Campania: Legambiente, “Mal’Aria di città 2025”, grande inquinamento

Campania: Legambiente, “Mal’Aria di città 2025”, grande inquinamento

“Malati di smog” è lo slogan perfetto per inquadrare la situazione delle città campane per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico. La lotta allo smog è ancora in salita secondo il nuovo report di Legambiente “Mal’Aria di città 2025”, presentato stamattina ad Acerra dove volontari di Legambiente insieme alla Caritas diocesana territoriale hanno realizzato un flash mob con  lo striscione “Ci avete rotto i polmoni”.  Gli attivisti e le attiviste hanno voluto, con un’azione simbolica ispirata ai celebri contenitori che promettono di vendere “L’aria di Napoli”, dimostrare quanta differenza ci sia tra l’aria campana che vediamo e quella che effettivamente respiriamo soprattutto nei territori più colpiti da quella che definiamo “Mal’aria”. Il report di Legambiente ha analizzato i dati del 2024 nelle città campane, sia per quanto riguarda i livelli delle polveri sottili (PM10, PM2.5) sia del biossido di azoto (NO2) in cui sono stati sempre disponibili i dati delle centraline dell’ARPAC. Su 27 città campane monitorate, sono otto le città (9 le centraline in totale) a non rispettare il limite previsto per il PM10 di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera inferiore a 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc). Le città campane sono drammaticamente impreparate con livelli di inquinamento attuali ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030: ben 85% delle città mostra medie annuali del PM10 superiori ai limiti. Per quanto riguarda NO2, su 29 città in cui sono stati sempre disponibili i dati delle centraline dell’ARPAC, il 48% mostra concentrazioni medie annuali di NO2 al di sopra degli obiettivi al 2030. Per quanto riguarda il PM2.5, su 21 città campane in cui sono sempre stati disponibili i dati delle centraline dell’ARPAC, tutte mostrano concentrazioni medie annue di PM2.5 al di sopra degli obiettivi previsti al 2030.

“Ancora una volta l’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani della nostra regione rimane un miraggio, come dimostra la fotografia scattata dal nostro rapporto Mal’Aria di città”, dichiara Francesca Ferro, direttrice Legambiente Campania. I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – spiega Ferro  – con troppe città, soprattutto a Napoli, Acerra, San Vitaliano, “malate” di smog e ancora lontane per adeguarsi ai nuovi limiti europei al 2030 con conseguenze che non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Servono azioni strutturali, condivise non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico. In questa direzione accogliamo con favore la scelta del Comune di Acerra di insediare un tavolo di coordinamento tra otto comuni dell’area più colpita dal fenomeno, per condividere azioni comuni nella lotta allo smog. Per vincere la partita contro lo smog – conclude Ferro di Legambiente Campania – è necessario il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città”

Nel dettaglio, nel 2024 sono state otto le città campane monitorate a non rispettare il limite previsto per il PM10 di 35 giorni con una concentrazione media giornaliera inferiore a 50 microgrammi per metro cubo (µg/mc). In testa alla classifica delle città fuorilegge secondo la normativa vigente per il PM10 c’è Acerra, con 86 giorni di sforamento registrati nella centralina posizionata nella Zona Industriale e 54 giorni di sforamento registrati nella centralina della Scuola Caporale; seguono poi San Vitaliano (Scuola Marconi) con 58 giorni, Napoli (Ospedale Pellegrini) con 57 giorni, Volla (Via Filichito)  con 49 giorni, Teverola (Via S.Lorenzo) con 45 giorni e Aversa (Scuola Cirillo) con 41 giorni di sforamento. New entry quest’anno la città di Pomigliano D’arco (Area Asi) con 45 giorni di sforamento rispetto ai 31 dell’anno scorso, quando non risultava fuori legge. Anche Maddaloni (Scuola Settembrini), con 44 giorni di sforamento supera i limiti rispetto ai 25 giorni dell’anno scorso. Una situazione grave soprattutto per i Comuni di Teverola, San Vitaliano e Acerra che dopo soli 30 giorni del 2025 hanno già superato rispettivamente 17, 16 e 13 giorni i valori di legge. Inoltre, è da evidenziare come Acerra con i suoi 86 giorni di sforamento registrati nel 2024 supera abbondantemente le città di Frosinone-Scalo 70 gg e Milano-Marche 68 giorni di sforamento che hanno conquistato la maglia nera tra i capoluoghi di provincia a livello nazionale.

Delle città campane di cui si è potuto risalire al dato per il PM10 attraverso i bollettini ARPAC, nessuna ha superato il limite del valore medio annuo previsto dal decreto legislativo 155 del 2010 (40 μg/m³). Le città con i valori medi più elevati e che si avvicinano molto al limite sono però Acerra (39,5 μg/m³), San Vitaliano (36,2 μg/m³), Pomigliano D’Arco (35,2 μg/m³), Teverola (33,5 μg/m³), Aversa (32,5 μg/m³) e Maddaloni (31,9 μg/m³). Per capire l’enorme ritardo che abbiamo accumulato, basti pensare che per il PM10, tra le città analizzate nel presente report, ben l’85% di queste supera attualmente quelli che saranno i nuovi limiti previsti al 2030 (20 μg/m³ come media annuale). Ad oggi, in Campania, tra le città analizzate, solo quattro rientrano nei limiti previsti (Portici, Polla, Pratella, Presenzano). Le altre dovranno ridurre le loro concentrazioni di PM10 entro il 2030 tra il 20% e il 49% con situazioni critiche ad Acerra (riduzione del 49% entro il 2030), San Vitaliano (riduzione del 45%), e Pomigliano D’Arco (riduzione del 43%). Tra i capoluoghi di provincia la situazione più critica è a Napoli dove le concentrazioni di PM10 dovranno essere ridotte del 29% rispetto ai limiti previsti del 2030.

Per quanto riguarda il PM2.5 sono state considerate 21 città in Campania in cui sono sempre stati disponibili i dati delle centraline ARPAC. In Campania, nel 2024, i valori medi annuali di PM2.5 si attestano in tutte le stazioni di monitoraggio al di sotto del valore limite pari a 25 μg/m³. Teverola con 23,1 μg/m³ si avvicina molto al limite di 25 della normativa vigente. Tra capoluoghi di provincia, le situazioni più critiche si registrano ad Avellino e Napoli con una media annuale pari a 14,6 µg/mc. Guardando al 2030 situazione critica a Teverola dove per rientrare nei nuovi limiti di legge si prevede una riduzione del 56%, seguita da Aversa (51%) Casoria (48%).

Per NO2 sono state considerate 29 città in Campania in cui sono sempre stati sempre disponibili i dati delle centraline ARPAC. Solo Teverola con 42,1 µg/mc supera il valore normativo di riferimento di 40 µg/mc. Situazione critica per Napoli, dove nelle centraline di Napoli Museo Archeologico Nazionale, Napoli Ferrovia e Napoli Ospedale Santobono, i limiti medi annuali sono risultati al di sopra dei 40 μg/m³. L’orizzonte 2030 per il biossido di azoto è critico per Teverola (riduzione del 53% entro il 2030) Napoli (riduzione del 50% entro il 2030), Maddaloni (riduzione del 41%) e Acerra ( riduzione del 40%).

Le proposte di Legambiente

Per uscire dall’emergenza smog – evidenzia Legambiente – servono politiche strutturali che incidano tutti i settori corresponsabili dell’inquinamento. Le priorità sono:

–          Ripensare la mobilità urbana, mettendo le persone al centro: da un lato potenziare con forza il trasporto pubblico che deve essere convertito con soli mezzi elettrici entro il 2030, dall’altro avviare uno stop progressivo ma anche incisivo ai veicoli più inquinanti nei centri urbani, creando una rete diffusa di aree pedonali e percorsi ciclopedonali, perseguendo il modello della “città dei 15 minuti”, creando Low Emission Zones e usando politiche come Città30, già attivata con successo a Bologna, Olbia e Treviso.

–          Accelerare la riconversione degli impianti di riscaldamento, mappando quelli esistenti e programmando l’abbandono progressivo delle caldaie a gasolio, carbone e metano in favore di sistemi come le pompe di calore a gas refrigeranti naturali;

–          Intervenire sul settore agrozootecnico, dove le condizioni geografiche e meteorologiche favoriscono l’accumulo di inquinanti, riducendo gli allevamenti intensivi e le conseguenti emissioni di metano e ammoniaca attraverso l’implementazione di buone pratiche come la copertura delle vasche e il controllo degli spandimenti;

–          Integrare le politiche su clima, energia e qualità dell’aria, considerando anche il ruolo del metano nella formazione dell’ozono troposferico.

–          La campagna Città2030: come cambia la mobilità. Prende il via la nuova edizione di Città2030, la campagna itinerante di Legambiente che, fino al 18 marzo, attraverserà le città italiane per promuovere una mobilità sostenibile e a zero emissioni, chiedendo centri urbani più vivibili, accessibili e sicuri. Il programma prevede incontri con amministrazioni locali, esperti e cittadini per discutere le sfide della mobilità sostenibile al 2030, oltre a iniziative pubbliche come flash mob, presidi e attività di bike to school. Appuntamento a Napoli (7/03), e Avellino (10/03), con una tappa speciale a Pomigliano d’Arco, dedicata alla crisi del settore automotive.