Musetto a scacchiera
Siamo ormai giunti anche quest’anno al mese di luglio, per molti si avvicina il momento di andare in vacanza. Per molti altri si avvicina il momento di essere sbattuti senza alcun pensiero fuori da un’auto in corsa o, per i più “fortunati”, essere semplicemente sbattuti fuori casa. La cattiveria di molti esseri umani avrà nuovamente modo di esprimersi con l’abbandono di migliaia di poveri animali, che andranno incontro alla morte o ad alimentare la piaga del randagismo. Solo pochi di loro si salveranno e avranno modo di scoprire che non tutti gli umani appartengono al livello submorale di chi li ha traditi. Le campagne contro l’abbandono estivo sono iniziate da tempo, c’è da sperare che funzionino più efficacemente di quelle avviate in passato. Per cambiare un modello culturale, positivo o negativo che sia, occorre tempo. Oppure uno shock. Il modello culturale si potrebbe intaccare magari cominciando a Natale, “ricordando” a chi si accinge ad acquistare i classici doni che gli animali sono creature, non giocattoli da riporre in un angolo quando hanno stufato. Probabilmente qualcuno avrebbe da ridire. Si potrebbe provare ad approcciare nelle scuole il tema del rispetto degli animali e dell’ambiente, il che non guasterebbe nemmeno a livello di cultura personale e sociale, ma probabilmente in molti avrebbero da ridire. Si potrebbero applicare le leggi contro l’abbandono degli animali con un rigore molto più incisivo. Si potrebbe continuare all’infinito con le proposte. Lo shock sarebbe decisamente più efficace, soprattutto se si trovasse ancora un modo per scuotere le coscienze di chi si rende colpevole di gesti così crudeli. Proviamo allora ad avvicinarci ai sentimenti più positivi di chi legge, raccontando la storia di Catherine, la dolce gatta dal musetto a scacchiera. Catherine oggi ha quindici anni. Fu abbandonata, quando stava a malapena nel palmo di una mano, insieme a cinque fratellini. Della cucciolata sopravvisse solo lei, troppo precocemente sottratti alle cure materne, i poveri piccoli non ebbero speranza alcuna. Secondo il veterinario furono tenuti sino a che non iniziarono a scorrazzare troppo liberamente in casa… Già, perché non avevano i problemi classici dei gattini nati randagi. Catherine sorprese tutti, sopravvivendo. Ha vissuto sino a poco tempo fa all’aperto, curata e nutrita insieme ad altri trovatelli come lei. Gli anni passano veloci e la striminzita gattina, dal pelo di mille sfumature diverse sullo sfondo nero, è diventata vecchia. Troppo pericoloso vivere all’aperto, specialmente se la vista e l’udito non sono proprio perfetti. Se poi si ha il pelo prevalentemente nero si è a rischio doppio. Così la ruvida Cathe si gode l’ultima parte della vita al sicuro tra quattro mura. Potrebbe sembrare una favola a lieto fine se non fosse che una favola non è, ma una storia vera. A volte succede. Dopo tanti anni vien da chiedersi cosa si sarà inventato chi ha abbandonato Catherine ed i suoi fratelli per giustificare la loro assenza di fronte ai bimbi che avranno allietato quando nacquero. Perché alla fine in un piccolo paese si scoprono queste cose… e si scopre che chi è gramo con gli animali non è certo migliore con i propri simili. Anche molti adulti si inventeranno chissà quali bugie vergognose per giustificare di fronte ai figli l’improvvisa sparizione del cucciolo di casa, condendo il tutto con la promessa di un nuovo regalo il prossimo Natale. I figli crescono, a volte ricordano, raramente dimenticano, qualche volta diventano persone migliori di chi li ha generati.