San Francesco di Sales: biografia di un perfezionista integrato in Cristo

San Francesco di Sales: biografia di un perfezionista integrato in Cristo

Cosimo Cicalese

Il 24 gennaio la Chiesa celebra la memoria liturgica di san Francesco di Sales. Le edizioni Segno di Udine hanno stampato sul grande vescovo una originale biografia intitolata: “Enneagramma di san Francesco di Sales” testo scritto da don Marcello Stanzione.

Questo è il secondo libro che il prolifico scrittore e sacerdote salernitano dedica al santo vescovo di Ginevra. Nel 2024 sempre con l’editrice Segno don Stanzione ha stampato: “San Francesco di Sales tra angeli e diavoli”. La figura di San Francesco di Sales (1567 – 1622) è sempre stata fatta oggetto, nel volgere di questi quattro secoli dalla sua morte, di studi critici e ricerche scientifiche, che, esaminando a fondo alcuni aspetti della sua personalità, ne hanno messo in risalto la statura morale, la vastità dell’attività pastorale, l’attualità del suo pensiero.

La Chiesa beatificò Francesco di Sales nel 1662, poi lo canonizzò nel 1665. Pio IX, nel 1877, proclamò Francesco di Sales dottore della Chiesa.

Alla fine del 2022 papa Francesco ha scritto una lettera apostolica in suo onore per il quarto centenario della sua morte.

In questo libro don Marcello Stanzione utilizzando l’enneagramma come metodo di esplorazione della personalità di base di san Francesco di sales ne traccia un interessantissimo ed originale profilo psicologico ed ascetico. L’enneagramma è una tecnica per conoscere sé stessi, è una mappa del nostro territorio emozionale. Quando visitiamo una città che non conosciamo, usiamo una cartina geografica per orientarci e avere un punto di riferimento. Sappiamo che questa mappa non è la città ma è molto utile per muoverci all’interno di essa, cosi come per tornare al nostro centro ogni qualvolta ci perdiamo. Allo stesso modo, l’enneagramma è una mappa della nostra personalità. Questo non significa che descriva esattamente tutto ciò che accade nel nostro mondo interno, ma è molto utile per conoscere il nostro lato oscuro (ego) e il nostro lato luminoso (l’Essenza) che è sempre collegata a Dio. È importante sottolineare che una volta che conosciamo meglio noi stessi e sappiamo come recuperare il nostro equilibrio, non avremo più bisogno di questa mappa.

Secondo don Stanzione, san Francesco di Sales o il Salesio come pure verrà chiamato, era un enneatipo Uno che con la grazia santificante attinta dai sacramenti, dalla preghiera e dalla meditazione della Parola di Dio si era integrato in una personalità riuscita. Secondo l’enneagramma l’esistenza dell’enneatipo Uno presenta un costante fondo di rabbia.

La sua preoccupazione sta nell’essere più corretto e più buono degli altri, così nessuno gli potrà dire cosa deve fare. L’altra faccia della medaglia consiste nel voler essere il proprio genitore. Egli per primo critica sé stesso. Ecco perché è così sensibile alla critica: perché si critica già da solo. Quando si è in contatto con la pancia, si vive l’unità: l’io interiore e l’io esteriore sono al posto giusto e integrati fra loro.

Parola chiave per l’Uno è integrità. L’Uno non direbbe mai una bugia. Quando è in contatto con la pancia, in condizione di unità, percepisce quello che Dio ha percepito quando, al settimo giorno, ha visto che “era cosa buona”. Ma la personalità non può vedere questo: i limiti creati dall’ego non possono percepire la divinità, ma solo la corruzione. Ecco perché l’Uno deve essere integro e perfetto (e cioè trascendere la personalità). L’orientamento verso il bene normalmente si realizza attraverso il corpo. Ma il corpo è male, perché ha bisogni e sensazioni (quindi è imperfetto), allora il corpo è sostituito dal Super-Io, il critico interiore. Più l’Uno si allontana dal corpo, più si avvicina al Super-Io, che diventa un Dio crudele e dispotico. Egli, pertanto, deve discriminare tra Super-Io e voce della coscienza. Il Super-Io è quello che detta i comandi: perciò quando l’Uno è sicuro che una cosa è giusta, deve sospettare lo zampino del Super-Io. Mentre il nostro cuore vuole la verità, il Super-Io lo afferma sempre bene contro il male, ciò che è giusto contro ciò che è sbagliato: presenta sempre questa contrapposizione, a scapito dell’unità. In questo si esprime la sua funzione giudicante. Questa è la condizione dell’Uno e della parte di Uno che è in ciascuno di noi. L’Uno sembra condannato a percepirsi l’unico adulto in un mondo di bambini, l’unica persona seria, e quindi è autorizzato a giudicare tutti gli altri: questa è la struttura dell’ego.

E’ interessante vedere come tutto questo ha un impatto sulla “fisicità”, che si manifesta come rigidità a livello di vertebre cervicali. Quando il Super-Io ha il sopravvento, tutto il corpo assume una posizione rigida. In questo caso il risveglio consiste nel respirare, e cioè tornare nella propria condizione originale. L’Uno ha bisogno di imparare ad essere gentile con sé stesso. Il compito del Super-Io è quello di conservare l’Uno nel modo contrario a quello che vorrebbe essere: è il carabiniere dell’ego. Ma quando l’Uno comincia a lavorare per liberarsi, interviene il Super-Io per riportarlo nella gabbia. Se siete un Uno, potete notare come “fisicamente” si fermi il respiro.

Paura di fondo dell’Uno è quella essere cattivo, associata all’idea di cadere nel peccato. Il suo desiderio di fondo è essere buono, assecondando il giudice interiore.

La Virtù che l’uno deve conseguire è la serenità. L’Uno pensa che se rinuncia al giudizio, tutto va a rotoli (quando il Super-Io non aggredisce, dice anche cose giuste). Nel Nove e nell’Uno l’aggressività è usata contro sé stessi. E’ difficile contrastare l’ego, perché si ha la sensazione di tradire – se non di uccidere – i propri genitori, dato che l’ego si è costruito sull’interpretazione delle loro aspettative (cosa che resta vera per tutti i tipi).

Francesco di Sales è stato quindi un enneatipo uno redento perchè credeva nell’amore di Dio che gli dava una profonda serenità e mansuetudine che sono le virtu’ tipiche dell’enneatipo Uno sano.

L’inclinazione naturale ad amare Dio, secondo il santo, sussiste anche dopo il peccato e Lui se ne serve per attirarci fino a Sé: e questa attrazione è la sorgente e il coronamento della perfezione. L’amore, allora, è fine e mezzo; è all’origine, al centro e al termine di tutta la vita cristiana; viene espresso dalla pratica dell’umiltà (cioè ricerca della sola gloria di Dio) e dalla dolcezza a servizio del prossimo.

Santa Giovanna Francesca di  Chantal, confondatrice con il Salesio dell’Ordine delle Visitandine, aveva così ben compreso questa spiritualità, che, nel 1627 al processo di beatificazione del vescovo di Ginevra, dichiarava che in tutte le sue azioni,  Francesco cercava solo la più pura gloria di Dio, ottenuta con l’esercizio della dolcezza verso il suo caro prossimo: inoltre ripeteva spesso che lo spirito di dolcezza è il vero spirito del cristiano … in mezzo alla gente il nostro beato vescovo rappresentava la vera immagine di nostro Signore conversante con gli uomini.

Mirabile affermazione: l’immagine più fedele di Gesù Cristo che Francesco di Sales sembra rilevare è quella di Gesù, conversante in mezzo agli uomini, in spirito dolce e umile fraternità.

Questo è il nucleo della sua spiritualità, il suo stile di vita, il marchio della sua ascetica.

È in questa prospettiva che vanno lette tutte le opere del santo vescovo; qui è il principio unificatore e l’anima della sua attività: partito da Dio con amore, l’uomo a Dio ritorna attirato dall’amore.

La sua ascetica, infine, non è anacoretica, singola, e le virtù non sono per l’individuo: sono in continuo riferimento agli altri: umiltà e dolcezza sono virtù sociali.

Le basi della vita devota sono l’umiltà e la dolcezza: la santità non consiste nelle esplosioni o negli eccessi di eroismo: la santità è una fiamma calda e luminosa, alimentata da ogni sorta di azioni ragionevoli; la santità è conversione totale della vita a Dio e al prossimo, nell’amore.

Allora,  in conclusione, per Francesco, umiltà e dolcezza sono tutto il vangelo, tutta l’essenza del cristianesimo.