Spiritualità: esiste il Purgatorio?
Don Marcello Stanzione
La credenza al Purgatorio si è un po’ distaccata, nella coscienza della Chiesa Romana, a partire da due principi:da una parte, tutto quello che esalta le esigenze della Giustizia divina e fa menzione del fuoco purificatore nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Cito per esempio: 1Coir. 3, 15: “Se l’opera di ognuno è consumata, egli ne subirà una perdita; quanto a lui, egli sarà salvato, come attraverso il fuoco…”.e, dall’altra parte, l’abitudine liturgica delle preghiere e dei suffragi per i defunti. Ma non è che in occasione di controversie coi greci che la Chiesa Romana ha definito l’esistenza del Purgatorio nel Concilio di Firenze nel 1439, e nella Professione di Fede di Papa Pio IV. Pare bene d’altronde che la concezione del Purgatorio, come era fino a quel momento, quella della Chiesa Romana, abbia corrisposto a delle idee specificatamente latine della redenzione, in cui le nozioni giuridiche di debito, di soddisfazione, di riparazione, schiacciavano talvolta le nozioni di purificazione, di perfezionamento, di santificazione alle quali i greci si attengono normalmente. Nel pensiero della Chiesa Romana, il mistero del Purgatorio è correlativo a quello del cielo. Ovverosia, se il cielo non era quello che era, non vi sarebbe senza dubbio Purgatorio. Ma se si ammette che la Beatitudine del Cielo è la Vita eterna nel seno stesso di Dio, in una comunione profonda con Lui, occorre allora assolutamente ammettere la necessità di una purificazione di tutto il residuo di egoismo che noi portiamo in noi. L’egoismo non può assolutamente entrare in Dio, ovverosia, non si può essere di Dio che quando ci si è dapprima strappati da se stessi. Che lo si voglia o no, l’uomo aderisce a sé, è legato a sé, si preferisce. Nessuno di noi può affermare che nell’ora della morte, si trova in uno stato di perfetta carità. E’ probabile che nessuna creatura eccetto la Vergine Maria, evidentemente – non può produrre quaggiù degli atti perfettamente cancellati, senza dimenticare che le colpe commesse non sono, di fatto, che dei punti di emergenza, direi, di quello stato abituale di peccato che è la trama stessa del nostro essere decaduto fin dalle origini. Allora, questa purificazione va a farsi obbligatoriamente con una sofferenza che è all’opposto, l’inverso, del piacere causato dal peccato, l’inverso anche del ripiegamento egoistico. Quando l’anima si trova in presenza della Santità divina, ella non può concepire che dell’orrore per il proprio egoismo. Ne consegue dunque una sofferenza d’amore. Quando si è messi in presenza dell’Amore, non si può desiderare che amare. Il Purgatorio, è giustamente questa sofferenza d’amore, intensificata dalla Luce divina che scopre l’anima a se stessa e che le fa prendere coscienza del proprio stato di peccato. L’anima si condanna da se stessa in quanto peccatrice. Ora si può parlare di un “tempo” più o meno lungo di Purgatorio? Alcuni autori lo pensano, ugualmente alcune anime mistiche, poiché, esse dicono: “l’anima ha peccato nel tempo” e deve riparare ugualmente “nel tempo”, ma non vi è nessun testo della Scrittura, a mia conoscenza, che permette di affermarlo con certezza. Si è obbligato a tradurre con un quantitativo, è che è dell’ordine della qualità. Quando si parla delle sofferenze del Purgatorio, converrebbe meglio parlare di intensità di sofferenze d’amore.In questo, la Chiesa Romana afferma il valore dei suffragi e delle preghiere offerte per i defunti. Questo è un’applicazione del dogma della Comunione dei Santi in virtù del quale siamo membri gli uni degli altri e ci possiamo soddisfare gli uni per gli altri. La Chiesa può dunque aprire il tesoro dei meriti accumulati dai Santi, in primo luogo dei quali si pone evidentemente, la Vergine Maria. Vi è la questione dei Limbi. Si è detto, diversi anni fa, che era uno stato, od un luogo, nel quale si trovavano le anime dei bambini morti senza battesimo. Non vi è nessuna parola del Signore, nessun testo della Scrittura, a mia conoscenza, che tratta di questo problema. A Châteauneuf, Padre Finet, distingue quattro inferni, quattro soggiorni dell’Aldilà: il pre-inferno, il purgatorio, l’inferno dei bambini non battezzati, e l’inferno di fuoco. I bambini abortiti pregano per la loro mamma, dice Marta. Essi non hanno la visione di Dio, ma essi sono nell’Amore. I Limbi non sono dunque delle sofferenze, ma delle privazioni, e Marta prega perché Gesù ritorni “agli inferi” alla fine dei tempi per ricercare tutti quelli che potrà salvare.