La scuola boccia!

di Rita Occidente Lupo

Aumentate le bocciature, valanga  di 5 in condotta, circa 10.000 alle superiori. Rincarati i non ammessi all’esame di maturità, il 5,7%.  Una scuola, più selettiva, per disciplina e contenuti culturali. Dopo una manica larga, alquanto prodiga nel valutare il rendimento, rispetto ai livelli di partenza iniziali, uno stop alla promozione a tutto campo. Alla pagella non sudata, all’ammissione quasi scontata. La scuola permane comunque un banco di lavoro e di prova per tanti: anche un luogo in cui ci si forma senza esser compresi. Senza riuscire ad interagire col gruppo classe o col team docente. La valenza degli obiettivi comportamentali, non sempre pienamente esaminata in sede di scrutinio. Come i risvolti psicologici di certe bocciature, che sanno di sconfitta senza appello. Il gesto estremo, nei giorni scorsi, del diciassettenne che, dopo una serata con gli amici al bar, s’è lanciato sotto le ruote di un treno in corsa, per non comunicare ai genitori d’esser stato respinto. Nessun’antifona che, al ritorno da una serata goliardica, avrebbe stroncato la sua esistenza per la bocciatura. Eppure, la scuola ancora esercita il suo pugno di ferro, in tema d’approccio psicologico, non riuscendo a dare all’allievo quello che si attende, soprattutto in termini di sostegno alla personalità, nella fase critica della crescita culturale.

Un pensiero su “La scuola boccia!

  1. Carissima Direttrice, quanto è vero. La scuola non è preparata a supportare i ragazzi. Certo, ci sono gli insegnanti di sostegno per i ragazzi con particolari esigenze, sicuramente la stragrande maggioranza dei docenti si sforza anche di comprendere i propri studenti. Ma quanti di loro possiedono gli strumenti per approcciare il disagio psichico? Quanti sono realmente in grado di comprendere le dinamiche, a volte molto complesse, del gruppo classe? E’ difficile, così come è sempre più difficile l’interazione scuola-famiglia. Piaccia o meno, un ritorno alla meritocrazia e al rispetto delle regole sono indispensabili per la sopravvivenza non solo dell’istituzione scolastica, ma anche della nostra stessa società. Almeno, questa è la mia opinione. Purtroppo il suicidio di un giovane lascia sempre tanto dolore, quando si arriva a compiere un gesto così estremo è evidente che la sofferenza è intollerabile. Spesso il fallimento scolastico è l’evento che slatentizza ben altri problemi che, forse, avrebbero potuto essere colti prima. A nessuno sembra interessare una vera prevenzione del disagio giovanile laddove è più ovvio si manifesti: tra i banchi. In tempo di crisi o meno, la scuola recalcitra di fronte a quella che è, di fatto, una grave lacuna. All’estero molte scuole si avvalgono di personale qualificato e preparato proprio a sostenere i giovani negli anni più delicati della loro vita, da noi non succede. Come spesso accade, arriviamo ultimi. Un carissimo saluto.
    giovanna

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