Bancari salernitani a confronto contro il fenomeno del riciclaggio
In Italia il 35% delle transazioni in contanti, che favoriscono il riciclaggio di denaro sporco, avviene in Campania. E’ questo quanto è emerso ieri pomeriggio, presso il Salone dei Marmi del Comune di Salerno, nel seminario di approfondimento, organizzato dalla Fiba Cisl di Salerno, dal tema “La normativa antiriciclaggio: quelle che le banche non dicono”. Ai lavori seminariali hanno partecipato il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, il giuslavorista salernitano del dipartimento nazionale ‘Ricerca’ della Fiba Cisl, Domenico Iodice, il numero uno della Fiba Cisl di Salerno, Giancarlo Toledo, il segretario provinciale della Fiba Cisl salernitana, Cosimo Melillo, e il segretario confederale della Cisl Salerno, Giovanni Cantalupo. L’iniziativa, già testata con grande ritorno di partecipazione in molte città italiane, ha trattato argomenti attinenti alle responsabilità civili, penali e disciplinari connesse al fenomeno del riciclaggio di denaro e che coinvolgono trasversalmente non solo gli operatori del settore bancario, postale ed assicurativo, ma anche professionisti, utenti dei servizi e amministrazioni locali. Un seminario che ha avuto gli obiettivi di dotare i lavoratori del settore di strumenti conoscitivi completi per fronteggiare le nuove responsabilità giuridiche che incombono loro e, nel tracciato dell’ottica della “responsabilità sociale di impresa”, di contribuire a promuovere una più diffusa cultura della legalità tra tutti i “portatori di interesse” coinvolti nella produzione di ricchezza. “La normativa antiriciclaggio è uno degli elementi che possono garantire vita civile in questo Paese”, ha affermato il sindaco Vincenzo De Luca nel suo discorso introduttivo. Spero in una collaborazione più forte tra la Pubblica Amministrazione e il settore bancario, perchè il fenomeno del riciclaggio mina la tenuta democratica del Paese. Nella nostra regione purtroppo ci sono luoghi dove lo Stato non esite e l’autorità più importante è il capozona della clan”. Un De Luca con le idee chiare, che definisce il riciclaggio “la piaga delle amministrazioni pubbliche”. “La questione è diventata delicata, perchè c’è una legge in Italia che non favorisce il controllo del riciclaggio. La normativa dello scudo fiscale ha rappresentato la più grande operazione di ripulitura di capitali sporchi e quei soldi ripuliti in Italia forse non sono nemmeno versati qui ma nel Lussemburgo”. De Luca poi scende nei dettagli, illustrando ai sindacalisti della Cisl la sua esperienza da amministratore del Comune di Salerno: “Registriamo in maniera frequente la nascita di attività commerciali nel tessile e nella ristorazione gestite da persone provenienti dall’area napoletana. Non provo nessun sentimento razzista, ma sono lampadine d’allarme da tenere in considerazione. Ultimamente in città ha aperto un bar che ha impiegato 2 milioni di euro per la ristrutturazione dei locali”. Infine, De Luca si sofferma anche sul capitolo delle opere pubbliche: “Le procedure di gara al massimo ribasso hanno reso impossibile un controllo di merito e questo paralizza la pubblica amministrazione. Inoltre, l’informativa antimafia non ci tutela, perchè se non la non seguiamo si rischia un processo e se le diamo ascolto il Comune è costretto a pagare i danni se l’impresa appaltatrice vince il ricorso al Tar”. Sulla stessa lunghezza d’onda del sindaco De Luca è il leader della Fiba Cisl salernitana, Giancarlo Toledo, che definisce il riciclaggio un “caso culturale” che investe tutti i settori dell’economia: “Solo nel 1991 la legge si è accorta di questo fenomeno, scoprendo che era in voga nella criminalità organizzata. Non è un reato che viene compiuto solo in Italia, visto che risultano casi importanti anche nel nord Europa”. In questa vicenda, secondo il segretario Toledo, le banche hanno la colpa “di non aver informato abbastanza i lavoratori e i loro contribuenti”. La relazione del seminario è stata affidata a Domenico Iodice, giuslavorista salernitano componente del dipartimento nazionale ‘Ricerca’ della Fiba: “Le sanzioni colpiscono i singoli lavoratori e non gli istituti di credito. Per questo le banche hanno tagliato sulla formazione inserendo nel mercato del lavoro gente poco informata sul fenomeno del riciclaggio che hanno pagato con sanzoni salate da parte dell’organo di controllo ‘Uif’.