Riceviamo e pubblichiamo: un Paese e le sue storie
La sera che è morta Eluana Englaro, su canale 5, il “Grande fratello” ha fatto il pieno degli ascolti : poco meno di otto milioni di italiani hanno spiato i reclusi di cinecittà, fregandosene della tragica notizia che in quel momento stava per essere annunciata e raccontata dalle televisioni di mezzo mondo. Questo dato, meglio di ogni altro, descrive la deriva di una nazione che sembra abdicare a qualunque forma di coscienza civile, preferendo abbandonarsi al nulla e alle sue squallide rappresentazioni. Le cronache di questi giorni ci parlano di strupri eseguiti da branchi di giovanissimi, e della impressionante futilità con la quale certi ragazzi hanno dato fuoco ad un accattone addormentatosi sulla panchina di una stazione ferroviaria. Giovani come ce ne sono tanti, figli di persone perbene – un tempo avremmo detto della media borghesia. Uno di questi, dopo l’arresto, ha riferito alla polizia di aver agito per noia, rivelando quel vuoto di valori che ha già divorato parte della nostra società. Il vuoto denunciato da Beppino Englaro, padre di Eluana, è di natura legislativa. Il sig. Englaro, dopo anni di ricorsi e di appelli mediatici, è riuscito a colmarlo ottenendo dalla magistratura la sentenza che ha portato alla morte di sua figlia. Volti e storie diverse di uno stesso mondo, tramortito da una cultura negazionista e nichilista che lascia fuori dalla porta ogni speranza. Cosa hanno in comune il branco di Nettuno e Beppino Englaro? Entrambi non hanno creduto che la vita potesse concedergli un’altra possibilità.
(Avv. Angelo Cennamo – Azione Liberale)