argomento di cui si discuteva erano le dimissioni di Scajola per la nota vicenda dell’appartamento romano, comprato non si sa da chi e perchè. Il dibattito si è improvvisamente surriscaldato allorchè Sallusti ha ricordato al suo interlocutore di aver ricevuto , anche lui come Scajola, un trattamento di favore per un’abitazione ubicata nel centro di Roma, per la precisione in zona Trastevere. La notizia, data in anteprima proprio dal quotidiano di Feltri negli anni ’90, rientrava nel noto filone giornalistico denominato “Affittopoli” che vedeva tra suoi protagonisti molti politici, quasi tutti di centro sinistra. “Ho pagato il fitto secondo equo canone!” Ha sbottato D’Alema, infastidito dalla provocazione di Sallusti. “Già, ma quel canone era ben al di sotto del valore di mercato” Ha ribattuto Sallusti. E da qui un crescendo di parolacce con le quali l’esponente del Pd ha dipinto il suo povero dirimpettaio come un prezzolato del Cavaliere mandato nella mischia per dire mascalzonate e per  infangare la reputazione dei suoi avversari politici. Nulla di nuovo, a parte la volgare esternazione di D’Alema. A Ballarò si è ripetuto lo schema, oramai consolidato, secondo cui un editorialista de Il Giornale non può essere giudicato alla stregua di altri suoi colleghi giornalisti, in quanto al soldo di Berlusconi e per questo poco credibile e di dubbia indipendenza. Il ragionamento potrebbe anche avere una sua logica ed un fondamento se non fosse che a tale schema se ne contrappone uno opposto e contrario. Se, infatti, ad essere stipendiati dal Cavaliere sono gli stessi D’Alema, Roberto Saviano, Michele Placido ed altri guru della politica o della cultura progressista, il giudizio sulla credibilità e l’autonomia, per altri particolarmente severo e senza appello, finisce addirittura per ribaltarsi. Direbbe Humpry Bogart : “E’ il doppiopesismo, bellezza!” 

 

3 pensieri su “Chi è pagato dal Cavaliere

  1. gramsci morì perseguitato e malato in un carcere. fù incarcerato dai fascisti, dalla destra si direbbe. gramsci è fondatore dell’unità, il giornale, non del pci al quale contribuì insieme ad altri. purtroppo come dovresti ammettere in italia l’editoria in tutte le sue espressioni è per la maggior parte proprietà di berlusconi e della sua famiglia, per questo è quasi un obbligo, per chi vuol fare certi mestieri, lavorare così. non vedo il motivo di accostare vicende, forse anche un pò diverse, anzi parecchio, per sostenere che siamo/sono tutti uguali. la querelle televisiva ho avuto modo di guardarla per internet. l’ho trovata inusuale e divertente. ormai, penso come me tanti altri, non guardo più trasmissioni di approfondimento da quando, il precursore fù elio vito, sono state trasformate in un canaio. credo che dovresti concordare con me che effettivamente alcuni giornali e giornalisti, non di destra ma di berlusconi, partecipano come controparte senza approccio giornalistico. credo, come te, che sia un luogo comune la superiorità culturale della sinistra che fa di pari passo con un vittimismo piagnone e spagnolesco degli intellettuali di destra. è un dato di fatto che albertazzi, montanellli, lucio battisti, pupi avati, walter chiari e tantissi altri sono emersi, sono stati amati e non si sono mai lamentati. penso che sia una questione di qualità da una parte e una questione di snobbismo della gente di destra, che a parte le escort o il veliname, considera questi mestieri poco edificanti.

  2. Concordo pienamente con Lei, gent.mo Cennamo. Le Sue
    considerazioni non fanno una grinza. La reazione di D’Alema è
    stata spropositata e sconcertante, oltre che inattesa.
    Fino ad oggi il politico di Gallipoli, persona di grande acume, si era sempre distinto per il suo autocontrollo e per il suo senso dell’ironia, si vede che le osservazioni di Sallusti lo hanno punto nel vivo!
    Non mi interessa allargare il discorso oltre lo specifico episodio e mi chiedo, soltanto: se D’Alema fosse stato a “Matrix” o a “Porta a Porta” avrebbe ugualmente perso le staffe in quel modo? Forse, a Ballarò l’on. D’Alema si sente come a casa sua e non ammette di essere criticato

  3. Caro Michele, se quella reazione l’avesse avuta Berlusconi nei confronti di Eugenio Scalfari, ci sarebbero state barricate e manifestazioni pubbliche contro il “bavaglio” del mostro di Arcore.
    Non mi risulta, ad oggi, che l’Ordine dei giornalisti, sempre solerte in talune occasioni, si sia attivato per quanto è accaduto a Ballarò.

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