Potenza: a Luigi Manzione, oncologia e day hospital al San Carlo
Saranno dedicati al salernitano Dott. Luigi Manzione, il primario scomparso prematuramente lo scorso 3 maggio, l’Unità Operativa e il day hospital di Oncologia dell’Ospedale San Carlo di Potenza. Lo ha annunciato il direttore generale dell’A.O.R. “San Carlo” di Potenza, Ing. Giovanni De Costanzo, che ha consegnato una targa commemorativa alla vedova dell’oncologo, esprimendo l’affetto profondo e il ricordo commosso che ha lasciato in tutta la comunità ospedaliera.La cerimonia commemorativa, nell’Auditorium del “S.Carlo”, organizzata dalla Responsabile aziendale del Sistema Qualità, Dott. sa Angela Bellettieri, è iniziata con la celebrazione della Santa Messa concelebrata da don Gaetano Landi parroco della “Madonna delle Grazie “di Capriglia di Pellezzano e dai due cappellani dell’Ospedale “San Carlo”, don Mario Galasso e don Marcello Corbisiero. A suonare un quartetto d’archi del Teatro San Carlo di Napoli.Al termine della celebrazione eucaristica, che si è svolta davanti a un elevato numero di partecipanti, è stato proiettato un video con spezzoni delle tante interviste televisive concesse da Manzione al Tgr e un loop di immagini fotografiche che alternando i momenti seri e i momenti giocosi delle attività mediche e scientifiche hanno contribuito a restituire il ricordo di un professionista serio dalla personalità carismatica e luminosa. Alla cerimonia, erano presenti vicino ai familiari, tutti i primari del “S.Carlo”, i colleghi, i tanti pazienti e rappresentanti delle Istituzioni (il presidente del consiglio regionale della Basilicata Vincenzo Folino, i consiglieri Gennaro Straziuso e Roberto Falotico, l’ex assessore alla sanità Gabriele Di Mauro). Prima della chiusura sono seguite una serie di testimonianze di colleghi e di collaboratori che hanno ricomposto la figura di un medico leader appassionato e solare, pronto a combattere mille battaglie per onorare la promessa fatta a dodici anni, alla morte del padre stroncato da un tumore, di dedicare la sua vita a combattere questo male tremendo, ma pronto a sciogliere ogni tensione con una grande carica di umanità e incoraggianti sorrisi, soprattutto con i degenti.Cresciuto a Salerno, nel quartiere di Torrione a cui era rimasto legatissimo, Gino Manzione era per tutti un bravo medico, ma anche un vero amico.Toccanti espressioni di stima e affetto sono state pronunciate dal dott. Enrico Mazzeo Cicchetti, primario di senologia e presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Potenza, dai dirigenti medici di oncologia Domenico Bilancia, Antonio Grimaldi, Angelo Dinota e dalla caposala di oncologia Maria Teresa Inchincoli.“Era una persona di grande leal¬tà, determinato e serio – rac¬contano gli amici e i colleghi-.“Medico scrupoloso e sempre animato da un alto senso del dovere, nei lunghi anni trascorsi alla guida del reparto di Oncologia Medica, ha saputo coniugare al meglio grande professionalità e profonde doti umane, facendo parte a pieno titolo di quella straordinaria generazione di primari che hanno dato lustro e prestigio all’Ospedale San Carlo di Potenza e soprattutto offerto ai cittadini un punto di riferimento importante nei momenti più delicati e difficili.Era una persona straordinaria con una spiccata sensibilità e grande professionalità”.Resta emblematico il ricordo che, alla notizia della morte del dott. Manzione, era stato tracciato dal dott. Lazzaro Repetto, direttore del Centro di ricerca oncologica geriatrica di Roma : “Ho conosciuto Gigi quasi 20 anni fa e da allora ci siamo ritrovati molte volte a convegni, riunioni, in varie parti d’Italia e all’estero, sempre solo e quindi per ragioni di lavoro, per provare e trovare nuove vie alla cura di una malattia, il cancro che continua ad affliggere così tante vite e famiglie.Per alcuni di noi, congressisti incalliti, il cancro è principalmente il “nostro lavoro”, da affrontare con lucidità e un certo
autocompiacimento per l’importanza del ruolo e la visibilità che questo mestiere può dare. Senza dubbio Gigi si distingueva tra tutti, per la sua capacità di mettere l’uomo che era, brillante, schietto, sensibile, davanti a tutto; di guardare alle persone prima che alla malattia. Questo mestiere di oncologi , che ci fa vivere quotidianamente a
braccetto con la sofferenza e la morte, trasforma molti di noi in freddi e distaccati professionisti, sia nei rapporti con i pazienti e le loro famiglie che nei rapporti con i colleghi.Gigi no è sempre stato per me e per tutti quelli che l’hanno ben conosciuto un uomo, prima che un bravo medico, un amico, prima che un collega corretto e disponibile. Non ci sono parole per consolare chi perde una persona amata. Ma ricordare Gigi, la sua umanità, provare ad imitare un po’ del suo entusiasmo per la vita può solo renderci migliori di quello che siamo”.