Salerno: Regimen Sanitatis Salernitanum    

Salerno: Regimen Sanitatis Salernitanum    

Maria Amendola

Il “Regimen Sanitatis Salernitanum” o “De conservanda bona valetudine” o “Flos medicine salerni” è un trattato di medicina, redatto nell’ambito dalla Scuola Medica Salernitana, da un anonimo, alcuni l’attribuiscono l’opera a Giovanni Da Milano, e si ipotizza che fosse un discepolo del medico Costantino l’Africano, ma anche  ad altri. Quest’opera ha  un corpus di nove volumi, e trae origine da uso popolaro, e nel corso dei secoli ha subito diversi ampliamenti. Nel secolo XIII Arnaldo da Villanova, (1240-1311) medico ed alchimista catalano, commentò in 3500 versi i principi. Il linguaggio usato è semplice, proprio perché questi versi dovevano essere di facile comprensione nonché di facile memorizzazione. Comunemente datato al XII-XIII secolo circa, ma altre fonti sostengono invece che esso risalga al 1050.  L’opera è dedicata ad “Rex Anglorum ” non ben identificato, probabilmente si tratta di  Roberto II “Cosciacorta” figlio di Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia nonché pretendente al trono d’Inghilterra. Si ipotizza che sia dedicato a lui perché è documentato che essendo di ritorno dalla Prima crociata, egli si fermò nel 1099 a Salerno, per farsi curare il braccio destro ferito da una freccia avvelenata. Egli guarì grazie al sacrificio della moglie Sibilla, figlia del Conte di Conversano, che succhiò il veleno dalla ferita di notte mentre il duca dormiva, morendo al suo posto consumata dal veleno. Roberto si apprestò a tornare in Inghilterra. Prima di lasciare la cittá, egli chiese un “vademecum” dei principi medici. Una miniatura raffigurata sulla copertina del Canone di Avicenna (X sec.) illustra l’avvenimento.  Il trattato si articola su di una regola fondamentale per la salute, cioè l’equilibrio dei 4 umori corporali, che vennero introdotti da Ippocrate. Si basa che su altre teorie: delle 4 età della vita; dalle 4 stagioni e sulla teoria dei 4 “umori” correlati ai 4 elementi naturali: la bile nera-alla terra, umore malinconico e sede nella milza; la bile gialla-al fuoco, collera e sede nel fegato; la flegma-all’acqua, sede nella testa e corrisponde allo stato flemmatico; ed infine il sangue-all’aria, ha sede nel cuore e corrisponde a un personalità sanguigna. Si affrontano problemi di varia natura, fra i più di igiene personale, sulla qualità e sullo stile di vita, nonchè sulla salute e il rapporto con gli alimenti. Il disequilibrio di questi elementi genera le malattie. Un’intera sezione è dedicata al salasso: infatti è consigliato in primavera, e bisognerebbe incidere le vene della parte sinistra del corpo. Interessanti i consigli sulla cura del corpo e della mente. Il capitolo II “De confortatione cerebri” è incentrato sul benessere mentale al fine di condurre una vita tranquilla. Ci sono poi dei consigli sul rapporto con il cibo, nel capitolo VI “De dispositione ante cibi sumptionem” (Disposizioni prima del pasto). Poi ci sono dei precetti che indicano la buona abitudine di lavarsi, come nel capitolo XXIII “De lotione manuum” (sul lavarsi le mani). Negli ultimi capitoli, poi, vengono affrontate le tematiche inerenti le caratteristiche che hanno determinati cibi come il latte, i pesci, le carni, per esempio nel capitolo XXIX “De avibus esui aptis” (Sulle carni avicole edibili). Dopo la prima pubblicazione del libro nel XV secolo, assistiamo a numerose ristampe e modifiche del trattato che è stato tradotto in quasi tutte le lingue europee arrivando a già quasi 40 edizioni prima del 1501.

Curiosità:

La più cospicua collezione a livello mondiale, con circa 120 edizioni, dal 1500 al 1830 e diversi esemplari non presenti in biblioteche italiane, è conservata nella biblioteca privata Altieri a Salerno. Alcuni sono  illustrati Christian Egenolf, un tipografo tedesco che a Francoforte lavorò nella metà del XVI secolo. Altre  edizioni hanno frontespizi e marche tipografiche di grande interesse artistico, storico e mitologico.

L’importanza di questo testo scientifico si evince anche grazie a due edizioni in francese stampate nel 1625 e nel 1672 a Parigi e dedicate al cardinale Richelieu (1585 -1642).