Barricate sì, ma per la qualità dell’assistenza sanitaria
Il giudizio sul piano Caldoro che in questi giorni è all’esame del consiglio dei ministri per la sua approvazione finale è sostanzialmente positivo. Posto che è necessario mettere a in ordine i conti di una sanità che in Campania in questi 15 anni ha raggiunto costi esorbitanti a fronte di servizi degni del terzo mondo, considerato che questo piano di riordino è fondamentale per consentire lo sblocco dei 3 miliardi di fondi accantonati dalla nostra regione e che si trovano ancora nella nostra disponibilità; preso atto che il debito della nostra sanità regionale è composto da cifre a 9 zeri che mettono a rischio ogni mese gli stipendi degli operatori sanitari, ritengo che questo piano possa rappresentare la pietra miliare su cui costruire la sanità del futuro, la svolta per un’assistenza sanitaria al cui centro viene messo solo l’ammalato. La posizione del consiglio comunale e di questa amministrazione, che avevano centrato l’azione politica su un ipotetico nuovo ospedale unico da costruirsi in un’area baricentrica tra Eboli e Battipaglia (nel territorio del comune di Eboli), comincia a mostrare tutta la sua debolezza e inconsistenza politica. Il piano Caldoro prevede la creazione di un polo con budget autonomo rispetto all’ASL (un modello di gestione del tutto innovativo), costituito dai 4 ospedali di Eboli, Battipaglia, Oliveto Citra e Roccadaspide che dovrà assicurare 300 posti letto fino alla costruzione di una nuova struttura unica (l’ospedale Unico della Valle del Sele) da costruirsi entro 5 anni. Questo Ospedale nuovo verrà realizzato in un’area compresa tra Campagna ed Albanella previa, tuttavia, un’analisi dei costi da sostenere e l’approvazione del finanziamento secondo quanto stabilito dall’ex art. 20 legge 67/88. L’Assessorato alla Sanità provvederà a nominare, entro sessanta giorni dalla pubblicazione di questo piano sul BURC, un dirigente medico di comprovata esperienza, con l’obiettivo di realizzare un’integrazione funzionale tra i quattro presidi ed avviarne i processi di razionalizzazione ed accorpamento (in questo modo si mette fine alla telenovela dei blitz di accorpamento senza alcun progetto di programmazione e pianificazione complessiva territoriale che i sindacati avevano più volte denunciato). E allora mi chiedo se sia ancora il caso di sostenere la costruzione di un ospedale unico che con la nostra città non avrebbe più nulla a che fare e se invece non sarebbe più opportuno chiedere a gran voce che il nostro nosocomio venga riconvertito e caratterizzato in maniera da assicurare alla nostra città un polo di alta specializzazione nel quale far convergere tutti i pazienti di questo grande comprensorio per specifiche discipline specialistiche? Oppure dobbiamo farci irretire da chi chiede di scendere in piazza e salire sulle barricate per difendere l’indifendibile (un ospedale generalistico che non è più sostenibile economicamente)? Chi oggi grida e strepita contro l’idea della complementarietà delle strutture e che si ostina a difendere una legge (la Legge 16/08) che questo piano non prende neppure più in considerazione, ha personalmente e/o politicamente enormi responsabilità per i debiti della sanità della nostra regione: che credibilità possono ancora avere costoro? Questo piano prevede anche un riassetto della sanità del territorio restituendo a quest’ultimo un ruolo di prim’ordine nello scenario dell’assistenza socio-sanitaria integrata. L’emergenza sanitaria ed il ruolo dell’elitrasporto vengono adeguatamente considerate centrali in un modello di assistenza volto ad assicurare un trattamento rapido ed efficace delle principali cause di mortalità (malattie cardiovascolari, ictus e traumi da incidenti stradali). La medicina di famiglia e la continuità assistenziale vengono assurte a ruoli impegnativi (ospedale di comunità, attività di medicina di gruppo, pronto soccorso dei codici bianchi, ecc.) ma gratificanti per delle categorie che fino ad oggi rappresentavano la serie B dell’assistenza e che invece in questo piano vengono schierate al centro dello scenario assistenziale come da decenni viene declamato da tutti, in tutta Italia, ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di fare. Da questo piano emergono ulteriori e importantissime opportunità per la nostra città che essendo già capofila del piano di zona ambito S5 deve candidarsi a sede del distretto unico della Valle del Sele che, sempre secondo il piano, dovrà essere costituito entro la fine di quest’anno. Questa è un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire, ma dubito che la nostra amministrazione l’abbia minimamente compreso. Da oggi, la nostra attenzione deve concentrarsi prima sulla nomina (auspichiamo un profilo di altissima professionalità e di esperienza ampia e documentata) e successivamente sulle scelte che il futuro “dirigente medico di comprovata esperienza” farà nei prossimi mesi. E altissima dovrà essere la guardia affinchè Eboli continui a rappresentare un centro di primaria importanza nel panorama sanitario di tutta la nostra provincia. A questo scopo sarà utile ascoltare e tenere conto delle esperienze sul campo e ascoltare quanto di buono possono fornire le maestranze attraverso i sindacati di categoria che a dirla tutta (una delle pecche più grandi del piano Caldoro) non sono state ancora coinvolte nelle dinamiche decisionali.
Lazzaro Lenza
Consigliere Comunale PDL