Festival di Sanremo: trionfa l’omosessualità!
Il Festival di Sanremo, supera la prova del fuoco!! Oltre 14 milioni di telespettatori, in prima battuta, a plaudire la Mina di sempre. Ed in doveroso silenzio, ad ascoltare il monologo benignano. Bonolis riesce a tenere incollato il pubblico dell’Ariston, per oltre tre ore di fila. Raggiungendo, con un profondo sospiro di Del Noce, uno share dell’oltre il 50%, che sconfigge l’edizione baudiana. Merito del mattacchione da Oscar e del suo toscanismo poetico, nel decantare i versi di Oscar Wilde! L’apologia dell’amore in ogni salsa. Da quella etero, a quella omo. Il tutto, a preludio ed a corollario della diatribatissima canzone di Povia “Luca era gay”. Una forzatura, una vera e propria crociata senza sconti alla parità sessuale. Ed ai diritti, calpestati dall’odio xenofobico nazista. Insomma, il pollice pigiatissimo sulla fisicità, motore del mondo. Al posto della stessa fede, l’amore, per imprimere la voglia di vivere. Benigni applauditissimo, al di là del suo profumatissimo cachet, 350.000€. Circa mezz’ora la sua liana sociale. Come se Sanremo dovesse a tutti i costi porgere un messaggio d’uguaglianza sessuale. Scegliendo di veicolare contenuti contemporanei, dalla vetrina della musica leggera. Commisti a quella nota edulcorante di solidarietà, puntualmente infilata per filantropia! Legittimando l’amore omo. Facendo passare a tutti i costi un messaggio innaturale. I sentimenti commisti alla sessualità omo. Non per sollecitare il conservatorismo vaticano, che giustamente solleva l’indice contro un Bonolis pseudo-culturale. infatti, in un momento in cui anche i trans partoriscono, appare sempre più sfocato il riferimento autentico dell’esistenza. La naturalezza della nascita e dell’atto procreativo della coppia etero. Riflettori sull’intervento di Grillini in sala. In qualità di presidente dell’Arcigay, a tutela di una sessualità che forse Povia avrebbe dovuto conoscere meglio, per poterla cantare. E rispettare. Il cantante si sarebbe dovuto quasi vergognare di cantare di un certo Luca un tempo gay, per difetto educativo, per esperienze familiari nefaste. Luca era e sarebbe rimasto sempre gay, con l’orgoglio che tale condizione detta. Grillini deciso nella sua asserzione. Rientrata dall’abilità dialettica di Paolino. L’omosessualità, un tempo ostracizzata ed annientata, attualmente immolata come realtà di un’era, che predilige quasi l’unione omo, anzichè etero. Forse, si sta davvero accentando il problema un po’ troppo! Che esiste da che mondo è mondo. Non si può spacciare per naturale, ciò che non lo è! Possibile che sia così dilagante la voglia di strapazzare tutto, che si sovverta con maestria anche la sessualità che ognuno di noi riceve distinta nei due sessi? Menomale che in seconda serata, il duo Bonolis-Laurenti ha continuato ad alleggerire gli animi con una conduzione facetamente distensiva. Anche nella decantazione dei versi di Giordano, citati da Faber, sulla crisi economica che stiamo vivendo. A passi di danza, sulle punte della leggerezza classica, ancora canzoni e volti e canzoni. Tra Daniele e Pupo, Leali e Pravo, nuove promesse e rampante divismo.