Consigli di Santa Ildegarda per salute fisica e psichica
Elia Lucchini
Don Marcello Stanzione e la dottoressa Elisa Giorgio sono gli autori del libro “Santa Ildegarda di Bingen: consigli per mantenersi in ottima forma” edito dall’editrice il Cerchio di Rimini che ha già stampato diversi testi dei due autori sulla terapeutica ildegardiana. Ildegarda di Bingen è una santa che visse nel XII secolo, proclamata Dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI.
La sua personalità era decisamente poliedrica, al punto da poter eccellere in discipline apparentemente molto lontane tra loro quali musica, medicina, teologia, drammaturgia e altre ancora. Ma non dobbiamo pensare che sia stata la “quantità” di cose che ha fatto a determinare la sua grandezza; ciò che impressiona oggi come allora è la qualità del suo lavoro e la raffinatezza delle sue opere specie quelle di composizione musicale. Di lei sappiamo che iniziò a scrivere mossa da visioni di carattere profetico, e che queste visioni oggi rappresentano un corpus di conoscenze davvero unico e senza precedenti nella storia della mistica della Chiesa cattolica, poiché gran parte di esse sono totalmente originali e non il frutto di esperienze tratte da testi derivanti dalla tradizione o che potevano venire da altre culture. Esaminando la sua opera si ha realmente la percezione di quanto essa fosse ispirata e vitale.
E proprio “vitale” è una parola importante, per comprendere il pensiero di Ildegarda: secondo la religiosa benedettina, infatti, ogni oggetto era intriso di una forza energetica, che ella chiamava “viriditas”, una sorta di energia germinativa di cui il cosmo, il creato, era intriso. La malattia, secondo la monaca di Bingen, era quindi uno squilibrio dello stato energetico che poteva essere corretto con i rimedi naturali attraverso il sonno, la corretta alimentazione, il digiuno e la vita di fede che si esplica nel canto religioso, nella preghiera e nell’esercizio di un agire virtuoso. La santa ci ha così lasciato, oltre alle indicazioni pratiche, un’idea e un’intuizione. Che vi sia un’unità nell’energia cosmica creata da Dio e che questa sia dentro ogni cosa. Che non c’è una divisione tra corpo e mente ma che, al contrario, la cura dell’uno passa attraverso la cura dell’altra. E che non esiste benessere senza armonia. Il concetto di viriditas è la pietra miliare degli insegnamenti di Ildegarda, che costella la sua intera opera e segna la via sia del corpo che dell’anima; è come un respiro che pervade tutta la sua visione dell’uomo e della vita, un movimento che unisce il cielo alla Terra.
Dal latino medievale Viriditas si traduce con viridità, energia verde della Natura, o energia vitale. In realtà, leggendo le sue opere, ci accorgiamo che Ildegarda attribuisce al concetto un significato più esteso e sottile della definizione naturalistica, specie quando lo ricollega alle risorse dell’anima: «L’anima è il principio vitale (Viriditas) della carne, perché il corpo umano ad opera sua cresce e progredisce» (Libro delle Opere Divine). L’essere in buona salute fisica e psichica è proprio l’espressione massima della viriditas. Carichi di energia vitale e attivi, ci relazioniamo e comunichiamo in maniera armoniosa con gli altri, siamo creativi e affrontiamo le inevitabili difficoltà dell’esistenza con atteggiamento positivo e costruttivo.
In Natura come nell’uomo, l’assenza della viriditas si manifesta come inaridimento, secchezza, rigidità, sclerosi dell’energia vitale, stagnazione. La viriditas risulta dallo stato di equilibrio tra i quattro elementi che compongono la vita fisica: terra, aria, acqua e fuoco.
Ildegarda concepisce che sin dalla sua nascita l’uomo è colmo di viriditas: sono gli incidenti d’animo, i pensieri oscuri e le emozioni negative a fargli perdere l’armonia vitale. Oltre a essere energia vitale, Viriditas rappresenta anche essere in relazione, essere connessi con Dio e con gli altri esseri della creazione.
Noi siamo fondamentalmente esseri di relazione perché è la prima esperienza che ci fa accorgere di esistere. Dal momento che lo sguardo di nostra madre si è posato per la prima volta su di noi, abbiamo percepito il suo odore e calore, la sua benevolenza, abbiamo sentito di esistere. È proprio la relazione con l’altro e con gli altri che ci fa percepire di esistere, di essere al mondo, e questa percezione si attiva sia attraverso le emozioni dell’amore sia attraverso quelle generate dal dolore.
Quando viviamo una relazione felice, positiva, piena di fiducia, è difficile ammalarsi. Sappiamo che il sistema immunitario degli innamorati è sempre alle stelle! Se viviamo una relazione complicata e frustrante, in cui c’è molta critica e giudizio, e soprattutto una carenza di comunicazione profonda e autentica, si generano dolore e pensieri negativi, sull’altro ma soprattutto su se stessi! Una perdita – che sia la fine di una relazione o un lutto – sono eventi che scuotono e aprono “buchi” nel campo vitale. Ci spingono spesso a operare scelte, perlopiù inconsce, verso la vita o verso la morte. Quando ci sentiamo visti e amati sappiamo di esistere, di essere vivi. Se nessuno ci guarda o ci ama non esistiamo, è come essere nulli, ovvero morti!
Sul piano propriamente viscerale, sia che viviamo uno stato di separazione sia che lo provochiamo, accade una specie di collasso generale. Il collasso non è la fine del mondo e può comportare aspetti positivi, come abbandonare finzioni e illusioni; ci consente di cambiare pelle e di trovarne una più consona al nostro essere profondo. Il collasso diventa drammatico soltanto se non viene accettato o quando c’è una forte dipendenza emotiva. Le malattie del sistema immunitario, degenerative e autoimmuni, sono il risultato di uno stato di separazione e di non-amore, che sia nei confronti di Dio a causa dei vizi, di una persona, di se stessi, di una comunità o della vita stessa, ed evidenziano una crisi di identità.
Per Ildegarda la salute è una condizione naturale e l’uomo si ammala quando odia, si adira, si vergogna, quando perde la connessione con il Bene e con la Verità. L’odio, la rabbia e l’orgoglio sono quelle passioni che deprivano l’uomo della forza verde delle virtù, lo indeboliscono fino a ucciderlo. La sua visione rimane, tuttavia, sempre ottimistica: se abbiamo il potere di ammalarci, altrettanto lo abbiamo di guarire e di rimanere in salute: «Tramite il sapere del suo intelletto e con spirito di contrizione, (l’anima) incalza il corpo, perché riconosce che la sua condotta non è buona. Così essa torna a fare verdeggiare il corpo inaridito attraverso l’umidità della grazia divina» (Causae et Curae). Così la profetessa tedesca ci descrive il processo della guarigione mediante il recupero dell’energia verde della Viriditas, alla quale Ildegarda attribuisce un’origine prettamente spirituale. Per attivare questo processo, l’uomo non solo deve cercare nella Natura, attraverso una sana alimentazione, quegli elementi di cui è carente, ma deve anche coltivare, sul piano psicologico e spirituale, la forza verdeggiante del suo cuore, cioè l’Amore Divino, l’energia dello Spirito Santo che unisce e che riunisce. Questo avviene specialmente attraverso la preghiera a Dio e una vita morale virtuosa coerente.