La carnevalata di fine anno di un preside
Evidentemente la frequentazione decennale del Carnevale di Putignano non ha lasciato indenne nemmeno il Dirigente scolastico del Liceo “Majorana”, che ne ha voluto dare un posticipo nel mese di giugno, chiedendo ai genitori degli alunni candidati agli Esami di Stato un “contributo” di 145 euro per “pagare” i Commissari esaminatori. Anziché fare una riflessione sulle destinazioni dei fondi a disposizione nel Bilancio, su quali scelte valide didatticamente orientare i trasferimenti statali, cercando una doverosa e adeguata razionalizzazione dell’autonomia di spesa per offrire soluzioni finalizzate a risultati pedagogicamente produttive, i Dirigenti scolastici sempre più frequentemente si lasciano prendere dalla voglia di protagonismo mediatico con estemporanee e improvvide iniziative. Come è capitato in altre analoghe situazioni, accertate dal Ministero, nelle quali a una verifica sono risultate nella disponibilità dell’Istituto notevoli somme lasciate inutilizzate o destinate a iniziative voluttuarie ed effimere, non è del tutto improbabile che anche al Liceo “Majorana” ci troveremmo con le medesime risultanze. A fronte di simili carnevalesche iniziative, che da qualche anno si ripetono con frequenza, il Ministro On. Gelmini, purtroppo, ancora non si è resa conto di cosa effettivamente ha bisogno la Scuola: non delle solite “indicazioni” infarcite di pedagogismo e di “inviti” didattici, ma di nuovi organismi che diano una configurazione giuridica diversa al rapporto tra operatori scolastici e Amministrazione, come avviene in tutte le altre Nazioni, a cominciare da un sistema terzo di valutazione dell’efficienza, efficacia e produttività dei risultati. Scambiare la propria funzione con quella impiegatizia o con la discrezionalità del piccolo cabotaggio politico non è certo ciò per cui un Dirigente o un docente sono chiamati a operare in una struttura pubblica con specifici e definiti compiti e finalità. Sarebbe stato più serio e adeguato alla funzione se il Dirigente del “Majorana” si fosse attivato per introdurre nel suo Istituto il criterio che non sono importanti il numero dei docenti e la quantità delle ore scolastiche, ma il contenuto dell’ora, la competenza dell’insegnamento, il rigore dell’apprendimento, la qualità della performance formativa; se si fosse attivato e posto il problema di un’effettiva autonomia connessa a una reale assunzione di responsabilità sanzionabile dei diversi operatori scolastici. Ecco un buon motivo per attrarre l’attenzione dei media: rivendicare una valutazione esterna del sistema scuola, né ministeriale né dirigenziale, secondo indicatori nazionali uguali su tutto il territorio, imponendo piani di riorganizzazione, a fronte di risultati negativi, fino alla chiusura degli Istituti inadempienti; un nuovo stato giuridico che preveda la professionalizzazione dei docenti con relativo albo; incrementi di retribuzione e progressione di carriera legati a produttività e competenza. E se proprio voleva fermare l’attenzione sull’Esame di Stato, avrebbe fatto bene a sollecitare la fine di questo sperpero di denaro per tenere in piedi uno dei tanti residuati post bellici presenti nella Costituzione, questa messa in scena di una prova finale diventata sempre più un gioco delle parti e una pantomima e sempre meno una verifica delle competenze. Un Esame che affida all’arbitraria discrezionalità di criteri, a seconda della Commissione, una valutazione del nulla o, nel migliore dei casi, di quattro pagine di una tesina raffazzonata navigando sul Web. E pensare che per tenere in piedi questo inutile carrozzone di Commissari e Presidenti, stanziali e migranti, sul bilancio del Ministero della P. I. (non dell’Istituto!) grava la considerevole cifra annuale di circa 250 milioni di Euro. E con quali vantaggi e quali finalità? se non quelli di rappresentare annualmente una farsa rituale che non ha alcuna valenza se non quella di mantenere in vita un antistorico valore legale del titolo di studio e di sperperare notevoli somme che potrebbero essere destinate al Fondo d’Istituto delle singole scuole per migliorarne l’offerta formativa. Un Dirigente scolastico responsabilmente consapevole della propria funzione, avrebbe dovuto esercitarsi e “esternare” su questi temi, indipendentemente dalle personali valutazioni, anziché trasformarsi, per il piacevole gusto di varcare la soglia della politica d’accatto, in un novello frate cercatore. Anche per questo urge che si approdi a un sistema di valutazione degli Istituti scolastici affinché anche l’Italia diventi veramente un Paese europeo.
* Componente del Comitato per la razionalizzazione della formazione per il Turismo – Ministero del Turismo