Mercato San Severino: imprenditori per passione
Simpatico, umile, sornione, responsabile: questo è il “ritratto” (in piccolo) di Luigi Salvati, imprenditore sanseverinese “patron” della nota e produttiva azienda conserviera “Fontanella”, sita nella cittadina di Mercato S. Severino.Questo personaggio ha catturato la nostra attenzione (anche) perché fautore di un’economia talmente sulla cresta dell’onda in questi anni, cinquanta esatti nel 2007, che sembra un miracolo o quasi essere in qualche modo “sfuggito” alla situazione di indebolimento di questi ultimi e tristi tempi, puntando per di più ad un’eccellenza e alla qualità in un campo – quello dell’agricoltura – che va danneggiandosi, deperendo e scomparendo progressivamente a causa della “mano” (?) dell’uomo – in particolare dell’homo technologicus, dell’homo politicus e dell’homo industrialis…
“Perché e come è nata la fabbrica, situata presso l’antica “fontana e’ formiello”, donde la sua denominazione?”
“Perché la vocazione territoriale “agricola” si era ed è sviluppata, e il territorio stesso, già dotato di industrie di trasformazione, ha favorito l’idea imprenditoriale della trasformazione e conservazione del pomodoro, in particolar modo il S. Marzano dop, in questo periodo assurto agli “onori” della cronaca di media locali e nazionali per l’”affaire” etichette di S. Marzano impropriamente falsificate.”
“Ciò è stato valido anche per la nostra industria, che nel 2007 ha festeggiato i suoi “primi” 50 anni.”
“Amarcord e aneddoti curiosi sulla fabbrica.”
“Come amarcord o ricordo sfizioso più pregnante va considerato proprio il marchio dell’azienda: il termine “Fontanella” nacque in quanto la zona era conosciuta come “fontana di formiello”, dove esisteva una sorgente naturale di acqua una volta pura, che veniva usata anche per mettere a bagno il baccalà, poiché di fronte esisteva una taverna nella quale era possibile la sosta e il ristoro anche dei cavalli. Questi animali giungevano nel luogo dove ora sorgono i capannoni dopo il tragitto dalle zone vesuviane all’Irpinia.”
“Si favoriva dunque il commercio degli ambulanti in questa zona, per l’appunto S. Severino, così strategicamente posizionata al centro dei traffici con le altre province…”
“Cosa si prova a essere “manager” di una realtà così ben consolidata negli anni e nell’ambiente di S. Severino?”
“Essere manager in questa o in altre branche dell’economia significa assumersi sicuramente responsabilità, aver acquisito esperienze con tanta passione, con la speranza di poterle trasmettere ai figli e agli altri giovani del territorio.”
“Perché è stato eletto a presidente dell’Anicav (Associazione nazionale industrie conserviere alimentari vegetali)?”
“Evidentemente gli associati hanno individuato nella persona di Luigi Salvati colui che poteva essere da guida e da equilibratore nel comparto di cui fanno parte altre aziende di grosse dimensioni, nelle quali spesso gli interessi configgono, non convergono e creano problemi alle piccole realtà. Spero di essere riuscito nell’intento di costituirmi come “ago della bilancia” nell’ambito dell’Anicav.”
“Come lavorate, a chi offrite possibilità di impiego e occupazione (operai fissi e/o stagionali)?”
”L’azienda è cresciuta nel corso del tempo, ha vissuto momenti di innovazione di processi e di produzione, pertanto l’organico è attualmente composto da dodici persone fisse – tra dirigente, amministrativi, operai qualificati e specializzati – e cento stagionali; a tutti si garantiscono non soltanto i contributi, ma lavoro per circa sessanta giorni. A loro è riconosciuto il rispetto del contratto collettivo dei lavoratori.”
“Perché promuovere il già citato S. Marzano dop (per il quale vi è stato tanto clamore)?”
“Promuovere tale specie di pomodoro, di oro rosso, significa promuovere la rinascita della cultura della coltivazione di questa varietà tipica delle nostre terre per fare da traino alla trasformazione del pomodoro: una specialità che in questa regione arriva al 50% del fatturato.”
“Come mai, secondo lei, non si è più realizzato l’impianto di biomassa previsto nelle sue proprietà a S. Severino?”
“E’ con rammarico che rispondo a questa domanda. Si è voluta dare una valutazione distorta di quello che poteva essere il vantaggio dovuto alla creazione di tale impianto per la comunità sanseverinese: anche i mezzi di informazione hanno contribuito a “falsificare” la realtà!”
“L’impianto doveva servire all’utilizzo di scarti di pomodoro, buccette, umido, frazione organica dalla raccolta differenziata, insilato di mais, sfalci (foglie) e siero di caseifici: tutto ciò avrebbe portato al risultato di ottenere energia elettrica a prezzi vantaggiosi per il territorio e ecologicamente compatibile.”
“Vi sarebbe stata certamente una economizzazione per l’ente Comune, in quanto l’utilizzo della struttura sarebbe sfociato nel solo costo del trasporto.”
“In ultimo possiamo dire che l’impianto di biomassa avrebbe garantito un’occupazione certa a circa dodici persone, tra amministrativi ed operai – a turno, considerando l’efficienza dell’apparato.”
Ultima domanda: “Che significato assume, secondo lei, la parola “crisi”?”
“La parola “crisi”, che oggi ricorre non soltanto in Italia ma in tutto il mondo e in tutti gli ambiti e i settori, preoccupa non poco. Se non vi saranno interventi del governo – in Italia – a favore delle piccole e medie aziende, il rischio è che ci possa essere una quantità di personale che perde il lavoro e quindi le strutture industriali chiudono i battenti.”
“Gli interventi che io auspico come piccolo “antidoto” alla recessione incalzante sono lo sgravio di contributi, detassazione degli utili da reinvestirsi nelle aziende, azioni promozionali non attuate dalle stesse singolarmente, altrimenti perderebbero di efficacia; la necessità di mostrare con la pubblicità le peculiarità delle industrie.”