Salerno: Fort Apache, De Luca e la sua legalità

Aldo Bianchini

Le ultime dichiarazioni di Vincenzo De Luca, il suo rapporto con la legalità sono l’oggetto di questa quattordicesima puntata di Fort Apache. La preoccupazione della caduta di Fort Apache è evidente soprattutto quando grida: “Se ci distraiamo per sei mesi, Salerno è perduta. Lo dico perché sarete chiamati tra dieci mesi  a rinnovare il consiglio comunale”. Il problema, dunque, c’è ed è ormai un doloroso dente scoperto anche se Thursday/De Luca fa finta di non vederlo e di non avvertirne l’imminente deflagrazione. Ma prima di addentrarci nell’esame di questo aspetto mi corre l’obbligo morale e dentologico di correggere alcune ricostruzioni di alleanze con le grandi famiglie salernitane che ho descritto nell’ultima puntata di Fort Apache dal titolo: “Ora De Luca rischia tutto” pubblicata il giorno 16 giugno scorso. Andiamo con ordine. La famiglia “Rainone” è una famiglia di imprenditori salernitani che nulla ha a che fare con le presunte alleanze messe in piedi dal sindaco e non è assolutamente la holding imprenditoriale di suo riferimento, agendo come agisce quasi esclusivamente sul napoletano nel giro dei grandi appalti pubblici. La famiglia Rainone non ha sostituito alcuna altra famiglia nella interlocuzione con il Comune per l’affidamento di lavori pubblici. Non sa nulla dei lavori di riqualificazione edilizia per Montevergine (convento nel centro storico) ed ha partecipato soltanto al 30% ed a titolo privato all’ATI per la gara di aggiudicazione dei lavori del Crescent. Negli accordi con Lettieri, infine, non è intervenuto alcun personaggio di natura politica. Insomma la “Rainone” è fuori dai giochi di potere. Fatta questa necessaria precisazione ritorno rapidamente al convegno “Ora legale”  nel corso del quale De Luca ha nuovamente esternato con tutta la sua forza mediatica.  Oltre quella già riportata all’inizio di questo scritto un’altra frase mi ha colpito: “Ho il merito di aver garantito che Salerno non fosse conquistata dai delinquenti e dai camorristi …” . I report giornalistici del giorno dopo non approfondiscono, purtroppo, le roboanti dichiarazioni monocratiche del sindaco. Nessuno si è chiesto se De Luca ha detto la verità o se ha nascosto qualcosa pur di affermare soltanto un fatto che, a pelle, tutti i cittadini riconoscono. Si è vero, Salerno negli ultimi anni sembra essere diventata un’isola felice lontana dalle scorribande di delinquenti e camorristi più o meno potenti. Ci stiamo allontanando rapidamente dalle lotte intestine tra i vari clan che a lungo hanno devastato la nostra città. Tutto questo sembrerebbe dare ragione a De Luca. E allora che “cosa vai asciando (voce di un verbo  dialettale)” potrebbe dirmi più di qualcuno. La risposta non è facile. Se però c’è un fenomeno e cioè l’apparente isola felice c’è anche l’obbligo di chiedersi il perché. E qui le spiegazioni potrebbero essere tante e diverse tra loro. Io provo ad abbozzarne almeno una più o meno credibile. Salerno è stata terra prima di conquista camorristica e poi di spartizione fino alla “pax mafiosa”. Ed ecco che dopo la pax arrivano gli investimenti di capitali illeciti innanzitutto nella micro economia del commercio che preparano le infiltrazioni dei grandi investimenti nei grandi lavori pubblici. Provare per credere. Basta passeggiare su Corso Vittorio Emanuele per rendersi subito conto non solo del costo altissimo per il fitto dei locali commerciali ma anche della presenza di pochissimi commercianti-imprenditori salernitani. Non ci sono dati precisi a dimostrazione di quello che dico ma la stampa locale lo sta scrivendo da molto tempo. E mi viene un’altra considerazione abbastanza ovvia. La storia dell’economia criminale dimostra senza dubbio che la pax mafiosa arriva nei luoghi in cui la mafia investe i suoi capitali. E’ avvenuto questo a Salerno? Potrei sbagliarmi ma penso proprio di si. E allora se è questo che è avvenuto dove sta l’azione che De Luca avrebbe messo in atto per liberare la città dalla camorra? Ma c’è ancora un altro aspetto dell’intervento del sindaco nel convegno “Ora legale” che mi ha particolarmente sorpreso ed è quello relativo all’attacco a testa bassa sferrato alle imprese perché “… ormai il mondo delle imprese è intrecciato con la camorra…”. Svolta ad “U” per De Luca che fino a poco tempo fa ha “bramato” l’intervento delle imprese nella “cosa pubblica” riconoscendo ad esse imprese anche il diritto al guadagno, cosa incredibile per un comunista. Cosa sarà successo? Forse, come scrivevo tempo fa, il mondo delle imprese (Lombardi docet!!) sta lentamente abbandonando il sindaco al suo destino e sempre più asserragliato nel suo Fort Apache. Manca poco ormai per sapere la verità, soltanto dieci mesi.