Giulio Caso
Una scoperta, uno studio fatto, eticamente, andrebbe sempre divulgato.
Un tempo non era questo il convincimento, anzi, fra verità rivelata e segreto, era ritenuto etico mantenere il segreto.
Cioè, si formava un gruppo, una scuola di ricerca ma le scoperte dovevano rimanere all’interno del gruppo. Almeno quelle che il maestro decideva di non rivelare.
Nella scuola socratica il segreto da non rivelare era l’esistenza dell’irrazionale.
Ad esempio rad2 e lo stesso Pi greco.
Uno degli allievi, Ippaso, fu scacciato perchè aveva rivelato, all’esterno, l’esistenza degli irrazionali.
Detto così, istintivamente, condanniamo il gesto di Ippaso e condividiamo l’etica di appartenenza al gruppo.
In realtà fu proprio questa mentalità che ha poi reso complicato capire l’evoluzione delle conoscenze nel passato e l’ha rallentata.
Dunque Ippaso fu in un certo modo, un antesignano di Giordano Bruno e gli andò abbastanza bene, poteva essere ammazzato, Ipazia docet.
Meno male, però, oggi tutte le conoscenze vengono diffuse, pubblicate ed abbiamo pure google per trovarle, … tutte?,
.. e i segreti militari, e le ricerche mediche commerciali e le modalità di controllo, con questa  i. a. ,  verso gli scritti ed i pensieri?
Io sto con Ippaso.
Capisco la delusione di Pitagora e compagnia bella che amavano la perfezione ed a loro dedico questo esercizietto in cui si eliminano proprio i due irrazionali citati.
Dato un quadrato l’area del cerchio avente, come diametro, la diagonale è doppia di quella del cerchio avente, come diametro, il lato.
Pitagora stesso sarebbe stato contento.