Salerno: Fort Apache, la guerra delle “miste”
Colpite alla base crollano paurosamente due torrette importantissime per la difesa di Fort Apache: ASI e CSTP passano nelle mani degli assedianti con 13 cannonate alzo zero. Strenua la difesa degli uomini di Thursday che pure contavano su colpi a raffica di 12 mitragliatrici; il bilancio non passa e la torre di babele cade miseramente. E non solo, ora il capo dovrà dar conto di oltre dieci milioni di euro che l’amministrazione dissennata di Fort Apache avrebbe impiegato in maniera impropria negli ultimi anni. E pensare che fedelissimo (si fa per dire!!) Felice Marotta avrebbe potuto tranquillamente dominare almeno per un altro anno e garantire al “capo” tutti i presidi e gli strumenti utili per una “proficua campagna elettorale municipale”. Clamoroso e tumultuoso l’arrivo alla presidenza dell’ASI del giovane Luigi Cassandra (della famiglia indiana degli Arrapaho) affiancato dal cavese Renato Aliberti (che per anni ha finanziato le casse di FI), Alfonso Cantarella, Antonio Bruno, Enza Cassetta e Nicola Falcone. Cassandra avrà un compito difficile ma ha dalla sua una grande ed affidabile professionalità e saprà schivare tutti i colpi bassi che da oggi gli arriveranno anche alle spalle. Cade in maniera quasi vergognosa, dopo essersi appeso a tutti cavilli per rimanere in sella, il mitico Felice Marotta, uomo per tutte le stagioni. In oltre quarant’anni di servizio nel Palazzo Comunale, cioè nel cuore stesso di Fort Apache, è passato dai giardini pubblici alla presidenza Asi ovvero da dirigente a vicesegretario generale. Ha navigato in silenzio, prima nell’ombra e poi decisamente allo scoperto, sulle zattere di molti sindaci e la sua fine (quella amministrativa, ovviamente) sembrava imminente dopo che il De Luca prima maniera annunciò nel programma elettorale del 1993 che la prima persona che avrebbe sollevato da ogni incarico era proprio Felice Marotta. Così non fu. Custode di molti segreti il “buon felice” è riuscito ad ammansire anche il baldanzoso capo di Fort Apache ed a ridurlo alla ragione. Ha rischiato molto, anzi moltissimo, con le vicende giudiziarie del Sea Park e dell’MCM ma alla fine tutto è andato bene in quanto con prepotenza si avvicina la prescrizione. Fatale, adesso, il suo declino inarrestabile. Precede soltanto di dieci mesi il “suo capo”. Perfetta, anche se non altrettanto clamorosa solo perché se ne parlava da tempo, la conquista della torretta CSTP che pone fine ad un lungo assedio politico. Mario Santocchio riemerge improvvisamente dall’oblio di Agroinvest dal cui vertice era stato cacciato proprio dagli uomini di Cochise/Cirielli perché reo di aver difeso strenuamente Carfagna/Toro Seduto. Come dire: come si intreccia la storia!! Ora che è ritornato, insieme a Pasquale Aliberti e Antonio Mauro Russo alla “corte di Cirielli” è stato possibile il suo sdoganamento dall’esilio e il ritorno alla presidenza di una della miste più importanti dell’intera provincia di Salerno. “La sfida è ardua ….” ha sentenziato Santocchio subito dopo l’elezione, Ce la farà, comunque e dovunque, il bravo Mario che in fatto di gestione non è secondo a nessuno. Lontana dai rumori della battaglia, al sicuro nel suo accampamento fuori dalle mura longobarde della città, c’è Mara Carfagna (alias Toro Seduto) intenta a studiare le prossime mosse politico-amministrative con i suoi giovani fidatissimi capeggiati dall’intrepido Vittorio Acocella (Tomawak, pimpante pronipote di Toro Seduto) che dovranno anche battagliare per avere a disposizione delle loro riunioni un angolo, anche piccolo, della sede provinciale del PdL che proprio da oggi i due coordinatori provinciali Russo e Iannone hanno definitivamente riorganizzato e varato. Ma perché la gestione delle miste è così ambita; è soltanto voglia di potere o desiderio di ben amministrare nell’interesse della gente. Con la 18^ puntata di Fort Apache (la prossima) cercheremo di capire proprio questo. La gestione efficiente dei servizi pubblici locali dovrebbe rappresentare il primo obbiettivo che una classe politica locale responsabile deve porsi per affrontare con autorevolezza la sfida del federalismo a difesa degli interessi economici e sociali del mezzogiorno. Luca Ricolfi, ha teorizzato ” il Sacco del Nord” addebitando al mezzogiorno un ruolo parassitario derivante anche dalla gestione inefficiente dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti locali, gas ecc). Saranno capaci i “nostri eroi” di cambiare la rotta antica e con essa il senso e il corso della storia? Lo scopriremo molto presto. Alla prossima.
Aldo Sei unico! Guardando con disgusto di ciò che stà accadendo nel centro destra (Provincia) ti viene voglia di dire che De Luca è sempre il migliore! Un anno di non amministrazione Cirielli ha distrutto quel poco che il territorio esprimeva in termini di associazionismo e di cultura. Cirielli ha blindato il palazzo lontano dalla gente!
“associazionismo e cultura” ma de che ? La cultura di De Luca qual’è ? Cultura dell’orrido (vedi Crescent); per quanto riguarda l’associazionismo…lasciamo perdere… qualcuno potrebbe parlare di “associazionismo a delinquere”…