Lettera aperta a Papa Ratzinger – Benedetto XVI

Invito ad  imitare il Presidente della Repubblica  Italiana, Giorgio  Napolitano Gentile Pontefice,
sono Alberto Senatore, classe 1964, operaio, di fede cristiana, sposato e padre di due figli. Mi permetto, ancora una volta di rivolgermi a Lei, nella speranza di ricevere la luce necessaria ed indispensabile per vivere coerentemente la fede in Cristo.  Quando le tenebre avvolgono la mente, il credente sa che deve cercare la luce. Premesso che ho già chiesto chiarimenti ai Suoi tanti discepoli, di vario ordine e grado, dai quali, come risposta, ho ricevuto solamente un ostinato e costante silenzio, Le scrivo riguardo la questione dei preti pedofili. Lo spunto di rivolgermi a Lei, mi è nato dopo aver osservato l’atteggiamento del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, nei confronti di Callisto Tanzi, ex patron della Parmalat. Tanzi è stato indagato come principale responsabile del crac economico della Parmalat, giudicato dalla magistratura e riconosciuto colpevole dalla giustizia italiana. Tanzi è stato riconosciuto e condannato per vari re aggiotaggio ( manovre tendenziose col fine di trarne illeciti profitti ), falso in revisione, ostacolo alla Consob  ( commissione di controllo ). Accertato giuridicamente lo stato di colpevolezza, Tanzi è stato condannato a dieci anni di reclusione e al risarcimento di circa cento milioni di euro alle persone vittime dei sui reati. Questo è stato l’esito del processo giudiziario. Nella fase giuridica, il Presidente Napolitano, è stato discreto e attento osservatore, in attesa della sentenza, ma dopo l’accertamento della colpa, prontamente è intervenuto, esplicando le mansioni competenti al Capo dello Stato. Valutata la proposta del Ministro dello Sviluppo Economico che, giustamente chiedeva la revoca del titolo di Cavaliere del Lavoro, conferita a Tanzi, il 2 giugno 1984, dall’allora Capo dello Stato, Sandro Pertini, l’attuale Presidente della Repubblica Italiana ha ritenuto che sussistessero le “ condizioni previste dalla legge Italiana per la revoca dell’onorificenza “, di conseguenza, venerdì 17 settembre 2010, ha firmato il decreto di revoca, con la motivazione   “ per indegnità “, perché Callisto Tanzi non ha più i requisiti per conservare l’onorificenza, è divenuto indegno, immeritevole.  Ed è proprio la firma sul decreto di revoca, che mi spinge a rivolgermi a Lei, gentile Pontefice. Nello stato italiano c’è stato un crac economico, ma nello Stato Vaticano attualmente c’è un crac, non economico  ( per adesso )  ma spirituale. La causa di questo crac si racchiude in una parola: Pedofilia. Ed è proprio la pedofilia clericale il problema da affrontare: Per essere nominato sacerdote bisogna avere dei requisiti basilari e conservarli nel tempo, tra i quali l’integrità morale e la continenza perfetta e completa. Codice di Diritto Canonico     Titolo  III    Capitolo  III     Obblighi e diritti dei chierici.  Can. 277  § 1.I chierici sono tenuti all’obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua  per il regno dei cieli, perciò sono vincolati al celibato che è un dono particolare di Dio …. § 2 I chierici si comportino con la dovuta prudenza nei rapporti con persone la cui familiarità può mettere in pericolo l’obbligo della continenza oppure suscitare lo scandalo dei fedeli. Se i sacerdoti per essere consacrati sono tenuti ad osservare la continenza perfetta e perpetua, quando questa continenza non viene mantenuta, o peggio,  viene ripetutamente violata, quando l’istinto sessuale spinge un sacerdote a rapporti sessuali con uomini, quindi alla sodomia,  quando un sacerdote seduce e violenta un bambino, quindi cade nella pedofilia, continua ad essere quello che è, cioè un ministro della chiesa cattolica o smette di essere un sacerdote? In altre parole, chi ha violentato il bambino è un uomo di Dio o un ex uomo di Dio? La risposta logica è no!   Il sacerdote che ha relazioni sessuali, perde i requisiti di santità,  quindi decade, non è più un ministro della Chiesa Cattolica, in quanto è un impuro e un infedele. Incorre nella scomunica  latae sententiae,  cioè  la scomunica immediata. Codice di  Diritto  Canonico Parte  II   Titolo  I  –  Le pene per i singoli delitti.  Can.   1395  § 1.Il chierico concubinario, e il chierico che permanga scandalosamente in un altro peccato esterno contro il sesto precetto del Decalogo  (Non  commettere  atti  impuri  ) se invero il delitto sia stato compiuto con violenza, o minacce, o pubblicamente, o con un minore al di sotto dei 16 anni, sia punito con giuste pene, non esclusa la dismissione dello stato clericale, se il caso lo comporti. Un sacerdote che perde la dignità sacerdotale non è più un ministro idoneo, poiché il suo peccato gli toglie l’idoneità e lui decade al ruolo di  indegno celebrante. Praticamente un ministro decaduto, senza autorità, senza permesso, ma soprattutto senza Dio, poiché rientra nella categoria degli indegni celebranti. Quindi, nel momento in cui il sacerdote infrange l’obbligo di osservare la continenza perfetta e perpetua, automaticamente decade dalla sua dignità ministeriale e sprofonda al ruolo di indegno celebrante, e questo a prescindere dall’intervento delle gerarchie cattoliche. A questo punto la deduzione è semplice: Se il sacerdote è indegno,  allora anche i suoi atti sono indegni, quindi non sono validi,  sono nulli, non hanno nessun valore. E se i suoi atti non sono validi, perché non lo rimuovono dall’incarico? La dignità ministeriale conferita al sacerdote nel momento della nomina, da parte del vescovo, viene persa automaticamente dal sacerdote pedofilo, nel momento in cui con i suoi atti sessuali, infrange l’obbligo alla continenza e all’astinenza sessuale, perfetta e perpetua.  Per conferire la dignità ministeriale, occorre la presenza di un vescovo, per perderla no, basta un atto sessuale. Quindi secondo l’ordinamento canonico della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, di cui Lei è Capo, il prete pedofilo è sistematicamente un ministro senza dignità ministeriale, è un indegno celebrante, quindi un falso ministro, un impostore. Da questa riflessione nasce l’invito ad imitare il Presidente della Repubblica Italiana, che viste le sentenze della magistratura, ha revocato ufficialmente l’onorificenza. La pedofilia clericale è un atto di vigliaccheria subdolo e violento, consumato in un religioso silenzio, al quale, la parte sana della Chiesa, che è la stragrande maggioranza, deve rispondere con un forte atto pubblico di condanna. Le vittime meritano dignità  e giustizia, ma anche  i sacerdoti  integri e fedeli, vanno tutelati, rincuorati e sostenuti. La Chiesa Cattolica ha il dovere di separare il grano dalla zizzania. Essendo Lei, l’unico che ha la facoltà di decidere in merito, perché  non revoca ufficialmente le nomine ministeriali ai preti pedofili, condannati già dalla magistratura? Perché non dichiara indegni celebranti coloro che sono già stati condannati per pedofilia? Nella speranza che Lei con l’aiuto di Dio, possa decidere di imitare il Presidente della nostra Repubblica Italiana, La saluto con le parole di San Giacomo 4: 17 “Chi dunque sa fare il bene e non lo compie, commette peccato ”.

 In fede,  Alberto Senatore